Lo studio dell’ex presidente del Consiglio punta a più integrazione per fronteggiare le sfide globali. Cruciali le transizioni – ecologica e digitale -, così come la nascita di aziende paneuropee per competere contro Usa e Cina
“Il mercato unico continua a essere una pietra angolare dell’integrazione e dei valori europei, fungendo da potente catalizzatore di crescita, prosperità e solidarietà”. Ma bisogna spingere sull’acceleratore se si vuole che l’Europa sia al passo degli Stati Uniti sul fronte della competitività. Enrico Letta ha ultimato il suo rapporto sul futuro dell’Ue. Ed emerge un quadro in cui la proattività è funzionale al corretto funzionamento dell’Ue. Secondo l’analisi dell’ex presidente del Consiglio, le aziende dell’Ue soffrono di “un deficit di dimensioni sorprendente rispetto alle concorrenti globale”. Ed è sulle transizioni – ecologica e digitale – che bisogna usare le armi migliori dell’Ue.
Centocinquanta pagine, diversi punti cardinali, svariate proposte concrete per rivitalizzare uno dei pilastri della costruzione europea. Incaricato di redigere il report sul mercato unico lo scorso settembre, Letta in meno di otto mesi ha avuto 400 incontri in 65 città europee. Dopo un periodo in cui il dividendo dell’Europa, e della pace, si è fatto sentire in tutte le nazioni, la brutale invasione della Russia in Ucraina ha imposto nuove riflessioni. A iniziare da quelle sul futuro dell’Ue stessa. Da qui il rapporto di Letta. Che sottolinea come ci siano sfide senza precedenti. “Il panorama demografico ed economico globale è cambiato radicalmente. Negli ultimi tre decenni, la quota dell’Ue nell’economia globale è diminuita, con la sua rappresentanza tra le maggiori economie del mondo in forte calo a favore delle economie asiatiche in crescita”, spiega Letta. Questa tendenza, sottolinea, “è in parte determinata dai cambiamenti demografici, con l’Ue che si trova ad affrontare una popolazione in calo e in invecchiamento”. Contrariamente alla crescita osservata in altre regioni, “il tasso di natalità all’interno dell’Unione Europea sta diminuendo in modo allarmante, con 3,8 milioni di bambini nati nel 2022, in calo rispetto ai 4,7 milioni di nascite registrate nel 2008”. Inoltre, “anche senza considerare le economie asiatiche, l’Ue Il mercato unico è in ritardo rispetto al mercato statunitense. Nel 1993 le due aree economiche avevano dimensioni comparabili”. Tuttavia, “mentre il Pil pro capite negli Stati Uniti è aumentato di quasi il 60% dal 1993 al 2022, in Europa l’aumento è stato inferiore al 30%”.
Un’altra dimensione cruciale da affrontare riguarda il perimetro del mercato unico, fa notare il rapporto. All’inizio del processo di integrazione, sottolinea, “tre settori sono stati volutamente tenuti fuori dal processo di integrazione, considerati troppo strategici perché il loro funzionamento e la loro regolamentazione potessero estendersi oltre i confini nazionali: finanza, comunicazioni elettroniche ed energia”. L’esclusione all’epoca era “motivata dalla convinzione che dare priorità al controllo interno su queste aree avrebbe meglio servito gli interessi strategici”. Tuttavia, viene evidenziato, “i mercati nazionali, inizialmente progettati per proteggere le industrie nazionali, rappresentano ora un grave freno alla crescita e all’innovazione nei settori in cui la concorrenza globale e considerazioni strategiche richiedono un rapido passaggio a una scala europea”. Vale a dire, meno campioni nazionali e più imprese paneuropee. Un dibattito che, così come era successo durante l’ultimo World Economic Forum di Davos, dovrebbe essere affrontato quanto prima. E, soprattutto, dovrà essere il punto focale della prossima Commissione europea dopo il voto del prossimo maggio.
Per questo mondo più vasto, rimarca Letta, ci vuole molto di più. “Abbiamo bisogno di un forte impegno politico per potenziare un nuovo mercato unico. Questo nuovo quadro deve essere in grado di proteggere le libertà fondamentali, sulla base di condizioni di parità, sostenendo al contempo l’obiettivo di stabilire una politica industriale europea dinamica ed efficace”, sottolinea in quello che rappresenta più un manifesto strategico per il futuro delle industrie comunitarie che un mero esercizio di stile, come spesso è accaduto nel recente passato. Per raggiungere questi obiettivi ambiziosi, abbiamo bisogno di “velocità, di dimensioni e, soprattutto, di risorse finanziarie sufficienti”.
Sono tre, in particolar modo, le direttrici secondo l’analisi di Letta. In primo luogo, “l’impegno per una transizione verde e digitale equa. Questa scelta riflette un impegno a lungo termine volto a trasformare la società e l’economia europea in modo sostenibile ed equo. La prossima legislatura è considerata cruciale per garantire l’attuazione e il successo di questa transizione globale”. In secondo luogo, “la decisione di proseguire l’allargamento. L’attenzione qui non si trova semplicemente sull’obiettivo in sé ma sull’attenta esecuzione della sua attuazione. Stabilire una direzione chiara per l’integrazione dei nuovi membri nell’Ue rappresenta una delle principali sfide per i prossimi anni”.
Infine in terzo luogo, “la necessità di rafforzare la sicurezza dell’Ue. Nel nuovo disordine mondiale, caratterizzato da una profonda e sistemica instabilità, il futuro dell’Ue non può ignorare la necessità di garantire la sicurezza dei cittadini europei. Ciò implicherà posizioni e decisioni più impegnative nel campo della difesa”. Ed è proprio quest’ultima la possibilità di cui si sta discutendo in modo più incisivo nel consessi internazionali. «Abbiamo bisogno che la difesa si ingrandisca sul lato industriale, c’è un grande argomento di scala industriale e dobbiamo finanziare i bisogni» Ue ha detto Letta. «Se non siamo in grado di crescere, continueremo con questa vergogna dell’80% o più precisamente del 78% delle forniture militari non europee che abbiamo acquistato come europei».
Demografia e ristrutturazione dell’economia globale rischiano di mettere in discussione il ruolo dell’Unione su scala planetaria. In caso di una netta inazione da parte di parti sociali, imprenditoria, politica e agenti economici, l’Ue potrebbe restare indietro. Già oggi, sottolinea il rapporto di Letta, si sono persi punti importanti a livello di competitività mondiale. Ora si tratta di considerare il Mercato unico come non solo un imperativo economico, ma anche strategico, avverte Letta. Tra deglobalizzazione parziale, frammentazione, rischi correlati, tensioni geopolitiche e Seconda guerra fredda tra Usa e Cina, senza un rafforzamento del Single market la sopravvivenza dell’Ue nel nuovo contesto potrebbe essere più in pericolo che mai.
Fonte: LaStampa