Secondo i giudici non è stata consultata né ha ottenuto benefici la popolazione che abita il territorio conteso del Sahara occidentale. I trattati prevedono liberalizzazioni su agricoltura e pesca
Annullati gli accordi commerciali del 2019 tra l’Unione europea e il Marocco sulla pesca e sui prodotti agricoli. Questa la decisione adottata il 4 ottobre dalla Corte di giustizia dell’Ue. Alla base della sentenza c’è la constatazione che la popolazione del Sahara occidentale non aveva dato il proprio consenso e che i trattati erano stati conclusi in violazione dei principi di autodeterminazione dei popoli. In merito invece all’accordo sulle misure di liberalizzazione nel settore dei prodotti agricoli, i giudici di Lussemburgo hanno deciso di mantenerle in vigore per dodici mesi, tenendo conto delle gravi conseguenze negative per l’azione esterna dell’Unione che un suo annullamento immediato comporterebbe. Non si tratta della prima occasione in cui i giudici del Lussemburgo censurano gli accordi di Bruxelles col Marocco in violazione dei diritti del popolo Saharawi.
La mancanza di consenso del popolo Saharawi
I giudici hanno ricordato che “alla luce della sua giurisprudenza e sulla base dei principi del diritto all’autodeterminazione e dell’effetto relativo dei trattati”, l’attuazione di un accordo internazionale tra Ue e Marocco nel territorio del Sahara occidentale “debba ricevere il consenso del popolo del Sahara occidentale” e che “tale consenso non è stato prestato” nella situazione specifica. Né la Commissione europea né il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) “hanno consultato il popolo del Sahara occidentale, che è l’unico titolare del diritto all’autodeterminazione per quanto riguarda il territorio del Sahara occidentale, bensì, in sostanza, la ‘popolazione’ di tale territorio, vale a dire i suoi attuali abitanti, la maggior parte dei quali non appartiene a tale popolo” dal momento che “una gran parte di tale popolo è in esilio dagli anni ’70 e ha trovato rifugio in Algeria”.
Privati di diritti e benefici derivanti dall’accordo con l’Ue
La Corte evidenzia anche come l’espressione del consenso del popolo del Sahara occidentale agli accordi “non dovesse essere necessariamente esplicita”, ma può essere ottenuto anche “quando l’accordo in questione non crea un obbligo per tale popolo e quando prevede che tale popolo riceva un beneficio specifico, tangibile, sostanziale e verificabile dallo sfruttamento delle risorse naturali di tale territorio” e “proporzionale al grado di tale sfruttamento”. I giudici hanno precisato che questa presunzione va comunque esaminata in sede giudiziaria quando i legittimi rappresentanti del popolo considerino non soddisfatte queste condizioni.
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“Pur constatando che gli accordi in questione non danno luogo a obblighi giuridici per il popolo del Sahara Occidentale, la Corte rileva al contrario che la seconda condizione non è soddisfatta, poiché tali accordi non conferiscono alcun diritto o beneficio al popolo del Sahara occidentale, in particolare in quanto tale popolo non riceve alcun contributo finanziario per lo sfruttamento delle risorse naturali di tale territorio o delle acque adiacenti a tale territorio in base a tali accordi”, si legge nella sentenza. In questo caso la presunzione non può essere ritenersi valida.
Il popolo del Sahara occidentale
Il Sahara occidentale è un territorio di circa 266mila Kmq, che confina con il Marocco, la Mauritania, l’Algeria e l’oceano Atlantico. Il suo territorio è prevalentemente desertico e comprende due regioni distinte: il Saquia el-Hamra a nord e il Rio de Oro a sud. Il popolo del Sahara occidentale, noto come Saharawi, nasce dalla fusione tra le popolazioni locali di lingua berbera e le tribù arabe Ma’qil, che all’inizio dell’XI secolo invasero la parte settentrionale dell’Africa per giungere, verso il XIII secolo, in Sahara occidentale e in Mauritania. Dopo la fine della colonizzazione spagnola è iniziata una lunga disputa sulla divisione di questo territorio, rivendicato principalmente dal Marocco. Tra il 2020 e il 2021 si sono riaccesi gli scontri e le schermaglie nei territori contesi tra Rabat e le comunità autoproclamatesi indipendenti.
Le misure sui prodotti agricoli
Allo stesso tempo i giudici hanno deciso di mantenere le misure previste dall’accordo sulle misure di liberalizzazione dei prodotti agricoli per un periodo di 12 mesi a partire da oggi, “in considerazione delle gravi conseguenze negative che il suo immediato annullamento comporterebbe per l’azione esterna dell’Ue e per ragioni di certezza del diritto”. Inoltre, la Corte si è pronunciata anche sulla questione dell’identificazione e dell’etichettatura dei meloni e dei pomodori del Sahara occidentale e con una sentenza ha rilevato che “tale etichettatura deve indicare unicamente il Sahara Occidentale come Paese di origine di tali merci, escludendo qualsiasi riferimento al Marocco, al fine di evitare di indurre in errore i consumatori circa la vera origine di tali merci”.