Kenya: Amnesty denuncia 16 morti tra proteste e repressione, il presidente limita i media

27.06.2025 10:05
Kenya: Amnesty denuncia 16 morti tra proteste e repressione, il presidente limita i media

La brutalità della polizia in Kenya continua a preoccupare la società civile, come dimostrano le recenti manifestazioni a Nairobi. Giovedì, secondo Amnesty International Kenya, almeno sedici manifestanti sono morti durante gli scontri, mentre altre quattrocento persone hanno riportato ferite. Questo è l’ultimo episodio di una serie di proteste in corso che rivendicano diritti e giustizia per i cittadini.

Le manifestazioni, che hanno visto migliaia di persone marciare verso il palazzo presidenziale, hanno anche portato a episodi di vandalismo, con auto e negozi incendiati. Tali proteste rappresentano l’anniversario di un precedente ciclo di manifestazioni nel 2024, quando le tensioni tra popolazione e forze dell’ordine si erano intensificate, causando la morte di sessanta persone. I cittadini si opponevano ai piani del presidente William Ruto di aumentare le tasse, accusando il governo di corruzione.

Il presidente Ruto, che ha guadagnato fin troppi consensi tra i giovani nel 2022, ha visto la sua popolarità crollare. Questo è dovuto, in gran parte, alla violenta repressione delle proteste dello scorso anno, che ha incluso perquisizioni brutali e scomparse di attivisti. Tra i casi più eclatanti, quello di Albert Ojwang, insegnante e giornalista, arrestato per “diffamazione” e trovato morto in custodia il 8 giugno. La risposta della polizia a queste tensioni è stata ancora una volta drammatica, come dimostrato dall’omicidio di Boniface Kariuki, colpito durante una manifestazione in risposta alla morte di Ojwang.

Il governo ha etichettato le manifestazioni come una forma di terrorismo travestito da dissenso. Il ministro degli Interni ha accusato i manifestanti di tramare un colpo di stato, mentre il presidente rimane in silenzio rispetto alla crescente agitazione. I manifestanti hanno tentato di raggiungere la State House in un momento in cui il presidente non era presente, essendo lontano per partecipare a un funerale.

La polizia ha nuovamente usato fucili e idranti per disperdere i protestatori. L’attivista e fotografa Gaia Dominici, che vive a Nairobi, ha segnalato un clima di terrore e allerta, con tutte le scuole e i negozi chiusi per paura di violenze. «Da giorni le ambasciate avvertivano di restare in casa», ha detto Dominici, aggiungendo che la brutalità della polizia è inquietante.

Ruto ha tentato di limitare la copertura mediatica delle proteste con un decreto, ma un’ingiunzione dell’Alta Corte ha annullato tale provvedimento, permettendo ai giornalisti di coprire gli eventi. Tuttavia, molti di loro hanno subito ferite durante i tafferugli. I report sulle proteste della Gen Z non devono, però, esaurirsi in un’analisi generazionale: il malcontento coinvolge anche altre fasce della popolazione, dai giovani benestanti a coloro che si trovano a lottare per sbarcare il lunario.

Le attuali manifestazioni evidenziano le profonde divisioni economiche e sociali della società kenyana, dove molti affrontano quotidianamente le difficoltà della vita. Il contrasto tra i giovani che hanno avuto accesso a un’istruzione di qualità e quelli che lottano per le necessità di base è palpabile.

In sintesi, la situazione in Kenya continua a essere tesa, con manifestazioni che mettono in luce le frustrazioni di un popolo oppresso. L’attenzione internazionale è ora rivolta sulle azioni del governo e sulla risposta continua della polizia. La brutalità, l’inefficienza e la corruzione rappresentano questioni centrali che richiedono soluzioni urgenti, riporta Attuale.

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