Le operazioni del Corpo Africano mostrano la strategia di espansione russa nel Sahel

08.12.2025 14:00
Le operazioni del Corpo Africano mostrano la strategia di espansione russa nel Sahel
Le operazioni del Corpo Africano mostrano la strategia di espansione russa nel Sahel

Nuove denunce di violenze mentre la Russia consolida la propria presenza militare

Il 7 dicembre 2025 Associated Press ha rivelato che il nuovo Corpo Africano russo, subentrato al gruppo Wagner, è coinvolto in gravi violenze contro i civili in Mali, comprese decapitazioni e stupri, operando con le forze maliane nella lotta ai gruppi estremisti. Le testimonianze dei rifugiati e i resoconti sul terreno, inclusi quelli esaminati nel reportage di Associated Press, indicano che la nuova formazione replica le tattiche del suo predecessore, nonostante le aspettative di una condotta meno brutale.

Continuità operativa tra Wagner e il nuovo Corpo Africano

Nella vasta area del Sahel, divenuta una delle regioni più letali al mondo per l’estremismo, i governi militari di Mali, Burkina Faso e Niger hanno sostituito i partner occidentali con Mosca nella speranza di rafforzare la sicurezza interna. Ma secondo rifugiati e analisti, il Corpo Africano ha instaurato un ambiente di terrore analogo a quello creato da Wagner, aggravato dall’assenza di controllo statale su territori remoti. La stessa presenza russa, ufficialmente mai riconosciuta dal governo maliano, è invece celebrata dai media statali di Mosca come missione di «protezione» contro i terroristi, mentre il ministero degli Esteri russo conferma che il reparto opera «su richiesta» delle autorità locali.

Abusi sistemici e responsabilità diretta della Russia

Le violenze attribuite ai combattenti russi si sono moltiplicate dal 2021, quando Wagner iniziò a sostenere l’esercito maliano in cambio di un compenso mensile stimato in circa 10 milioni di dollari. Dopo la morte di Evgenij Prigožin nel 2023, Mosca ha sviluppato il Corpo Africano come struttura parallela sotto il controllo del ministero della Difesa, elemento che secondo gli esperti rafforza l’attribuibilità degli abusi allo Stato russo. L’analisi condotta da specialisti di diritto internazionale evidenzia una continuità sorprendente in personale, tattiche e simboli tra le due formazioni, suggerendo un’operazione di riorganizzazione più che di reale riforma.

Effetti regionali: migrazioni forzate e instabilità crescente

Le testimonianze raccolte in Mauritania e nei campi per sfollati descrivono un’ondata di violenze che costringe decine di migliaia di civili a fuggire. Questi nuovi flussi migratori rischiano di estendersi anche verso l’Europa, aggiungendosi alle pressioni umanitarie e alla fragilità dei sistemi sociali dei Paesi di destinazione. Nei territori dove operano gli istruttori russi insieme all’esercito maliano aumentano le accuse di torture, esecuzioni sommarie e fosse comuni, alimentando cicli di radicalizzazione e sfiducia nelle istituzioni statali.

L’Africa come laboratorio per le operazioni ibride russe

Oltre alla dimensione militare, la Russia utilizza il continente come piattaforma per campagne di disinformazione, sostegno a regimi autoritari e operazioni ibride. Le tecniche sperimentate nel Sahel – dalla propaganda digitale al rafforzamento di élite militari locali – trovano già applicazione nello spazio euro-atlantico, contribuendo a vulnerabilità politiche e alla diffusione di narrazioni filorusse. La combinazione di instabilità locale e interferenze esterne crea un terreno fertile per gruppi terroristici che possono espandere la propria presenza oltre i confini africani.

Implicazioni globali e necessità di una risposta coordinata dell’Occidente

Il deterioramento della sicurezza nel Sahel, amplificato dalle attività del Corpo Africano, comporta rischi diretti per l’Europa e gli Stati Uniti. La Russia sfrutta il vuoto istituzionale e la fragilità dei governi per ampliare la propria influenza e deviare l’attenzione internazionale dalla guerra in Ucraina. Il mancato contrasto a queste dinamiche potrebbe intensificare crisi umanitarie, terrorismo, manipolazione informativa e instabilità politica su scala globale. Per questo, analisti e organizzazioni per i diritti umani sollecitano l’Occidente a considerare l’Africa come una componente centrale nel confronto strategico con Mosca, rafforzando il sostegno ai governi democratici e alle società civili del continente.

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