L’esecutivo si spacca sulla proposta presentata dal partito di estrema destra Sd di aumentare il sussidio di emigrazione volontaria
Pagare più soldi ai migranti che sono disposti a lasciare la Svezia e tornare nel loro Paese di origine. È questa la proposta del partito di estrema destra Democratici di Svezia (SD), che sta dividendo il governo di Stoccolma. “Crediamo che ci siano molte persone che preferirebbero tornare a casa, ma che potrebbero aver bisogno di un piccolo aiuto lungo il percorso”, ha dichiarato Ludvig Aspling, portavoce di Sd, che appoggia esternamente l’attuale governo composto da Moderati, Cristiano Democratici e Liberali. Alla ripresa delle sedute del Parlamento svedese ieri (10 settembre), la questione relativa all’aumento dell’aiuto volontario alla migrazione ha causato forti tensioni tra i liberali e i Democratici svedesi.
La proposta
Il partito di estrema destra Sd vorrebbe ottenere un aumento dell’indennità offerta ai residenti nati al di fuori della Svezia che decidono di lasciare il Paese, sulla falsariga del sistema danese, al fine dunque di convincere gli stranieri a rientrare nelle loro nazioni d’origine o ad andarsene altrove.
L’attuale compenso di rimpatrio valido in Svezia ammonta a 10mila corone svedesi che equivalgono a 873 euro, una cifra irrisoria rispetto a quella dei vicini danesi dove, come riporta Euractiv, le persone che lasciano il Paese in modo permanente possono ricevere un’indennità fino a 330mila corone danesi, cioè ben 44mila euro. E così l’utilizzo di tale strumento è dunque rimasto minimo: solo una persona ne ha usufruito nel 2023 contro le 300 della Danimarca.
Nel 2023 il governo di Stoccolma aveva assegnato ad un ricercatore ad hoc di indagare sulle modalità che incoraggerebbero l’emigrazione di un maggior numero di persone che vivono in Svezia ma che hanno forti legami con un altro Paese. La ricerca risulta in linea con l’impegno della coalizione di elaborare un nuovo sistema di rimpatrio.
Secondo il governo, le persone interessate sarebbero coloro che non sono riuscite ad integrarsi nella società svedese per quanto riguarda la lingua, l’autosufficienza o altri fattori culturali. Il ricercatore appuntato dal governo, Joakim Ruist, economista nel campo della migrazione globale, si è detto contrario alla proposta avvertendo che tale politica avrebbe uno scarso impatto economico oltre ad avere effetti negativi sull’integrazione.
I liberali hanno sostenuto la posizione di Ruist e quindi frenano e no vogliono inserire il tema all’ordine del giorno. Contrarissimi i giovani del partito, con un esponente dell’Associazione dei giovani del Partito Liberale (Luf) che ha invitato i la formazione politica ad opporsi fermamente alla proposta. Secondo il loro presidente, Anton Holmlund, l’idea dei Democratici di Svezia manderebbe un pessimo messaggio a tutti coloro che vorrebbero integrarsi.
I liberali sono contrari
“Questo manda un pessimo segnale a tutti coloro che vogliono restare e vogliono integrarsi. Qui il governo dice che non si deve restare. Idealmente, vogliamo pagarvi per andarvene. Questo è un segnale completamente sbagliato e non aiuterà l’integrazione in Svezia”, ha dichiarato.