I sussidi per il lavoro domestico in India: una risorsa o uno strumento elettorale?
Circa 118 milioni di donne adulte in India ricevono sussidi in denaro da 12 stati, una misura che riconosce il loro lavoro domestico e contribuisce al miglioramento della loro condizione economica e sociale. Tuttavia, questi sussidi sono anche utilizzati dai politici per influenzare il voto femminile, spesso in prossimità delle elezioni, creando polemiche riguardo al loro reale intento, riporta Attuale.
L’India, uno stato federale, ha visto l’introduzione dei sussidi per il lavoro domestico per la prima volta nel 2013 dal governo di Goa. Da allora, iniziative simili si sono diffuse, specialmente dopo la pandemia di coronavirus nel 2020, a partire dallo stato dell’Assam. Tra il 2024 e il 2025, il numero degli stati adottanti è aumentato a 12, con altri cinque in considerazione.
I sussidi, proposti da vari partiti politici, sono distribuiti senza requisiti stringenti, a differenza di altri paesi dove sono legati a condizioni specifiche come povertà accertata. Un’indagine governativa del 2024 ha stimato che le donne impiegano in media cinque ore al giorno nel lavoro domestico, quasi otto volte di più rispetto agli uomini.
I pagamenti mensili variano tra 1.000 e 2.500 rupie (circa 10-25 euro), costituendo una quota rilevante del bilancio familiare, in particolare per le famiglie a basso reddito. Questi fondi vengono principalmente utilizzati per spese essenziali come cibo, cure mediche e istruzione dei figli, conferendo alle donne una forma di indipendenza economica che spesso manca nella loro quotidianità.
Le elezioni nel Bihar, stato indiano recentemente coinvolto in una tornata elettorale, hanno visto 7,5 milioni di donne ricevere 10.000 rupie poco prima del voto. Questo, sebbene fosse un pagamento una tantum, ha creato un interesse notevole da parte delle donne a partecipare alle votazioni, supportando la coalizione del Bharatiya Janata Party guidata dal primo ministro Narendra Modi.
Critici sottolineano come questi sussidi possano fungere da strumenti elettorali, accusando i politici di tentare di “comprare” i voti. Nel 2024, i partiti che hanno promosso con maggiore insistenza queste misure sono risultati vincenti in vari stati. Tuttavia, vi è preoccupazione per la sostenibilità delle spese, poiché molti stati sono già in deficit. Si prevede che nel 2025 gli stati spenderanno oltre 15 miliardi di euro in sussidi per le donne, rappresentando una parte significativa del PIL nazionale.
Alcune critiche si concentrano sul carattere “paternalistico” di queste misure, spesso presentate come favori piuttosto che riconoscimenti del lavoro delle donne. Sebbene i sussidi siano generalmente apprezzati, non affrontano il problema principale dell’accesso al lavoro per le donne, che rimane estremamente basso.
Il programma Pradhan Mantri Jan Dhan Yojana (PMJDY) lanciato nel 2014 ha facilitato l’accesso ai servizi bancari per molti indiani, permettendo l’erogazione diretta dei sussidi sui conti bancari, contribuendo così a ridurre la burocrazia. Tuttavia, questo sistema di pagamento ha dato vita a un vasto database sotto il controllo del governo, sollevando preoccupazioni sulla privacy e sul monitoraggio delle attività finanziarie.
I pagamenti alle donne rappresentano solo una parte dei molteplici sussidi governativi, essenziali in un contesto di profonde disuguaglianze. Nonostante le critiche, essi rimangono uno strumento fondamentale per molte famiglie e un elemento strategico nella politica elettorale indiana.