La Global Sumud Flotilla avanza verso Gaza: 44 barche e 300 persone in rotta verso la “zona ad alto rischio”

30.09.2025 19:45
La Global Sumud Flotilla avanza verso Gaza: 44 barche e 300 persone in rotta verso la "zona ad alto rischio"

La Global Sumud Flotilla entra in acque ad alto rischio, Israele pronto a intervenire

Nella notte tra martedì e mercoledì, le prime 44 barche della Global Sumud Flotilla, con a bordo circa 300 persone, sono attese per entrare nella “zona ad alto rischio”, un tratto di mare dove Israele ha bloccato precedenti missioni simili. Attualmente, le barche si trovano all’altezza del Cairo, a circa 200 miglia nautiche dalla Striscia di Gaza, e l’area di rischio comincia dalle 100 miglia nautiche dalla costa. Sebbene le imbarcazioni siano ancora in acque internazionali, questi spazi si restringono fino a 12 miglia nautiche dalla costa, riporta Attuale.

L’iniziativa della Global Sumud Flotilla ha un’importanza principalmente politica: mira a rompere il blocco navale imposto da Israele alla Striscia di Gaza dal 2009, per portare cibo e altri beni essenziali alla popolazione palestinese. Dall’inizio del conflitto nel ottobre 2023, questo blocco ha rappresentato uno dei vari modi in cui Israele controlla e ostacola la fornitura di beni ai palestinesi.

In passato, Israele ha sempre bloccato le navi che tentavano di violare il blocco, e in un certo caso ha anche ucciso alcuni attivisti a bordo. Le autorità israeliane hanno confermato l’intenzione di bloccare la Flotilla anche questa volta, pur senza rivelare i dettagli dell’operazione. Fino ad ora, Israele non ha mai affrontato una flotta di tale dimensione. Recentemente, diverse imbarcazioni della Flotilla hanno subito attacchi in porti tunisini o greci, probabilmente da droni. Gli organizzatori hanno accusato Israele di voler sabotare la missione.

Non sono chiare le intenzioni della Flotilla in caso di ordini di fermarsi da parte dell’esercito israeliano. Gli europarlamentari Arturo Scotto e Annalisa Corrado, presenti a bordo di una delle imbarcazioni, hanno dichiarato che le regole d’ingaggio prevedono che gli attivisti si fermino, ma non tornino indietro. Altri attivisti hanno affermato che, finché si trovano in acque internazionali, le barche non si fermeranno e attenderanno di essere bloccate dall’esercito israeliano, con la quasi certezza di essere arrestate.

Giovedì, il canale televisivo israeliano Channel 12 ha riportato che l’esercito prevede di utilizzare un’unità di assalto navale per bloccare le imbarcazioni e salire a bordo, come già avvenuto nel luglio scorso con le barche della Freedom Flotilla Coalition, in cui gli attivisti a bordo erano stati arrestati e deportati in Israele dopo essersi rifiutati di firmare documenti che attestassero la loro entrata illegale nel territorio israeliano.

La fregata della Marina militare italiana Alpino, inviata dal governo italiano per monitorare la situazione della Flotilla, emetterà un ultimo avviso a 150 miglia nautiche dalla costa chiedendo ulteriormente alla flotta di tornare indietro, prima di lasciare che proseguano da sole. Questa decisione è coerente con le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha affermato che la fregata non intende scontrarsi con Israele, considerato un paese amico dal governo italiano.

Un’altra fregata della Marina militare spagnola sta dirigendosi verso la Flotilla. La Spagna ha indicato che non interverrà contro Israele qualora il suo esercito attacchi le barche, rimanendo disponibile solo per soccorrere gli equipaggi coinvolti, ribadendo la sua posizione solidale nei confronti della popolazione palestinese.

Esperti e organizzazioni internazionali sostengono che Israele non abbia il diritto di salire a bordo delle barche civili della Flotilla. In acque internazionali, solo le navi militari dello stesso Stato possono effettuare controlli su altre imbarcazioni. L’azione di Israele, qualora tentasse di fermare le navi in acque internazionali, sarebbe considerata illegale, salvo specifiche situazioni come atti di pirateria.

Israele afferma di avere il diritto di intervenire perché le barche della Flotilla intendono infrangere il blocco navale su Gaza, richiamando il Manuale di San Remo, che autorizza gli stati a fermare navi che minacciano blocchi navali in contesti militari.

La legittimità del blocco navale israeliano è stata oggetto di accesi dibattiti. Una commissione ONU nel 2011 lo considerò legittimo in un contesto di conflitto internazionale, ma questa interpretazione è stata strenuamente contestata da esperti ed organizzazioni internazionali che, oggi, ritengono la situazione a Gaza radicalmente differente da quella di una guerra tra nazioni.

Dopo l’invasione della Striscia di Gaza avvenuta nell’ottobre 2023, il blocco navale ha sollevato ulteriori interrogativi sulla sua legalità. Molte ONG, governi e giuristi affermano che il blocco rappresenti una forma di punizione collettiva nei confronti della popolazione palestinese, in violazione del diritto internazionale.

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