DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME – L’attivazione della prima sirena segna l’inizio di una lunga notte per gli israeliani, costringendo milioni di persone a cercare i loro cellulari nel buio alle 3 del mattino, in attesa di un messaggio d’emergenza che annuncia: il governo ha dichiarato un’emergenza nazionale dopo aver dato l’ordine di colpire l’Iran. L’invito è a cercare rifugio o almeno rimanere nelle vicinanze di aree protette, come i garage pubblici e le scale di emergenza, capaci di resistere agli impatti di missili e droni. Fino al tramonto, però, la città sembra relativamente calma, con pochi passanti sulle strade deserte, mentre l’aviazione israeliana continua a bombardare i centri nucleari in Iran. L’intelligence di Tel Aviv è convinta che l’Iran sia prossimo a produrre capacità nucleari significative, un concetto recentemente confermato dall’Agenzia internazionale dell’energia atomica. Lo stesso numero – «gli ayatollah sono a un passo dalla realizzazione di 9 testate» – è stato citato da Netanyahu in un video registrato prima di rifugiarsi nel bunker di comando, riporta Attuale.
I bersagli
I jet israeliani operano a quasi duemila chilometri di distanza senza il supporto americano, considerato essenziale fino a ieri dagli strateghi militari. Solo nelle prime ore dell’operazione sono stati coinvolti centinaia di aerei. I bombardamenti colpiscono il sito di Natanz – rinomato per il suo ruolo nel programma nucleare iraniano – e diversi altri centri in Isfahan, oltre a caserme e punteggio militari. Tra i leader militari eliminati vi è Mohammad Bagheri, il capo delle Forze Armate, insieme a Hossein Salami e Ismail Qaani, i quali guidano le operazioni clandestine oltre confine. I missili colpiscono i centri di potere a Teheran, mentre il Mossad cura la parte segreta dell’operazione: installazione di rampe per droni all’interno dell’Iran. Si riportano circa 78 morti. Un centinaio di droni rappresentano la risposta a questa offensiva, ma vengono intercettati prima di raggiungere Israele. La popolazione comincia a fare scorte nei supermercati, consapevole che l’operazione «Leone che sorge» sta degenerando in un conflitto aperto. Abbas Araghchi, ministro degli Esteri iraniano, la definisce una «dichiarazione di guerra».
I riservisti mobilitati
Netanyahu ha annunciato che «l’offensiva richiederà il tempo necessario», cosa che fa presagire una durissima fase di conflitto, con attacchi iraniani previsti come pesanti e multipli. I riservisti sono stati mobilitati per condurre operazioni offensive e difensive su vari fronti. Un ufficiale del quotidiano Wall Street Journal ha affermato che lo stato maggiore ha pianificato un conflitto di 14 giorni con Teheran. Questa tempistica spinge Moshe a riempire la dispensa con viveri. Il comando per il Fronte Interno promette 10 minuti per raggiungere i rifugi, ma riconosce che «non ci sono certezze». La situazione è tale che il Pride della comunità LGBT+ è stato annullato e l’aeroporto Ben Gurion chiuso per la prima volta dalla fondazione dello Stato di Israele, per proteggere gli aerei nazionali da possibili attacchi.
La nuova allerta
Con l’arrivo della notte, giunge un’altra allerta sui telefoni: perentoria l’indicazione di rimanere vicino a un rifugio, evitare di muoversi per strada e non partecipare a assembramenti. Le informazioni raccolte dai droni spia indicano che i missili balistici iraniani sono in preparazione, e impiegano solo dodici minuti per raggiungere Israele. Contemporaneamente, il regime annuncia un discorso della Guida Suprema, Ali Khamenei: «Le nostre forze armate faranno pagare questi crimini, e non utilizzeremo mezze misure».
La minaccia ai pasdaran
Gli ospedali israeliani si preparano per le emergenze, trasferendo i pazienti più gravi nei sotterranei. La situazione è tesa nelle grandi città come Gerusalemme e Tel Aviv, mentre il comando militare lancia un avvertimento ai pasdaran: se colpirete aree civili, mireremo ai leader politici. Sirene risuonano in tutto il Paese, e almeno sette missili riescono a oltrepassare le difese, causando esplosioni a Tel Aviv con almeno 40 feriti. È soltanto la prima ondata, mentre la notte si illumina di fumi e scoppi.
Le parole di Trump
Per tutta la giornata di giovedì, il presidente Donald Trump aveva dichiarato di non considerare l’attacco israeliano «imminente» e aveva insistito sulla necessità di un accordo con l’Iran. Le sue affermazioni sembrano aver ingannato gli iraniani, ma le fonti americane precisano che assicurano la loro non partecipazione. Il Pentagono, però, ha iniziato a dispiegare navi da guerra per proteggere le basi e ambasciate in Medio Oriente, ed evacuazioni erano già in atto prima della crisi. Trump non vuole essere percepito come un leader all’oscuro dei fatti; ci tiene a far sapere: «Non mi hanno avvisato solo all’ultimo secondo, ero a conoscenza di tutto mentre accadeva» e avverte l’Iran: «Accettate l’accordo sul nucleare o le conseguenze saranno devastanti».