Mercenari africani al servizio della Russia in Ucraina: oltre 1.400 reclutati
Il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, ha rivelato venerdì che almeno 1.436 persone provenienti da 36 paesi africani combattono attualmente con l’esercito russo in Ucraina. Molti di questi individui sarebbero stati reclutati sotto false pretese. Questo dato, sebbene rappresenti una presenza limitata, mette in luce le strategie della Russia, che continua a fare affidamento su soldati ben più numerosi inviati dal regime nordcoreano, suo alleato, riporta Attuale.
Sybiha ha descritto i mercenari come “carne da cannone” utilizzata dai comandanti russi, sottolineando che la maggior parte di coloro che vengono catturati dall’esercito ucraino, tra i pochi che riescono a sopravvivere, è alla prima missione. In particolare, nel Donbas, le forze russe adoperano la tattica di inviare migliaia di uomini allo scoperto contro le posizioni nemiche, puntando a sopraffarle attraverso la superiorità numerica. Questa strategia ha portato a einige conquiste territoriali negli ultimi mesi, ma ha anche causato ingenti perdite umane.
Il governo ucraino sostiene che i mercenari provenienti dall’Africa vengono attratti dalla Russia tramite contratti che promettono profitti ingenti, senza rivelare che saranno inviati a combattere in prima linea. Sybiha ha paragonato questi accordi a una condanna a morte, esortando i reclutati a disertare. Recenti rapporti e indagini da parte di media internazionali hanno evidenziato questa situazione.
Giovedì, il governo sudafricano ha avviato un’indagine su 17 uomini che hanno chiesto assistenza per essere rimpatriati dal Donbas, sebbene non sia chiaro per quale esercito stessero combattendo, dato che la Russia occupa gran parte della regione. Nel mese di settembre, l’esercito ucraino aveva diffuso un video di un prigioniero kenyota, l’atleta Evans Kibet, che ha raccontato di essere stato attratto in Russia con la promessa di opportunità sportive e di essersi ritrovato in un campo militare prima di essere inviato al fronte senza un adeguato addestramento.
Kibet ha riferito di aver firmato documenti in russo, lingua a lui sconosciuta, che in realtà erano contratti militari. Questa dinamica è purtroppo bastante diffusa. La propaganda russa, soprattutto sui social media, promuove queste presunte opportunità economiche nelle aree più svantaggiate dell’Africa o nei paesi in cui ha ancora influenza attraverso gli Africa Corps, una nuova versione statalizzata del gruppo paramilitare Wagner.
Inchieste di media internazionali, tra cui BBC News, hanno documentato che questo sfruttamento non si limita agli uomini arruolati nelle forze armate. Si stima che più di mille donne provenienti da paesi dell’Africa e dell’Asia meridionale siano state impiegate nelle fabbriche di armamenti e, in particolare, di droni nella repubblica del Tatarstan, parte della Federazione russa.
Oltre al numero comunicato da Sybiha, è difficile fare stime sul numero totale di soldati africani o, in generale, di combattenti stranieri utilizzati dalla Russia. Indicazioni parziali possono provenire da stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza russa dopo aver servito nell’esercito, uno dei modi tramite cui le forze armate russe incentivano le arruolazioni. Nel 2024, secondo dati del ministero dell’Interno russo, sono state concesse 3.334 cittadinanze.
Nei mesi precedenti, oltre ai combattenti africani, si era fatto menzione anche della presenza di un contingente cinese di 155 soldati. L’aumento del numero di soldati stranieri è visto dagli analisti come un segnale della crescente necessità da parte della Russia di reintegrare i reparti a causa delle alte perdite subite.