La Banca centrale europea ha deciso una sforbiciata molto leggera dello 0,25%, ma non è chiaro se e a che velocità continuerà il percorso di riduzione
Spinta all’economia europea nel giorno in cui iniziano le elezioni europee. Come ampiamente anticipato, la Banca centrale europea ha finalmente deciso il tanto atteso taglio dei tassi d’interesse, il primo dal 2019, ma sarà solo una sforbiciata leggera dello 0,25%. Il tasso sui rifinanziamenti principali scende quindi da 4,50% a 4,25%, quello sui depositi dal 4% al 3,75%, e quello sui prestiti marginali dal 4,75% al 4,50%. È l’inversione di marcia tanto attesa dopo il ciclo di ben 11 rialzi cominciato a luglio 2022. Per le imprese significa una piccola boccata d’ossigeno, perché potranno tornare a chiedere prestiti in maniera leggermente più conveniente, e lo stesso vale per chi ha o vuole chiedere un mutuo.
Inflazione verso i livelli target
La decisione è stata presa perché l’inflazione nei 20 Paesi che condividono l’euro è scesa da oltre il 10% alla fine del 2022 a poco sopra l’obiettivo del 2% negli ultimi mesi. Gli esperti indicano ora che l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,5% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. Nel comunicato finale della riunione del Consiglio direttivo si sottolinea come da settembre 2023 “l’inflazione è diminuita di oltre 2,5 punti percentuali e le prospettive di inflazione sono migliorate notevolmente. Anche l’inflazione di fondo è scesa, rafforzando i segnali di un indebolimento delle pressioni sui prezzi, e le aspettative di inflazione hanno registrato una flessione su tutti gli orizzonti. La politica monetaria ha mantenuto restrittive le condizioni di finanziamento”.
Il calo su larga scala è stato considerato più che sufficiente per la Bce per iniziare ad annullare la striscia di rialzi dei tassi di interesse più ripida della sua storia, che è stata una risposta all’impennata dei prezzi sulla scia dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Ora la Bce si unirà alle banche centrali di Canada, Svezia e Svizzera nel tagliare i tassi e precedere di molto l’influente Federal Reserve statunitense, ma anche la Banca d’Inghilterra, che non sembrano ancora intenzionate a procedere con il taglio. Non è chiaro però se e come continuerà il percorso di riduzione.
Dubbi sul futuro
Il Consiglio direttivo della Bce “continuerà a seguire un approccio dipendente dai dati e da riunione a riunione per determinare il livello e la durata appropriati della restrizione” di politica monetaria. In particolare, si legge nel comunicato dopo la riunione di oggi, “le sue decisioni sui tassi di interesse si baseranno sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, della dinamica dell’inflazione sottostante e della forza della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non si impegna a seguire un particolare percorso dei tassi”.
Il capo economista della Bce, Philip Lane, la settimana scorsa aveva avvertito che il taglio dei tassi non sarebbe stata una “dichiarazione di vittoria” e che il ritmo di ulteriori riduzioni sarebbe dipeso dai progressi in materia di inflazione e domanda interna. Molti economisti prevedevano che ci sarebbero stati almeno cinque tagli dei tassi entro la fine dell’anno, ma previsioni più caute parlano solo di una o due ulteriori mosse. Questo perché alcuni dati più forti del previsto nelle ultime settimane hanno alimentato i timori di un “ultimo miglio” più difficile sulla via dell’inflazione al 2% rispetto a quanto previsto dalla Bce, una preoccupazione spesso espressa dal ‘falco’ tedesco del consiglio direttivo, Isabel Schnabel.
Occhi puntati sulla Fed
L’inflazione dell’Eurozona è aumentata più del previsto a maggio, con una crescita dei prezzi nel settore dei servizi, che alcuni policy maker considerano particolarmente rilevante perché riflette la domanda interna, che è rimbalzata al 4,1% dal 3,7%, secondo le stime preliminari. “Il ritmo dei tagli dei tassi dipenderà dagli Stati Uniti e dalla Fed”, ha dichiarato alla Reuters Mohit Kumar, economista di Jefferies. “Nel caso in cui la Fed non tagliasse affatto i tassi quest’anno, e non è la nostra ipotesi di base, potremmo vedere solo due tagli da parte fi Francoforte quest’anno”.