Lo zar alza il tiro dopo il via libera agli aiuti americani e promette rappresaglie anche fuori dall’Ucraina
Alla vigilia della sua cerimonia di investitura Vladimir Putin alza la posta e risfodera la minaccia del nucleare e ordina a sorpresa “esercitazioni per collaudare il ricorso alle armi atomiche non strategiche”. Non accadeva dall’epoca sovietica che le truppe russe simulassero un attacco con atomiche tattiche, e in una dichiarazione estremamente bellicosa affidata al ministero degli Esteri di Mosca non si fa mistero che si tratta di una minaccia intenzionale, «un segnale per riportare alla realtà l’Occidente e le sue marionette a Kyiv».
Il Cremlino ha voluto essere esplicito come non mai, e fare nomi e cognomi: il comunicato della diplomazia russa si rivolge a Parigi e Londra, e il portavoce della presidenza Dmitry Peskov ha precisato che le esercitazioni sull’uso delle armi nucleari tattiche sono una risposta alle parole di Emmanuel Macron sul possibile invio di militari francesi in Ucraina. L’ente guidato da Sergey Lavrov ha bacchettato il presidente francese per «irresponsabilità e sconsideratezza», accusandolo anche dell’intenzione di «sfoggiare il potenziale atomico di Parigi». Ancora più pesanti le minacce a indirizzo di Londra: in un’altra nota del ministero degli Esteri russo – ormai indistinguibile per toni da quello della Difesa – ha paventato «conseguenze catastrofiche» dell’utilizzo delle armi britanniche contro il territorio russo e promesso di colpire in risposta «qualunque bersaglio o mezzo militare del Regno Unito, in Ucraina o fuori».
Il Cremlino ha usato ieri le armi diplomatiche dei calibro più pesante, indicando una nuova serie di «linee rosse» che Putin vorrebbe imporre all’Occidente e ai suoi leader che ha chiamato «teste calde». Tra gli altri annunci usciti dal grattacielo staliniano sulla piazza Smolenskaya, la promessa russa di considerare gli F-16 occidentali che arriveranno in Ucraina – i primi caccia sono attesi già nelle prossime settimane, dalla Danimarca, mentre i Paesi Bassi hanno confermato l’invio dei loro aerei in autunno – come «vettori di armi nucleari, indipendentemente dai loro allestimenti». Gli ambasciatori del Regno Unito e della Francia sono stati convocati formalmente per ascoltare le proteste e le minacce russe. Ma l’impressione è che Putin parli a Parigi e Londra per farsi ascoltare a Pechino: l’esclation di minacce russe è arrivata proprio mentre Ursula von der Leyen e Macron stavano cercando di persuadere Xi Jinping a influenzare il suo “amico” russo. La presidente della Commissione europea ha ricordato che era stato proprio il leader cinese ad aver contribuito alla «de-escalation delle irresponsabili minacce nucleari russe» – nell’autunno del 2022, la Cina aveva condannato esplicitamente la retorica atomica di Putin – e l’ha esortato a tornare a svolgere il suo ruolo.
In altre parole, Putin ammonisce le “teste calde” dell’Occidente, che a sua volta lo considera una testa calda che avrebbe bisogno di una doccia fredda cinese. Gli scambi di accuse e minacce degli ultimi giorni vanno probabilmente interpretati come una nuova mano della partita tra Occidente e Mosca, dopo che lo sblocco degli aiuti a Kyiv da parte del Congresso americano ha riaperto una partita che Putin sperava forse di poter chiudere. Ora si stanno calando le carte della prossima mano di poker, nella quale l’assistenza – o il distanziamento – della Cina giocherà un ruolo cruciale almeno quanto l’invio delle armi. Le conseguenze pratiche delle esercitazioni nucleari annunciate da Putin dovrebbero essere infatti irrilevanti: normalmente in manovre di questo tipo non vengono impiegati ordigni nucleari veri. Equiparare gli F-16 a una minaccia nucleare è pura propaganda: qualunque caccia bombardiere, occidentale o russo, potrebbe venire armato di atomiche, che però l’Ucraina non possiede.
Che il leader russo ci tenga molto al suo arsenale nucleare lo si capisce sia dal compiacimento con il quale ha più volte illustrato le potenzialità dei suoi nuovi missili, sia dalla frequenza con la quale i talk show della propaganda televisiva promettono attacchi atomici contro Londra, New York e Berlino, con tanto di colorate infografiche. Mosca però aveva già sventolato la minaccia nucleare diverse volte, per segnalare varie “linee rosse” – dagli attacchi ai territori occupati che Putin considera ormai suoi alle forniture di nuove armi occidentali a Kyiv – tutte immancabilmente superate senza far scattare l’Apocalisse, anche perché la stessa dottrina militare russa circoscrive il ricorso alla bomba soltanto in caso di minaccia estrema e diretta alla sopravvivenza della Russia, e non a variazioni su un fronte che passa in un altro Paese. Ovviamente bollare il ricatto atomico come un bluff di Putin può essere un errore drammatico, ma la facilità con la quale agita l’atomica fa pensare che si senta in difficoltà. Intanto, Parigi ha lanciato un segnale di distensione, dopo la strigliata al ministero degli Esteri l’ambasciatore francese ha annunciato che oggi parteciperà alla cerimonia di entrata in carica di Putin. Il suo collega tedesco invece diserterà il Cremlino: è stato richiamato in patria per consultazioni dopo lo scoppio dello scandalo sul cyberspionaggio russo contro i parlamentari di Berlino. Kyiv ieri ha chiesto ai suoi alleati di non riconoscere la legittimità delle elezioni di Putin, e diversi ambasciatori europei non assisteranno oggi alla sontuosa cerimonia del giuramento per il quinto mandato presidenziale del dittatore russo.
Fonte: LaStampa