Le attività dell’uomo più ricco del mondo sono attenzionate da due proposte di modifica al Ddl concorrenza presentati dal Partito Democratico, ma anche sul decreto Omnibus votato dalla maggioranza ci sono delle misure che potrebbero colpire i suoi interessi
Nelle ore in cui la premier Giorgia Meloni, in visita con altri leader da tutto il mondo alla cerimonia di riapertura della cattedrale di Notre Dame di Parigi, cercava di tessere le tele della diplomazia per cercare di scongiurare, almeno in parte, un salasso di dazi per i prodotti italiani promessi da Donald Trump, in Parlamento le opposizioni preparavano i cosiddetti emendamenti “anti Musk”, ovvero delle norme per limitare l’influenza di Elon Musk, uomo più ricco del mondo e secondo molti commentatori grande artefice del trionfo del Tycoon alle elezioni presidenziali in Usa.
Gli emendamenti del Partito Democratico per limitare Musk
A onor del vero, le iniziative parlamentari che potrebbero infastidire Musk non arrivano solo dalle minoranze, ma andiamo per ordine. Due senatori del Partito Democratico, Antonio Nicita e Lorenzo Basso, hanno depositato altrettante proposte di modifica al Ddl concorrenza. In una di queste – spiega una nota del Pd – viene fatto divieto ai soggetti che esercitano il controllo di piattaforme online oggetto della regolazione del Digital Services Act (come Musk nel caso di X) di offrire servizi di connettività all’ingrosso e al dettaglio, inclusa la connettività satellitare, sul territorio italiano. Nel secondo emendamento, sempre a firma di Nicita e Basso, viene invece esclusa la tecnologia satellitare di soggetti terzi dall’accesso alle risorse Pnrr già oggetto di gara e assegnate agli operatori di telecomunicazione.
Questo per quanto riguarda le opposizioni, ma regole restrittive verso le attività del fondatore e ceo di Tesla e SpaceX sono arrivate anche dallo stesso governo Meloni, che in un emendamento al decreto Omnibus, approvato a inizio ottobre, ha previsto delle norme che potrebbero limitare non poco alcune delle sue attività. Nella stretta contro la pirateria online contenuta del decreto ci sono ad esempio misure che coinvolgono anche le grandi piattaforme come Starlink di SpaceX. La cosiddetta norma “anti pezzotto” firmata da Forza Italia e Fratelli d’Italia, prevede infatti il carcere fino a un anno ai “prestatori di servizi di accesso alla rete” che si rendono responsabili di “omissioni delle segnalazioni” di trasmissioni pirata, in particolare le partite di calcio trasmesse tramite app e siti.
La norma del governo che potrebbe danneggiare Starlink
In concreto, l’emendamento approvato dal governo recita: “I prestatori di servizi di accesso alla rete, i soggetti gestori di motori di ricerca e i fornitori di servizi della società dell’informazione, ivi inclusi i fornitori e gli intermediari di vpn (virtual private network) o comunque di soluzioni tecniche che ostacolano l’identificazione dell’indirizzo IP di origine, gli operatori di content delivery network, i fornitori di servizi di sicurezza internet e di DNS distribuiti, che si pongono tra i visitatori di un sito, e gli hosting provider che agiscono come reverse proxy server per siti web, quando vengono a conoscenza che siano in corso o che siano state compiute o tentate condotte penalmente rilevanti ai sensi della presente legge devono segnalare immediatamente alle autorità tali circostanze, fornendo tutte le informazioni disponibili e notificare un contatto un punto di contatto per comunicare direttamente”.
Nel caso di “omissione della segnalazione e della comunicazione” da parte dei prestatori di servizio si punisce “con la reclusione fino ad un anno”. Un rischio non da poco per i grandi fornitori di servizi internet. Tra loro c’è Starlink, di proprietà dello stesso Elon Musk. Come ha fatto notare Il Foglio, secondo i dati diffusi da AgCom alla fine dello scorso anno, in Italia erano attivate circa 30 mila connessioni satellitari, la maggior parte delle quali erano, appunto, di Starlink.