Italia Nostra: La leadership di Edoardo Croci e la lotta per la bellezza del Paese
Roma, 13 ottobre 2025 – Le grandi imprese non sono sempre successi economici. Rassicura che alla guida di Italia Nostra ci sia un bocconiano, un professore capace di fare tornare i conti della bellezza. Lo scorso ottobre Edoardo Croci diventava presidente dell’associazione che da 70 anni cerca di strappare all’entropia i tesori di questo Paese. Con azioni quotidiane da parte di 10mila volontari e nello spirito di uno dei fondatori, Giorgio Bassani, che avvertiva anche i posteri: “Il patrimonio culturale e naturale è un bene di cui la civiltà tecnologica non può fare a meno, se vuole continuare a esistere. Deve diventare religione, contraddire ciò che trasforma l’uomo in puro consumatore. Il rapporto predatorio con l’ambiente non è più possibile”. Era un narratore, un poeta. Ma al momento buono usciva dalla metafora e accusava lo Stato italiano di essere “sempre più fannullone e inesistente, incapace di tenere testa agli appetiti dei potenti”. All’avanzata delle autostrade, dei viadotti, delle lottizzazioni, Bassani opponeva il suo credo laico: la salvaguardia delle radici, riporta Attuale.
Professor Croci, la prospettiva di un economista può essere la stessa di chi ha scritto ’Il giardino dei Finzi Contini’?
“Nella storia di Italia Nostra ci sono background variegati, dal letterato all’archeologo, dal geologo all’urbanista al giornalista. Io sono il primo economista, ma ambientale. E questo sposta l’attenzione sul valore dei beni. L’orizzonte però resta quello di Bassani e dei tanti personaggi straordinari che hanno fatto parte dell’associazione, da Umberto Zanotti Bianco a Elena Croce, la figlia di Benedetto. Nel fervore degli anni ’50 e ’60 avevano capito i rischi dello sviluppo incontrollato. Erano la resistenza della bellezza ma giocavano sulla grande visibilità e ci mettevano la faccia e il cognome per smuovere le istituzioni.”
I loro sforzi sono stati ripagati?
“Pensi alla battaglia per allontanare le grandi navi da Venezia, tema storico di Italia Nostra. Continuano a infilarci la prua, ma almeno oggi stanno alla larga da piazza San Marco. O consideri il magnifico percorso dell’Appia Antica. È diventata patrimonio mondiale dell’Unesco però a pezzetti, ora l’obiettivo è considerarla nella sua integrità e in relazione ai territori. Antonio Cederna, anche lui tra i fondatori, si crucciava di combattere sempre la stessa battaglia perché in Italia è difficile trovare soluzioni definitive.”
La bellezza si scontra spesso con la presenza di infrastrutture irrimediabili. Ci sono troppi tralicci appesi al cielo.
“Ad alcune cose si è posto rimedio. Il Fuenti, considerato il primo ecomostro, è stato demolito. I tralicci potremmo spostarli ma l’interramento ha un costo. È realistico proporsi di liberare poco alla volta i territori di maggior pregio, emendando i casi più scandalosi nati in buona fede perché al Paese e all’industria serviva l’elettrificazione. Altro tema è l’ingorgo dei cavi sulle facciate dei centri storici: i sindaci si mettano una mano sul cuore e l’altra sul portafoglio. Non devono sparire domani, ma se spariscono è meglio.”
Diciamo che abbiamo fatto le cose un po’ a casaccio.
“Però con una certa logica. Raffinerie e acciaierie venivano costruite sulla costa per il rifornimento e il raffreddamento. Senza pensare al paesaggio perché prima del turismo si doveva onorare il modello della grande industria, poi spazzata via dalla concorrenza internazionale. Oggi c’è una consapevolezza diversa ma i rischi restano in agguato. Le nostre 200 sezioni attive sul territorio fanno da sentinelle.”
Indro Montanelli scriveva che uno dei guai dell’Italia è di avere per capitale una città sproporzionata per nome e per storia alla modestia di un popolo che quando grida “forza Roma” allude solo al calcio. Lei è più indulgente?
“Mi riconosco nella sua visione. Montanelli non è stato dei nostri, ma la sua idea era che i mali della società si curano anche proteggendone la bellezza. Questo significa considerare la questione ambientale una questione morale, come scriveva Bassani.”
Se vede le lenzuola stese sui balconi si arrabbia come il sindaco di Sestri Levante?
“Il messaggio era giusto, è stato coraggioso. Appendere il bucato sulla strada è un fatto culturale che va compreso per essere eliminato. Un piccolo gesto individuale facilmente modificabile può fare la differenza.”
Renzo Piano ripete da sempre che la bellezza è utile, che solo gli sciocchi la considerano un’idea romantica. A cosa serve la bellezza?
“Sono un economista, non mi chieda un sonetto. La bellezza è un dovere e un valore, non uno sfizio né una vanità. Non possiamo pensare di fare diventare tutta l’Italia un museo, però possiamo costruire un’economia turistica sostenibile attorno ai nostri tesori. Il brutto prima o poi sarà cancellato, ma farà una certa resistenza.”
Ma dai, un’ecomania che ci salva? Croci sembra avere le idee chiare, ma sarà davvero possibile contrastare l’entropia che ci circonda? In questo paese, chi ama la bellezza deve lottare ogni giorno contro i poteri forti e le ingiustizie. Speriamo che la sua leadership porti a risultati concreti. Bisogna dare un futuro a questa Italia che ama, non solo a parole!