Le nuove “chiatte speciali” della Cina sono un segnale dell’invasione di Taiwan

14.03.2025
Le nuove "chiatte speciali" della Cina sono un segnale dell'invasione di Taiwan
Le nuove "chiatte speciali" della Cina sono un segnale dell'invasione di Taiwan

Il limite geografico per l’invasione, posto dalle acque che dividono la Cina continentale dall’isola, potrebbe essere presto superato. E questo grazie a una flotta di chiatte adatte a effettuare potenziali sbarchi anfibi

L’esercito cinese, si sa, si starebbe preparando a un’invasione di Taiwan, la “provincia ribelle” che il leader Xi Jinping minaccia di portare sotto il suo controllo entro il 2047, senza escludere l’uso della forza militare. L’idea è stata riproposta dal premier cinese Li Qiang durante il discorso di apertura della plenaria annuale dell’Assemblea nazionale del popolo, in cui ha ribadito la “fermezza” della Cina nel portare avanti la “riunificazione” con Taiwan. Rispetto al 2024, però, i toni sembrano meno duri del solito e non segnalano una maggiore urgenza.

Ma determinata a proseguire il suo processo di “riunificazione” dell’isola, Pechino attua diverse strategie militari. Le periodiche esercitazioni attorno a Taiwan e l’accerchiamento navale, che gli strateghi e gli analisti hanno definito “strategia dell’anaconda”, sono solo un esempio. Il limite geografico per l’invasione, posto dalle acque che dividono la Cina continentale da Taiwan, potrebbe essere presto superato. E questo grazie a una flotta di chiatte speciali adatte a effettuare potenziali sbarchi anfibi.

Le chiatte equipaggiate con ponti stradali estremamente lunghi

Ma facciamo un passo indietro. Nelle ultime settimane, diversi analisti militari hanno registrato una dinamica particolare nei cantieri navali della città cinese di Guangzhou, nella provincia meridionale del Guangdong: l’accumularsi di numerose chiatte equipaggiate con ponti stradali estremamente lunghi, che Pechino vuol tenere ben nascosta. Una recente analisi di Naval News, basata su immagini satellitari e fonti OSINT, ha rivelato che sei di queste chiatte sono in fase di assemblaggio presso il cantiere navale statale Guangzhou Shipyard International. Le immagini evidenziano la capacità di queste piattaforme di creare strutture temporanee per lo sbarco di mezzi e truppe, ampliando le opzioni strategiche della Cina in scenari di conflitto.

Come dimostra l’infografica prodotta da Naval News, le chiatte sono dotate di una piattaforma aperta sul retro, che permette l’attracco di altre navi e il carico e scarico di veicoli e materiali pesanti, tra cui carri armati e camion. Qui attraccherebbero i traghetti roll-on/roll-off, imbarcazioni commerciali che possono essere riutilizzate per il trasporto militare, una tipologia di navi su cui la Cina sta investendo molto.

L'infografica prodotta da Naval News
L’infografica prodotta da Naval News

Queste chiatte, come dimostrano le immagini, sono equipaggiate con pilastri retrattili, detti “jack-up”, che ne assicurano la stabilità anche in condizioni meteorologiche avverse. I modelli in questione sono dotati di rampe estendibili oltre 120 metri, progettate per trasportare equipaggiamenti pesanti, come carri armati, direttamente dalle navi a strade costiere o superfici solide oltre le spiagge. Questa lunghezza permette alle navi di operare in acque relativamente profonde, facilitando il carico e lo scarico di soldati e mezzi su aree fuori dalla zona costiera.

La cosa più interessante riguarda il modo in cui queste chiatte vengono dispiegate. Inizialmente, gli analisti ritenevano che le piattaforme di dimensioni diverse sarebbero state utilizzate indipendentemente, creando dighe mobili di varie grandezze verso la testa di ponte. Tuttavia, come analizzato da Tom Shugart, ricercatore del think tank Center for a New American Security (CNAS), le chiatte potrebbero essere accoppiate per formare un ponte lungo circa 850 metri.

Un altro aspetto interessante è il modello di queste chiatte, che sono autoelevatrici. Una tipologia simile è stata utilizzata dagli Stati Uniti per fornire aiuti umanitari alla Striscia di Gaza, che però è stata danneggiata da una tempesta, mettendo in luce le vulnerabilità di tali strutture in condizioni meteorologiche avverse.

