Il passo a due di Schlein e Meloni. La sfida con Conte va fuori controllo

15.04.2024
Il passo a due di Schlein e Meloni. La sfida con Conte va fuori controllo
Il passo a due di Schlein e Meloni. La sfida con Conte va fuori controllo

Apoco più di un anno dall’elezione a segretaria, per Elly Schlein tutti i nodi stanno venendo al pettine. Il potere dei cacicchi che aveva promesso di mettere alla porta dimostra di essere ancora tranquillamente accomodato in salotto. La sua stessa maggioranza ribolle, come da manuale, sul tema liste per le Europee: tanto che la sua proposta iniziale – capolista donne e esterne al partito in tutte le circoscrizioni – è ormai tramontata, un cedimento indispensabile per poter ristabilire un clima collaborativo nel partito. Ma soprattutto, Giuseppe Conte, il riottoso alleato con cui pazientemente ha cercato di costruire un rapporto, approfitta di ogni occasione per sfilarsi ostentando una presunta diversità “antropologica” offensiva verso il Pd: noi siamo i puri, voi quelli che si devono emendare. Ancora ieri, l’ultima puntata: perché convergere su un candidato unitario a sindaco di Bari, quando tenendo alta l’attenzione su quella vicenda si può lucrare qualche voto ai dem?

Ed è proprio quest’ultimo problema, quello che più preoccupa la segretaria e, dopo mesi a troncare e sopire, mai una parola sopra le righe nemmeno quando lui definì il Pd «partito bellicista», per la prima volta la porta a irritarsi veramente con il leader del Movimento. Sa bene, Schlein, che questo sarà l’andazzo da qui a giugno, al voto proporzionale delle elezioni europee che deciderà quale sia la prima forza politica d’opposizione. Lo sa e lo ha messo in conto finora, ma dalla questione Bari in poi il gioco allo smarcamento rischia di andare fuori controllo: c’è da chiedersi come si possa recuperare l’elettorato a una prospettiva futura di alleanza – ammesso che in vista delle Politiche sarà quella la strada che si vuole prendere – dopo mesi di cannoneggiamento quotidiano. Sulla questione morale, ma non solo.

«Non c’è nulla da condividere se Schlein fa una telefonata a Meloni», la dichiarazione tagliente del presidente M5S atterrata ieri a Largo del Nazareno come una nuova provocazione. O come il segnale di una preoccupazione di Conte: il timore che il derby Meloni-Schlein, già innescato e pronto a rinfocolarsi con l’annunciato faccia a faccia tv, possa marginalizzarlo nella campagna mediatica. Ieri la telefonata di Schlein alla premier è stata per offrire la collaborazione del Pd «nell’interesse dell’Italia» dopo l’attacco dell’Iran a Israele, ma non è la prima volta che le due si sentono e ne danno notizia: successe in occasione della legge sulla violenza di genere – ci fu un voto bipartisan – e sulla mozione sul Medio Oriente che portò il Parlamento a chiedere il cessate il fuoco a Gaza. Da parte di Schlein, un format di successo: ogni volta è riuscita a portare a casa il risultato, condito da titoli e suggestioni sulla competizione tra le due donne della politica italiana. Abbastanza per allarmare Conte, che in questo triangolo è decisamente l’intruso.

E il leader Cinque stelle sa che a breve ci sarà un nuovo passaggio che potrà catalizzare l’attenzione sulla alleata-avversaria e sulla premier relegandolo in un cono d’ombra: l’annuncio delle liste per le Europee. Dove entrambe è quasi certo che si presenteranno. In questo caso è la vivace dialettica interna al Pd che probabilmente eviterà uno scontro diretto: mentre Meloni potrà candidarsi capolista anche ovunque, difficile che lo farà Schlein, impegnata in un complicato gioco a scacchiera tra le posizioni in lista per non fagocitare tutte le preferenze femminili e evitare tensioni con il partito. Avranno comunque i riflettori addosso: a Conte non resta che alzare i toni per rimanere al centro della scena. Col rischio di scavare un solco così profondo che, passato il voto di giugno, non sia più possibile colmarlo.

Fonte: LaStampa

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