Andrea Pignataro: Un Confronto con la Giustizia Fiscale
Bologna, 17 luglio 2025 – Un costo notevole attende Andrea Pignataro per regolarizzare la sua situazione fiscale, ma sul piano penale, il secondo uomo più ricco d’Italia dopo Giovanni Ferrero può finalmente tirare un sospiro di sollievo. L’inchiesta per evasione fiscale a suo carico sembra avviarsi verso una chiusura con un nulla di fatto. La Procura, infatti, ha recentemente richiesto l’archiviazione del caso che lo vedeva indagato per omessa dichiarazione, reato che avrebbe potuto comportare fino a cinque anni di carcere, riporta Attuale.
L’accusa rivoltagli era di non aver versato le tasse su un ammontare di circa mezzo milione di euro nel periodo dal 2013 al 2023. Tale importo, in considerazione di sanzioni e interessi, avrebbe superato la cifra impressionante di 1,2 miliardi. La Procura, insieme alla Guardia di Finanza e all’Agenzia delle Entrate, sosteneva che la residenza fittizia di Pignataro a Sankt Moritz, in Svizzera, fosse solo una facciata, in quanto l’imprenditore, alla guida di Ion Group, risiederebbe in realtà in Italia e quindi avrebbe dovuto pagare le imposte qui.
Pignataro, 55 anni, considerato il “Bloomberg italiano”, il cui patrimonio è stimato da Forbes in 34,2 miliardi di euro, era finito al centro dell’attenzione mediatica lo scorso aprile in seguito alla pubblicazione dell’inchiesta. Tuttavia, gli avvocati hanno lavorato rapidamente e un mese fa Pignataro ha raggiunto un accordo con il fisco, impegnandosi a versare 280 milioni di euro in cinque anni per sistemare ogni questione con l’erario.
Nonostante ciò, rimaneva aperta la questione più delicata, quella penale. Recentemente sono giunte notizie incoraggianti per l’uomo d’affari. Il procuratore aggiunto Francesco Caleca e i pubblici ministeri Michele Martorelli e Giampiero Nascimbeni hanno presentato la richiesta di archiviazione del fascicolo. La motivazione? In un eventuale processo, le prove raccolte non avrebbero potuto garantire una condanna certa. La riforma Cartabia impone infatti che il pubblico ministero richieda l’archiviazione quando gli elementi emersi dalle indagini preliminari non giustifichino una probabile condanna. Secondo la Procura di Bologna, questo è uno di quei casi.
Secondo gli inquirenti, Pignataro, leader di un conglomerato attivo nel settore tecnologico e finanziario, possiede interessi che si estendono a livello globale, dagli Stati Uniti alla Cina, passando per l’Irlanda, e ha sempre pagato le sue tasse in Svizzera, giustificando così la sua scelta di residenza. Pertanto, dimostrare la volontà dolosa di evadere il fisco italiano si preannunciava complicato. Di conseguenza, le probabilità di condanna erano valutate come basse, il che ha portato alla richiesta di archiviazione che ora deve ricevere il consenso del giudice.
Il maxi-accordo di 280 milioni con il fisco, in quanto il più significativo mai stipulato da un individuo in Italia (si pensi che i tre fratelli Elkann stanno per versare complessivamente 175 milioni), non ha certamente risolto la situazione, ma è stato considerato positivamente dagli inquirenti. In conclusione, Pignataro sarà costretto a immettere fondi nel suo patrimonio, ma potrà farlo nella tranquillità di aver evitato ulteriori complicazioni legali in futuro.