I punti critici per la pace in Ucraina: territori occupati, Crimea e adesione alla Nato

02.12.2025 11:15
I punti critici per la pace in Ucraina: territori occupati, Crimea e adesione alla Nato

DAL NOSTRO INVIATO
KIEV – Durante un incontro che ha durato cinque ore, i delegati ucraini hanno espresso un misto di gratitudine e critica nei confronti delle proposte americane per i negoziati di pace. “Senza il cavolo, il bortsch non è bortsch”, hanno commentato, sottolineando che gli ingredienti della trattativa vanno dosati con attenzione. Ora, la palla passa a Vladimir Putin, riporta Attuale.

Territori e Nato

Il presidente ucraino Zelensky ha messo in evidenza un punto cruciale, con l’America che suggerisce a Kiev di accettare lo status di una Crimea annessa da dieci anni, il che risulterebbe in un pericoloso precedente per la storia europea dei territori. Inoltre, vi è la proposta di cedere il Donbass Orientale, con l’Ucraina che si oppone tenacemente a rinunciare a territori che sono costati molte vite. Trump ha offerto una “cintura di fortezze” ucraine, con una zona demilitarizzata russa, ma ciò risulta come una concessione a Putin, temendo nuove aggressioni armate. Inoltre, modificare la Costituzione ucraina per escludere cambiamenti di confine si preannuncia difficile, collocando una barriera naturale come il fiume Dnipro a Kherson. A Zaporizhzhia, l’avanzata russa rende vantaggioso per Kiev un congelamento del conflitto.

Il possibile inserimento nella Costituzione ucraina di un divieto di entrar nella Nato si sta rivelando una questione complessa, data la necessità di evitare che Kiev perda la faccia. Un escamotage giuridico prevede che la Nato e la Russia possano accordarsi bilateralmente, riducendo il coinvolgimento diretto di Zelensky. Tuttavia, l’ok degli altri Paesi atlantici è essenziale, e le posizioni della Polonia e dei Baltici potrebbero rendere tali concessioni impossibili. L’idea di un impegno russo a non invadere ulteriori stati vicini, così come di non espandere la Nato, è una questione delicata, soprattutto per paesi come la Georgia, già attaccata nel 2008.

Esercito e elezioni

Circa l’ipotesi di un accordo che stabilisca un massimo di 600mila soldati ucraini, gli ufficiali manifestano riserve: “Funzionerebbe se non fossimo un Paese minacciato”. Si stima che ne servano almeno 800mila, ma ci si interroga se imporre limiti simili anche alla Russia sia pratico. La paura è che una Russia aggressiva in futuro possa disporre di un milione di soldati al confine, ponendo una seria minaccia per l’Ucraina.

Per quanto riguarda le elezioni, le tempistiche sembrano irrealistiche: è necessaria una smobilitazione militare, una riforma del voto, una campagna elettorale e il ritorno dei profughi. Zelensky ha avvertito che tempistiche così brevi favorirebbero la propaganda russa, e una simile firma potrebbe sancire la sua sconfitta politica.

Soldi e crimini

Trump ha promesso la cessazione delle sanzioni e il ritorno della Russia nel G8, ma con la richiesta di cooperare in settori cruciali come l’energia e le terre rare. Per Kiev, c’è timore che la cessione dei territori implicasse una beffa: governare le regioni distrutte della Russia potrebbe risultare inadatto, con Putin che rischia di riavere parte dei beni confiscati. Zelensky avverte: “Dobbiamo garantire che Mosca non sia ricompensata”, evidenziando l’inquietudine per le promesse di amnistia sui crimini di guerra e la necessità di bandire attività neonaziste in Ucraina, complicando ulteriormente la situazione.

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