La campagna Multiply Possibility lanciata da Italia e Nigeria per ridurre il rischio di conflitti attraverso l’istruzione

12.12.2025 19:35
La campagna Multiply Possibility lanciata da Italia e Nigeria per ridurre il rischio di conflitti attraverso l'istruzione

Laura Frigenti, dirigente della Global Partnership for Education (GPE), ha lanciato un appello urgente sulle sfide educative globali in un contesto segnato da crisi economiche e calo dei fondi. La campagna “Multiply Possibility”, lanciata da Italia e Nigeria alle Nazioni Unite, mira a mobilitare 5 miliardi di dollari e sbloccare ulteriori 10 miliardi in cofinanziamenti per migliorare l’istruzione di 750 milioni di bambini, riporta Attuale.

La campagna Multiply Possibility

Questa iniziativa rappresenta un momento cruciale nel panorama della cooperazione internazionale. Finora, donatori sovrani e filantropi hanno già promesso oltre 50 milioni di dollari. “Rinnovare questo impegno è fondamentale. I fondi internazionali sono calati, soprattutto per l’educazione, e molti Paesi faticano a coprire i costi della trasformazione dei loro sistemi scolastici”, ha dichiarato Frigenti. Afferma che l’Italia, attraverso il Piano Mattei, promuove un partenariato equo, mentre la Nigeria sta emergendo come un leader regionale grazie alle sue dimensioni economiche e demografiche. “La combinazione dei due Paesi può creare l’energia necessaria per raggiungere i nostri obiettivi”.

Le sfide dell’educazione: i tre temi critici

Frigenti ha maturato la sua visione attraverso anni di esperienza alla Banca Mondiale e alla guida dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione. “Ogni volta che osservavo perché certi progetti di sviluppo non funzionavano, la risposta era sempre la stessa: mancavano le capacità tecniche e professionali locali. L’educazione è la chiave per far crescere queste competenze ed è da lì che nasce la mia convinzione: investire nel settore educativo è centrale per uno sviluppo globale efficace”. Tra le sfide principali, Frigenti identifica tre temi critici.

Il primo è la formazione delle competenze: “Tutti i Paesi stanno riflettendo su cosa deve fare il settore educativo per preparare i giovani a un mercato del lavoro in rapida evoluzione. L’Ocse ci dice che il 50% dei lavori che ci saranno tra 15 anni ancora non sono nati. Come possiamo formare profili professionali per posti che non sappiamo come saranno organizzati?”

Il secondo tema riguarda l’accesso alla scuola e la qualità dell’insegnamento nei Paesi a basso reddito. “Ci sono ancora 270 milioni di bambini fuori dal sistema scolastico. La scarsa disponibilità di insegnanti qualificati influisce negativamente sulla qualità dell’apprendimento, penalizzando in particolare le bambine”.

Il terzo tema è il finanziamento: “L’educazione è un settore ad alto costo e spesso è uno dei primi a subire tagli nei bilanci pubblici durante le crisi economiche. La continua alternanza di tagli e ristori non aiuta un settore che, per definizione, è un investimento a medio-lungo termine”.

L’istruzione come potente motore di pace

Frigenti sottolinea l’urgenza della campagna “Multiply Possibility”: “Negli ultimi anni i finanziamenti internazionali sono diminuiti e la pandemia ha aggravato la situazione. Molti Paesi faticano a sostenere la crescita e a migliorare la qualità dell’istruzione. Senza adeguati finanziamenti, il progresso rischia di fermarsi”. Costruire sistemi educativi sostenibili richiede collaborazione tra governi e comunità. “L’educazione non è come costruire una strada: le scuole vivono e respirano grazie all’interazione con la popolazione. È fondamentale analizzare insieme ai Paesi i colli di bottiglia, definire le priorità e creare un percorso a lungo termine”.

Inoltre, l’istruzione si dimostra un potente motore di pace: un anno in più di scuola può ridurre il rischio di conflitti fino al 20%, con effetti ancora più significativi quando le ragazze hanno accesso all’istruzione. Entro il 2040, quasi 900 milioni di giovani nei 91 Paesi partner della GPE entreranno nel mercato del lavoro, evidenziando l’urgenza di investire in questo settore. Il desiderio di Frigenti è chiaro: “Poter dire che una grande maggioranza dei 270 milioni di bambini fuori dalla scuola è rientrata nel percorso educativo e ha avuto la possibilità di costruirsi un futuro migliore: questo per me sarebbe un risultato straordinario”.

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