Riconoscimento dello Stato Palestinese: Le Dichiarazioni di Starmer e la Reazione Internazionale
Martedì scorso, il primo ministro britannico Keir Starmer ha annunciato che il Regno Unito riconoscerà lo stato di Palestina entro settembre, a condizione che il governo israeliano di Benjamin Netanyahu permetta l’ingresso di cibo e beni essenziali nella Striscia di Gaza, approvi un cessate il fuoco e si impegni a avviare un processo di pace. Tuttavia, queste condizioni sembrano difficili da realizzare nella situazione attuale, nel contesto di un conflitto duraturo e complesso. Nel suo comunicato, il governo britannico ha sottolineato più volte l’importanza di giungere finalmente al riconoscimento di due stati, Israele e Palestina, una proposta che è in discussione da decenni, senza però risultati concreti, riporta Attuale.
Recentemente, anche la Francia ha annunciato il suo intenzione di riconoscere la Palestina, ma a differenza della Gran Bretagna, senza condizioni preliminari. La formalizzazione di questo riconoscimento è prevista per prima o durante la prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si svolgerà a New York dal 9 al 23 settembre.
Attualmente, la Palestina è riconosciuta da 147 stati membri delle Nazioni Unite su un totale di 193. La maggior parte dei paesi che la sostengono proviene dall’Asia, dall’Africa, dall’Europa dell’est e dall’America Latina, ma il numero di stati occidentali che hanno compiuto questo passo è esiguo. Nonostante ciò, alcuni stati, come la Spagna, hanno deciso di riconoscere la Palestina solo negli ultimi due anni, generalmente in seguito all’escalation del conflitto nella Striscia di Gaza. Al contrario, l’Italia non ha ancora riconosciuto formalmente lo stato palestinese, pur mantenendo un ufficio consolare a Gerusalemme che gestisce le relazioni con le autorità palestinesi.
Il riconoscimento di uno stato da parte di un altro implica l’accettazione della sua esistenza, generalmente espressa attraverso l’invio di una rappresentanza diplomatica. Inoltre, significa riconoscere formalmente la sovranità di quel territorio e il diritto all’autodeterminazione del popolo che lo abita.
In un contesto internazionale molto teso, queste dichiarazioni rappresentano un segnale significativo sulle dinamiche geopolitiche attuali, con le tensioni tra Israele e Palestina che continuano a influenzare le decisioni delle nazioni alleate e il delicato equilibrio di potere nella regione.