L’Europa mira a ridurre il prezzo massimo del petrolio russo, ma l’incognita Trump persiste.

11.06.2025 16:47
L'Europa mira a ridurre il prezzo massimo del petrolio russo, ma l'incognita Trump persiste.

L’Unione Europea sta considerando di abbassare il limite del prezzo per il petrolio russo da 60 a 45 dollari al barile, nel tentativo di limitare le risorse finanziarie disponibili per Vladimir Putin, destinate a sostenere l’invasione dell’Ucraina. Questa proposta è stata annunciata dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, in concomitanza con un nuovo pacchetto di sanzioni, il diciottesimo, volto a spingere la Russia a porre fine alla guerra, riporta Attuale.

Entrate ridotte

Kaja Kallas, capo della diplomazia europea, ha evidenziato come il limite attuale di 60 dollari abbia già portato a una riduzione del 30% delle entrate petrolifere di Mosca, fondamentali per finanziare il conflitto in Ucraina. Nonostante ciò, la Russia ha creato una flotta di petroliere “fantasma”, stimata in oltre 500 navi, in grado di eludere le sanzioni imposte dall’Unione Europea.

Così Mosca ha costruito la sua ‘flotta fantasma’ e continua a vendere indisturbata petrolio

In un contesto in cui il prezzo del petrolio sul mercato sta diminuendo, passando dai circa 90/100 dollari al barile nel 2022 a circa 65 euro, molti considerano il tetto di 60 euro ormai troppo elevato e non più efficace, spingendo Bruxelles a proporre un ulteriore abbassamento.

Il 18esimo pacchetto di sanzioni include anche misure drastiche come il divieto di tutte le transazioni con i gasdotti Nord Stream 1 e 2 e l’interruzione dell’accesso al sistema Swift per ulteriori 22 banche russe.

Von der Leyen ha dichiarato in conferenza stampa che “l’obiettivo della Russia non è la pace, ma estendere la propria influenza; la forza è l’unico linguaggio che comprendono”.

Serve l’ok di Trump

Tuttavia, von der Leyen ha chiarito che il limite di prezzo per il petrolio non sarà una misura imposta a livello comunitario, ma sarà oggetto di discussione durante il G7, in programma in Canada dal 15 al 17 giugno. Ha sottolineato che è necessario un approccio unito per continuare ad applicare questa misura, che ha riscosso successo. È però incerto come reagiranno gli Stati Uniti, specialmente sotto la leadership di Donald Trump.

Sul tema del tetto al prezzo del petrolio, la von der Leyen ha evidenziato l’importanza della coordinazione nel G7, anticipando una discussione interessante in Canada, dato che la diminuzione del prezzo del petrolio solleva interrogativi sull’efficacia di tale misura.

Il Consiglio dell’Unione Europea per gli Affari esteri discuterà a breve il 18esimo pacchetto di sanzioni, ma l’approvazione potrebbe risultare complessa, con Ungheria e Slovacchia pronte a esercitare il loro diritto di veto per ostacolare l’introduzione di nuove restrizioni contro la Russia.

Come funziona il “price cap”

Introdotto nel dicembre 2022 dal G7, dall’Unione Europea e dall’Australia, il “price cap” non rappresenta un embargo, ma un meccanismo complesso pensato per colpire le finanze del Cremlino senza destabilizzare i mercati energetici globali. Questo sistema consente alle compagnie occidentali di continuare a fornire servizi essenziali, come assicurazioni e trasporti marittimi, ma con la condizione che il prezzo d’acquisto non superi la soglia stabilita di 60 dollari al barile.

Questa strategia mira a privare la Russia di miliardi di dollari derivanti dalla vendita di idrocarburi, fondamentali per finanziare le operazioni belliche in Ucraina, costringendo Mosca a svendere il proprio petrolio o a sostenere spese considerevoli per gestire una “flotta ombra”. Allo stesso tempo, mantenendo una parte dell’offerta russa sul mercato, si cerca di prevenire picchi nel costo del petrolio che potrebbero danneggiare i consumatori e le economie mondiali.

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