La Germania affronta un problema con i procioni

19.06.2025 11:15
La Germania affronta un problema con i procioni

La diffusione straordinaria dei procioni in Germania e i problemi che ne derivano

Un recente studio condotto da un team di ricerca di Francoforte ha rivelato dati allarmanti riguardo alla popolazione di procioni in Germania. Secondo le stime, il numero di questi animali nel paese varia tra 1,6 e 2 milioni, un dato impressionante considerando che la loro introduzione risale agli anni Trenta del Novecento. La popolazione di procioni è aumentata in modo esponenziale, diventando una questione di gestione ambientale, poiché si tratta di una specie invasiva con potenziali danni per l’ecosistema e le persone, riporta Attuale.

Originario del Nord America, il procione (Procyon lotor) è stato introdotto in Germania durante il periodo nazista per sfruttarne la pelliccia e per scopi venatori. Nel 1934, un allevatore liberò quattro esemplari nella zona dell’Edersee, con l’intento di arricchire la fauna locale e favorire la caccia agli orsi. Da quella introduzione, la popolazione è stata in grado di stabilizzarsi e prosperare, seguita da un’altra fuga di procioni da un allevamento di animali da pelliccia nel 1945.

Le regioni della Germania con la maggiore concentrazione di procioni includono il nord dell’Assia e il nord-est del Brandeburgo, in particolar modo nei dintorni di Berlino, dove si stima che vivano circa mille esemplari. Kassel, situata proprio nell’Assia, è diventata famosa per l’elevato numero di procioni, tanto da guadagnarsi il titolo di “capitale europea dei procioni”, con una stima di circa 30.000 esemplari che coabitano con i suoi 200.000 abitanti, creando una dinamica di amore-odio tra la popolazione locale.

La rapida proliferazione dei procioni può essere attribuita alla loro incredibile adattabilità, capacità riproduttiva e versatilità alimentare. Questi animali si nutrono di un’ampia gamma di alimenti, tra cui ghiande, frutta, insetti e avanzi di cibo, il che ha facilitato la loro diffusione anche in altri paesi europei, Italia inclusa, in particolare lungo il fiume Adda e tra Emilia-Romagna e Toscana.

Uno studio realizzato nel Brandeburgo ha dimostrato che i procioni predano frequentemente uccelli che nidificano a terra, già in declino, e un altro condotto in Polonia occidentale ha evidenziato il loro consumo di molluschi, anch’essi a rischio. Inoltre, spesso si rifugiano in abitazioni, compromettendo strutture e creando disagi ai residenti. Le loro abitudini alimentari li spingono a frugare nei bidoni della spazzatura, con conseguenze sanitarie che possono derivare dal contatto con le loro feci.

Alla luce di questi problemi, nel 2016 i procioni sono stati inclusi nell’elenco delle specie esotiche invasive dall’Unione Europea, un provvedimento che richiede agli stati membri di controllarne la diffusione per motivi ecologici e sanitari. Tuttavia, il controllo della popolazione si sta rivelando complesso.

Daniel Willcox, esperto di carnivori dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, ha affermato che il contenimento dei procioni è estremamente difficile. Alcuni esperti suggeriscono un programma di abbattimenti mirati, ma la questione è controversa. Solo nel 2022 sono stati abbattuti 200.000 procioni, un numero significativamente superiore ai 10.000 degli anni precedenti, ma la loro capacità riproduttiva continua a comporre un serio ostacolo a qualsiasi strategia di controllo.

D’altra parte, la biologa ed esperta di fauna selvatica Carolin Weh ha sottolineato che, sebbene la popolazione si stia espandendo, potrebbe aver già raggiunto la sua capacità portante in alcune aree. Per il responsabile della sicurezza di Kassel, Heiko Lehmkuhl, la premessa di poter eliminare i procioni è illusoria; l’approccio attuale consiste nel convivere con loro, limitando i conflitti. Tra le misure suggerite ci sono la manutenzione delle abitazioni e la corretta gestione dei rifiuti per ridurre le opportunità di nutrizione per questi animali.

In definitiva, la situazione dei procioni in Germania rappresenta un compito complesso e multidimensionale da affrontare, richiedendo un equilibrio tra conservazione e gestione della fauna, insieme a strategie concrete per minimizzare l’impatto di questa specie invasiva sulla vita quotidiana delle persone.

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