Il gruppo estremista “Werwolf Division” (Divisione nuova alba) progettava di attaccare il Parlamento e “attentare alla vita” della presidente del Consiglio, definita “fascista finché non è salita al potere”. Uno degli arrestati dice in un’intercettazione: “C’è un albergo lì davanti. Da lì puoi sparare un colpo dall’alto”
I neonazisti del gruppo “Werwolf Division” (Divisione nuova alba) avevano un piano per uccidere la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “È una traditrice, fascista finché non è salita al potere e ora rinnega di esserlo. Bisogna farla cadere. Dobbiamo spararle”, dicevano alcuni dei componenti intercettati nell’indagine della procura di Bologna. “Ammazzare la Meloni è un’ottima maniera per fare in modo che l’Italia scenda in guerra civile”, commentavano tra di loro.
La polizia ha arrestato ieri, mercoledì 4 dicembre, dodici presunti membri di un gruppo suprematista e neonazista denominato “Werwolf Division”. Le accuse sono di associazione con finalità di terrorismo, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa e detenzione illegale di arma da fuoco. Secondo gli inquirenti, avrebbero pianificato “gravi attentati” anche attraverso l’azione di “lupi solitari”.
Il piano per uccidere Giorgia Meloni
Nel mirino ci sarebbe stata anche Giorgia Meloni. Alcuni degli indagati, secondo le accuse, avevano svolto non solo un’attività di dossieraggio sul conto della premier, ma avevano anche analizzato i suoi spostamenti e studiato i luoghi nei pressi di Palazzo Chigi e di piazza Monte Citorio per trovare un posto adatto a compiere l’attentato. Si tratta, secondo gli investigatori, di una “cellula organizzata”, già in fase operativa e in grado di realizzare atti eversivi.
I componenti della Werwolf Division stavano realmente perseguendo, secondo le accuse, il progetto di uccidere Meloni, come dimostrerebbe un’intercettazione del maggio 2023 attribuita a Salvatore Nicotra, bolognese di 45 anni, ora in carcere. Nicotra è considerato uno degli organizzatori dell’attività di propaganda: avrebbe avuto il compito di arruolare e addestrare militarmente i membri dell’associazione. Frequentatore di palestre di thai boxe, appassionato di armi da fuoco, per gli inquirenti risultavano allarmanti i suoi propositi di “commettere omicidi anche da solo”. Lui stesso si dichiarava “pronto a morire per la causa”.
“Andare davanti alla Meloni e spararle in testa”
“Allenavo cinque persone potenzialmente guerriglieri a dargli un’arma in mano, andare davanti alla Meloni e sparargli in testa. C’è un albergo davanti al Parlamento, da lì gli puoi sparare un colpo dall’alto”, diceva sempre Nicotra intercettato, riferendosi secondo gli inquirenti a “uno scenario operativo per attentare alla vita della premier, definita traditrice, concubina di Sion”. E ancora: “Bisogna farla cadere, fascista finché non è salita al potere e ora rinnega di esserlo”.
Il progetto, sempre secondo gli inquirenti, era inserito a quanto pare in un quadro più ampio: “Io vi stavo addestrando perché volevo unirci appunto all’ordine di Hagal, cioè a Forza Nuova e a quegli altri, per andare giù a Roma e fare un colpo di Stato contro il governo… al Parlamento. Volevo dare un’arma a ciascuno, un fucile a ciascuno, addestrati a dovere per fare la guerriglia”. “È ora di formare due eserciti – viene detto in altre conversazioni intercettate -. Uno davanti alle guardie del Parlamento italiano, uno alle spalle delle guardie stesse che lo prenderebbe di sorpresa dopo il primo attacco, e un terzo fronte che attacca frontalmente ed entra dentro portando fuori i politici?”.
Il canale Telegram Werworf Division
Questa inchiesta nasce nel 2019 a Napoli, quando la Digos ha trovato un canale Telegram, cominciando a indagare. “Dall’analisi del traffico si arriva a un altro canale, Werwolf Division, di chiara ispirazione nazista, all’interno del quale gli utenti e gli amministratori possono condividere messaggi e file multimediali”, scrive la gip Nadia Buttelli nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare. Proprio questo gruppo Telegram sarebbe stato la base dell’organizzazione. Il canale era stato chiuso e poi riaperto con il nome di “Divisione nuova alba”. Contava circa ottanta iscritti e ospitava post dal chiaro contenuto nazista ed eversivo, inneggianti ad un “nuovo Stato autoritario” da far nascere con la “distruzione del sionismo e del regime liberale”.
Ma le attività del gruppo non avvenivano solo in rete. “Gli associati – si legge negli atti dell’inchiesta – compivano attività di propaganda, proselitismo, indottrinamento, reclutamento, addestramento, predisposizione di armi e di azioni violente, ivi compresa l’epurazione violenta dei traditori del movimento”. Le indagini della Digos di Bologna si stanno concentrando anche sui luoghi dove il gruppo si esercitava all’uso delle armi. Coltelli, spade e altre armi sono state ritrovate anche a casa degli indagati e sequestrate. In tanti, poi, avevano anche cimeli di epoca nazista e fascista, oltre a libri, opuscoli e materiale di propaganda.
Chi sono le 12 persone arrestate
I vertici dell’organizzazione erano a Bologna, secondo chi indaga. In carcere sono finiti Daniele e Federico Trevisani (37 e 33 anni, di San Benedetto in Val di Sambro), Andrea Ziosi (37 anni, di Bologna), Salvatore Nicotra (45 anni, di Granarolo) e Alessandro Giuliano (51 anni, residente a Galliera). Tra gli arrestati figurano anche Luca Porta (50 anni di Rho), Simone Sperotto (19 anni, di Thiene), Valerio Tellenio (22 anni, di Fano), Pierluigi Cilano (26 anni, di Palermo), Diego Cavallucci (44 anni, di Pescara), Davide Armenise (36 anni, di Bari) e Giuseppe Fallisi (76 anni, di Ostuni).