Roma, 18 novembre 2025 – Non si arretra. Con il dodicesimo decreto interministeriale di aiuti militari, lItalia conferma il suo pieno e inequivocabile sostegno all’Ucraina, ribadendo l’allineamento totale con Bruxelles e l’Alleanza Atlantica. Il pacchetto è già stato firmato dai dicasteri interessati (Difesa, Esteri, Economia), e non deve essere votato: verrà solo presentato il 2 dicembre al Copasir e i contenuti resteranno segreti, riporta Attuale.
Appare, tuttavia, poco probabile che l’Italia, con gli arsenali quasi vuoti, possa privarsi dei missili richiesti da Kiev. Se la Lega deciderà nei fatti di opporsi, si vedrà a gennaio quando in Parlamento si voterà il decreto legge che proroga per tutto il 2026 la possibilità di inviare nuove armi.
Certo è che la scelta del “pieno sostegno all’Ucraina nella difesa della sua libertà” messa nero su bianco da governo e Quirinale è nettissima, conseguenza della presa d’atto che Mosca “non mostra segnali di distensione”. Il capo dello Stato ha spinto in questa direzione con tatto ma anche con determinazione: prima con l’affondo di domenica a Berlino, poi ieri pomeriggio nella riunione del Consiglio supremo di difesa da lui convocata e presieduta.
Con l’ospite, attorno alla tavola rotonda nella Sala degli Arazzi sul Colle, per fare il punto su tutte le crisi geopolitiche, erano seduti la premier, i ministri Tajani, Piantedosi, Crosetto, Giorgetti, Urso, il Capo di Stato maggiore della difesa, generale Luciano Portolano, e il sottosegretario Mantovano. Assente Matteo Salvini, ovvero colui che più frena sugli aiuti all’Ucraina: come titolare del dicastero dei Trasporti non è membro permanente del Consiglio.
Piano Purl: si va avanti
Ma sotto la patina diplomatica del comunicato emerge un messaggio ancora più netto: il Piano Purl – ovvero l’iniziativa Nato per cui le armi di fabbricazione statunitense sono acquistate da partner europei – va avanti sigillando l’impegno italiano. “Fondamentale rimane la partecipazione alle iniziative dell’Unione europea e della Nato di sostegno a Kiev e il lavoro per la futura ricostruzione del Paese”, recita il comunicato.
Le resistenze di Salvini
A rallentare il sì dell’Italia costringendo il ministro Crosetto a disdire all’ultimo momento il viaggio a Washington la settimana scorsa erano state le resistenze politiche di Salvini, ma forse in misura ancor più determinante quelle del ministro dell’Economia. Peraltro, Giorgia Meloni era poco convinta sull’opportunità di acquistare, a caro prezzo e sull’unghia, armi americane proprio mentre si presenta una manovra povera e deludente soprattutto sul fronte della sanità. Ma è solo un rinvio. Difficilmente il governo “più “trumpista, che ci sia in Europa” potrà negare l’adesione a un piano voluto dall’amico Donald.
Nelle tre ore di riunione al Quirinale si è parlato anche di Gaza, ma senza aggiungere molto al già assodato sostegno al piano americano. Il ministro Crosetto ha poi sottoposto al vaglio di Sergio Mattarella il progetto sul contrasto alla guerra ibrida che porterà a breve in consiglio dei ministri. Forte nella riunione è risuonato l’allarme per i droni russi che violano lo spazio aereo Nato e Ue, ma anche per le minacce “ibride” che mettono a rischio “i processi democratici”.
Le misure appaiono tanto più urgenti in quanto gli attacchi hacker partiti dalla Russia sono stati molti e forse più insidiosi di quanto sia noto. Di qui la necessità, sottolineata nel Consiglio, di uno scudo europeo nonché “la definizione di progetti d’innovazione” come quelli contenuti nel Libro bianco per la difesa 2030”.