Sanzioni sportive a Israele: un dibattito crescente tra le istituzioni europee
Le organizzazioni sportive sono state a lungo in una posizione incerta riguardo all’esclusione di atleti israeliani dalle competizioni internazionali, contrariamente a quanto avvenuto a partire dal 2022 dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Tuttavia, dopo venti mesi di conflitto tra Israele e Gaza, anche nel mondo dello sport si sta assistendo a un cambiamento di atteggiamento nei confronti di Israele, come riporta Attuale.
Alla fine di maggio, il commissario per lo Sport dell’Unione Europea, Glenn Micallef, ha per la prima volta assunto una posizione chiara sulla questione. Rispondendo a una domanda di Politico riguardo alla possibilità di sanzioni sportive a Israele per le sue azioni a Gaza, Micallef ha affermato che non dovrebbe esserci «nessuno spazio» nelle competizioni per chi non condivide i valori europei.
Sebbene non abbia menzionato direttamente Israele, è stato significativo che un politico europeo di alto profilo abbia parlato pubblicamente della possibilità di sanzionare le federazioni sportive israeliane. Micallef ha sottolineato che le istituzioni sportive hanno l’autonomia nelle loro decisioni, ma i rappresentanti dell’Unione Europea hanno «il dovere e la responsabilità» di intervenire su questo tema.
Le dichiarazioni del commissario sono arrivate a pochi giorni da un controverso congresso della FIFA, nel quale non era stata esaminata la richiesta della federazione calcistica palestinese di sanzionare l’Israeli Football Association (IFA). A maggio 2024, la federazione palestinese aveva presentato un dossier con accuse contro Israele, ma il processo è ancora in fase di revisione da parte della FIFA.
Già in passato, la decisione sulle sanzioni era stata posticipata più volte. L’ultimo aggiornamento risale a ottobre 2024, quando la FIFA ha confermato di aver avviato un’indagine riguardo alle presunte discriminazioni basate sul conflitto. Durante il congresso del 15 maggio, la vicepresidente della PFA, Susan Shalabi, ha espresso preoccupazioni riguardo alla mancanza di chiarezza su tale indagine e sul fatto che non si fosse ancora votato riguardo a eventuali sanzioni contro Israele.
Le richieste della federazione palestinese si fondano su due principali accuse: la prima è che l’IFA discriminerebbe gli atleti palestinesi, compresa la distruzione delle infrastrutture sportive a Gaza; la seconda riguarda la presenza di squadre affiliate all’IFA nelle colonie in Cisgiordania.
Questo secondo aspetto è particolarmente rilevante e oggetto di discussione dal 2016: la Cisgiordania è una delle due regioni abitate dalla popolazione palestinese, insieme alla Striscia di Gaza, ed è occupata illegalmente da Israele dal 1967 attraverso la costruzione di colonie. Queste colonie non sono riconosciute dalla comunità internazionale e continuano a espandersi, nonostante la Corte Internazionale di Giustizia le abbia dichiarate illegali nel luglio 2024.
Nel dibattito ci sono anche squadre di calcio situate nelle colonie, sei delle quali hanno ottenuto il riconoscimento ufficiale dall’IFA e sono state ammesse a partecipare alle competizioni nazionali israeliane. La PFA sostiene che questo costituisca una violazione dei regolamenti FIFA, che vietano il riconoscimento di società sportive localizzate in territori stranieri senza il consenso della federazione locale. Un precedente simile si è avuto nel 2014 quando la UEFA ha negato alla Russia di riconoscere i club della Crimea, regione ucraina annessa unilateralmente.
Ci sono stati richieste di esclusione di Israele o atleti israeliani anche in altri sport, con effetti minimi. Nel gennaio 2024, la partecipazione di Israele alle competizioni internazionali di hockey su ghiaccio è stata bloccata dall’International Ice Hockey Federation (IIHF), ufficialmente per “ragioni di sicurezza” legate al conflitto a Gaza. Tuttavia, Israele ha contestato questa decisione, considerandola discriminatoria, e pochi giorni dopo l’IIHF ha ribaltato il proprio provvedimento.
Un mese dopo, le giocatrici della squadra di basket femminile irlandese si erano rifiutate di stringere la mano alle avversarie israeliane prima di un incontro. Sempre a febbraio 2024, il movimento politico Democracy in Europe Movement 2025 (noto come DiEM25) ha raccolto circa 70mila firme per una petizione che chiedeva al Comitato Olimpico Internazionale di escludere Israele dai Giochi Olimpici, iniziativa che non ha avuto seguito, permettendo agli atleti israeliani di partecipare regolarmente alle Olimpiadi di Parigi 2024.
Tuttavia, il calcio è lo sport in cui queste forme di protesta si sono manifestate con maggiore evidenza, anche per la sua diffusione e per l’attivismo delle tifoserie, specialmente nei paesi a maggioranza musulmana, più vicini alla causa palestinese. Nel marzo 2023, le autorità indonesiane avevano vietato alla squadra Under 20 maschile di Israele di partecipare al mondiale categoria, portando la FIFA a spostare la competizione in Argentina.
Nei primi mesi del 2025, una campagna globale denominata “Show Israel the Red Card” ha mobilitato numerose tifoserie in tutto il mondo, invitando a esporre messaggi contro la partecipazione di Israele ai tornei internazionali. Hanno aderito 180 squadre in 38 paesi, seguendo l’iniziativa lanciata dalla Green Brigade, un noto gruppo ultras del Celtic Glasgow legato alla comunità irlandese, storicamente schierata a favore della causa palestinese.
In Italia, la campagna ha riscosso particolare successo, con numerose adesioni anche nelle serie minori e professionistiche, coinvolgendo tifoserie come quelle dell’Empoli e del Pisa. Questo consenso è emerso anche in occasione del Giro d’Italia, dove si sono visti messaggi a sostegno della Palestina.
Il prossimo autunno si svolgeranno due partite tra la Nazionale italiana di calcio e quella israeliana per le qualificazioni ai Mondiali del 2026. L’Italia ospiterà Israele il 14 ottobre, a un anno esatto dalla sfida di Udine. Prima della partita scorsa, si era tenuta una manifestazione di protesta che aveva visto la partecipazione di circa 2.000 persone. Finora, la Federazione calcistica italiana non si è espressa riguardo a possibili sanzioni a Israele, mantenendo una posizione simile a quella del governo italiano.
È importante notare che pochissime associazioni nazionali nel mondo hanno sostenuto esplicitamente la richiesta della federazione palestinese. In Europa, solo Lise Klaveness, presidente della federazione norvegese, ha condannato pubblicamente gli attacchi israeliani a Gaza. Questo è un fattore chiave, poiché, se la FIFA decidesse di procedere con un voto per eventuali