Il nuovo sistema sviluppato dalla Cina potrebbe rappresentare una svolta tecnologica in questo campo. Il sistema cinese (visibile nel video sottostante) utilizza una serie di pontili galleggianti dotati di supporti idraulici (appunto i “jack-up”) che sollevano le piattaforme sopra il livello dell’acqua, rendendole più stabili e in grado di resistere in condizioni avverse. A differenza del ponte statunitense, quello cinese è progettato per rimanere operativo anche con mare mosso, garantendo un flusso costante di merci, veicoli e personale. Come si può vedere dalle immagini del video, la chiatta più vicina alla spiaggia (collocata probabilmente nella città di Zhanjiang) ha quattro prominenti gambe di sollevamento, la seconda chiatta ne ha sei e la terza e ultima sembra averne otto.

Lo sviluppo di queste piattaforme evidenzia come la Repubblica Popolare Cinese stia impiegando risorse marittime, apparentemente civili, per sostenere le operazioni anfibie della Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione, destinate a obiettivi strategici come Taiwan e altre aree nell’Indo-Pacifico. Gli analisti intervistati da Naval News hanno confermato l’ipotesi dell’impiego di queste unità in un’operazione militare contro Taiwan. Secondo gli esperti, “qualsiasi invasione di Taiwan dalla terraferma richiederebbe un numero elevato di navi per trasportare rapidamente personale e attrezzature attraverso lo stretto, in particolare risorse terrestri come veicoli blindati”. Inoltre, è stato sottolineato che queste navi potrebbero risolvere alcuni dei principali ostacoli noti a chi ha analizzato l’eventualità di un’invasione, considerando che solo poche spiagge di Taiwan sono adatte a uno sbarco anfibio, e quindi altamente difese.

Cresce il numero delle navi d’assalto anfibie cinesi

A questo si registra lo sviluppo della flotta anfibia cinese, che ha registrato una crescita significativa grazie all’introduzione delle navi d’assalto anfibie Type 075 e Type 076. Al momento, sono già operative tre navi Type 075: la Hainan, la Guangxi e la Anhui, entrate in servizio rispettivamente nel 2021 e nel 2022, con una quarta nave varata a dicembre 2023. La rapida costruzione di queste unità, avviata nel 2018, testimonia l’efficienza del programma navale cinese. La Type 076, pur essendo ancora in fase di sviluppo, ha visto il varo di una nave nel dicembre 2024, con previsione di ulteriori unità nei prossimi anni, orientate a potenziare le capacità di droni e aviazione per operazioni anfibie avanzate. A supporto di queste navi, la Cina ha anche sviluppato gli hovercraft di tipo 726, noti come Yuyi, che permettono il rapido trasporto di truppe e attrezzature attraverso acque poco profonde. Attualmente, una dozzina di questi mezzi è in servizio, con nuove unità che entrano regolarmente nella flotta.

Questa strategia di modernizzazione, che combina navi d’assalto di grande capacità e imbarcazioni più piccole, consente all’Esercito Popolare di Liberazione di effettuare sbarchi multipli e di proiettare la propria forza ben oltre le difese costiere, grazie anche all’uso di chiatte speciali e traghetti civili roll-on/roll-off per trasportare veicoli e truppe direttamente sulle coste più difficili da raggiungere.

Taiwan ripristina i giudici militari per combattere lo spionaggio cinese

Il governo di Taipei, scettico nei confronti di Pechino, ha accelerato i preparativi per una possibile invasione anfibia cinese attraverso acquisti di armi dagli Stati Uniti, aggiornamenti militari e lo sviluppo di armi domestiche, come missili da crociera. Tuttavia, le chiatte speciali cinesi non sono la risposta ai limiti delle forze militari di Pechino, perché restano vulnerabili a causa della loro bassa velocità, della mancanza di difese e della loro esposizione durante lo scarico. La capacità di Taiwan di rilevare e rispondere tempestivamente ai movimenti delle chiatte speciali dipende da un solido sistema di intelligence, sorveglianza e ricognizione e dalle sue difese stratificate, rappresentate da missili, droni e artiglieria.

Ma l’allerta resta alta. In risposta alla crescente minaccia rappresentata da Pechino, il governo taiwanese ha deciso di ripristinare i processi per spionaggio e collaborazione con le autorità cinesi, in linea con la legge anti-infiltrazione. La Cina è ora inclusa tra le “forze straniere ostili”, contro cui verranno adottate misure preventive. Parte del piano in 17 punti annunciato dal presidente William Lai include il monitoraggio severo della propaganda pro-Cina, con un’azione mai vista prima, come la recente revoca della residenza a una influencer cinese sostenitrice dell’appartenenza di Taiwan alla Repubblica Popolare.

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