Il 2 giugno ucraini e russi potrebbero incontrarsi di nuovo a Istanbul per scambiarsi le rispettive richieste per la fine della guerra. Lo ha rivelato la parte russa, dopo l’annuncio da parte del capo-delegazione per i negoziati, Vladimir Medinsky, di una telefonata con suo omologo ucraino, il ministro della Difesa Rustem Umerov. Volodymyr Zelensky poco prima aveva anticipato che il contatto tra i due funzionari era effettivamente avvenuto, ma secondo il leader di Kiev l’iniziativa era partita da Umerov.
FONTI vicine al Cremlino sentite da Reuters hanno anticipato che il memorandum di Mosca sarà perentorio e chiederà formalmente «la fine dell’espansione della Nato in Europa dell’est e ai confini della Russia, con un divieto specifico per Ucraina, Moldavia e Georgia e le altre repubbliche ex-sovietiche; la revoca delle sanzioni a Mosca; l’imposizione dello status perpetuo di ‘Paese neutrale’ all’Ucraina; la restituzione (o una soluzione non sfavorevole) per gli asset sovrani russi congelati; la tutela dei russofoni in Ucraina». Non si fa menzione ai territori ucraini occupati, ma Putin e i suoi hanno più volte dichiarato che non accetteranno di privarsene. Il massimalismo delle richieste russe ha un obiettivo chiaro: ottenere una vittoria diplomatica inequivocabile. In caso contrario il Cremlino sarebbe pronto a intensificare la guerra contro l’Ucraina per dimostrare che il rifiuto delle sue condizioni porterebbe a un esito «più doloroso».
«Proprio come gli Stati Uniti, anche la Russia ha i propri interessi nazionali, che per noi e per il nostro presidente sono al di sopra di tutto». Ha spiegato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, in risposta alle accuse di Trump degli ultimi giorni. «Allo stesso tempo» ha aggiunto, «ci sono molte sfumature da discutere che non possono essere sacrificate».
IL TESTO UCRAINO è già pronto ed è stato condiviso con i vertici di Washington. Quello russo invece tarda ad arrivare e «si spiega anche con questo ritardo la crescente impazienza del presidente Usa, che starebbe valutando l’imposizione di nuove sanzioni contro la Russia», sostiene la Cnn. I massicci attacchi dell’aviazione russa iniziati domenica, quando è stata lanciata sulle città ucraine la cifra record di 355 droni, e proseguiti fino alla notte scorsa – almeno 88 lanci, secondo l’aeronautica di Kiev – hanno contribuito a far precipitare la situazione. Trump ha prima dichiarato che Putin è «impazzito», poi lo avvertito che sta «scherzando con il fuoco» e intanto ha affermato che sta «certamente» valutando l’introduzione di nuove sanzioni, ma che al momento «ostacolerebbero i negoziati». «In due settimane sapremo se Putin ci sta prendendo in giro o no», ha dichiarato ieri dalla Casa Bianca. E poi, con un moto d’orgoglio frutto evidente della frustrazione recente ha aggiunto: «Sono molto più tosto io di loro», riferendosi ai russi.
NEL FRATTEMPO i funzionari dei due presidenti si sono lanciati stoccate sempre più taglienti, spesso via social media. Ieri l’ex-presidente e vice-capo del Consiglio di sicurezza russo Medvedev ha scritto su Twitter: «Conosco solo una cosa davvero brutta: la Terza Guerra mondiale. Spero che Trump lo capisca!». Si trattava di una risposta alle dichiarazioni di Trump, secondo il quale «se non fosse stato per me, alla Russia sarebbero già successe un sacco di cose davvero brutte». Al falco di Mosca ha risposto l’inviato speciale degli Usa per l’Ucraina, Keith Kellogg: «Alimentare paure di una Terza Guerra mondiale è un commento sconsiderato e indegno di una potenza mondiale. Attendiamo ancora il vostro memorandum promesso una settimana fa. Cessate il fuoco ora». Per il consigliere del Cremlino, Yuri Ushakov, si tratta invece di scarsa consapevolezza: «Il presidente Trump non è sufficientemente informato sugli attacchi ucraini alle città russe e non capisce che i bombardamenti russi prendono di mira invece solo infrastrutture militari e industrie della difesa».
Putin, dal 13° summit internazionale degli alti rappresentanti per le questioni di sicurezza, non ha lasciato adito a dubbi: «L’ho già detto e ribadisco la nostra fiducia che la nuova architettura di sicurezza sia uguale e indivisibile, il che significa che tutti gli stati devono avere solide garanzie di sicurezza nazionale, non a scapito degli interessi degli altri».
DA BERLINO, dove è arrivato ieri per incontrare il cancelliere Merz e il presidente Steinmeier, Zelensky ha provato a rilanciare subito: «Se Putin non è a suo agio con un incontro bilaterale, o se tutti vogliono che sia un incontro trilaterale, non mi dispiace. Sono pronto per qualsiasi formato». Ma Mosca non vuole saperne per ora. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, è tornato a spiegare che tale vertice sarebbe possibile, ma solo dopo «accordi concreti tra le due delegazioni su diversi fronti». Neanche a Trump la proposta è piaciuta: «Doveva avvenire settimane fa» ha dichiarato il tycoon, «ora non ne vedo il motivo».