I Patrioti di Vannacci puntano alla presidenza della commissione che si occupa dell’indipendenza di giornalisti e media. I Verdi hanno i numeri, ma potrebbero esserci sorprese
L’estrema destra vuole mettere le mani sulla cultura a Bruxelles. E l’interesse non è di poco conto, visto che in questo ambito ricadono anche decisioni delicate sulla libertà di stampa e l’indipendenza dei media. Ad aver puntato alla presidenza della commissione Cultura è il gruppo “Patrioti d’Europa”, fondato in questa legislatura dal presidente ungherese Viktor Orban e guidato dal francese Jordan Bardella del Rassemblement National. Di questa famiglia fa parte anche la Lega, che ha ottenuto la vicepresidenza con Roberto Vannacci.
Il voto è fissato per martedì 23 luglio e gli eurodeputati della “maggioranza von der Leyen” (popolari, socialisti e liberali, insieme ai verdi) hanno già formato un blocco per impedire che l’estrema destra acceda a queste cariche di vertice, ma le soprese sono inevitabili. In Italia il tema dell’indipendenza dei giornalisti e del media è di particolare attualità, tenuto conto delle numerose polemiche connesse a TeleMeloni e alle ingerenze del governo guidato da Giorgia Meloni sull’informazione della televisione pubblica, ma non solo.
Indipendenza dei media a rischio
La legge che più solleva preoccupazione è lo European Media Freedom Act, l’insieme di misure pensate per assicurare l’indipendenza dei media in Europa. Nella scorsa legislatura è stato il dossier di maggior rilievo trattato dalla commissione Cultura, questo mandato sarà in parte dedicato all’ attuazione e al monitoraggio delle norme introdotte. L’allarme è stato lanciato dalla Federazione Internazionale dei Giornalisti. “Consentire ai Patrioti di presiedere questo gruppo cruciale significherebbe trasmettere il messaggio che è accettabile minare i principi della libertà dei media”, ha dichiarato a Euronews Pamela Morinière, responsabile della comunicazione della Federazione.
La commissione si occuperà anche di una revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi dell’Ue, che punta ad un monitoraggio dei contenuti trasmessi, stabilendo una serie di limitazioni negli interessi del pubblico. La norma spazia dalla limitazione di contenuti giudicati dannosi per i bambini alle pubblicità, per impedire ad esempio quelle ingannevoli per i consumatori.
Gli altri dossier di cultura
Tradizionalmente gli eurodeputati che si occupano di cultura sono impegnati anche nella revisione del bilancio Erasmus+, grazie ai quali gli studenti possono studiare e lavorare in diversi Stati membri, e dei programmi di finanziamento culturale (Europa creativa). Curano il premio Premio Lux, connesso ai Lux Audience Awards (votati dal pubblico), due premi cinematografici che valorizzano film su temi di impegno sociale, come la tutela dei diritti umani, la riduzione delle diseguaglianze economiche e la protezione dell’ambiente. Altre relazioni prodotte dalla commissione riguardano l’istruzione, così come gli elementi identitari della popolazione europea.
In questo caso c’è spazio per vivaci scontri tra una visione che riduce l’Europa ad un blocco compatto frutto di monolitiche tradizioni cristiano-giudaiche, e visioni alternative più sfaccettate e complesse che guardano all’evoluzione della cittadinanza europea, accogliendone le nuove istanze e caratteristiche. Secondo il Forum europeo della gioventù tutti questi programmi (e i fondi annessi) aiutano a sviluppare una cultura di maggiore tolleranza. Lasciare la commissione nelle mani degli euroscettici sarebbe un grave errore, hanno commentato.
Il ruolo del presidente e i numeri della commissione
La carica di presidente della commissione Cultura, come delle altre, ha una portata simbolica ma anche pratica. La persone eletta rappresenta l’incarico presso le altre istituzioni europee, così come negli incontri degli eurodeputati all’estero; ci sono poi gli impegni più organizzativi, in cui rientra anche la gestione dei dibattiti e la possibilità di accesso o meno dei giornalisti alle riunioni. E le spetta risolvere le controversie sui dossier che prevedono competenze condivise tra varie commissioni.
Alla presidenza puntano ad una riconferma i Verdi, che candideranno Nela Riehl, eurodeputata tedesca del partito Volt. Tecnicamente avrebbe a suo favore i numeri della maggioranza (Ppe, S&D, Renew), insieme a quelli ecologisti. Sarebbero 19 eurodeputati su 30, ma i Verdi non sono strutturalmente parte della maggioranza “Ursula 2.0” e hanno solo due membri. Forza Italia (Ppe) ha già fatto sapere che non voterà i presidenti dei Verdi per le commissioni parlamentari. I Patrioti di Vannacci hanno invece 4 eurodeputati, a cui potrebbero sommarsi quelli di Riformisti e conservatori (3) e di Europa delle Nazioni (2). Trattandosi però di una riunione tra pochi membri, dove ci sono spesso astensioni come potrebbe decidere di fare Fi, un colpo di mano dell’estrema destra non è escluso.