Il Fenomeno delle Grandi Dimissioni in Italia
Roma, 15 giugno 2025 – In un grande magazzino di Bologna, si osserva un’unica cassa aperta su quattro, con una coda interminabile di clienti in attesa. Le spiegazioni non mancano: “Ieri, tre dipendenti si sono dimessi e domani ci saranno colloqui per le nuove assunzioni”. Questo fenomeno non è più considerato un tabù e i dati parlano chiaro; non abbiamo ancora superato il fenomeno delle Grandi dimissioni, che ha colpito il mondo post-Covid. Nel 2024, oltre 1,2 milioni di lavoratori a tempo indeterminato hanno lasciato il proprio impiego, con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, attestandosi su 1.238.002 dimissioni. Questo suggerisce una certa stabilità, riporta Attuale.
Ma ci si chiede se questo dato sia ormai ‘strutturale’ e cosa significhi realmente. Le risposte sono complesse, ma gli indicatori concordano almeno su un aspetto: le generazioni più giovani aspirano a una qualità della vita e a un benessere psico-fisico, rifiutando contesti lavorativi considerati tossici.
Secondo Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, le dimissioni volontarie devono essere viste come un “segno assolutamente positivo”. Spesso in Italia prevalgono luoghi comuni che generano preoccupazione, ma De Luca suggerisce che stiamo un po’ americanizzando il mondo del lavoro. Dallo scoppio della pandemia, i giovani mostrano una crescente attenzione alla conciliazione tra vita professionale e personale. Se un tempo si entrava in un’azienda e ci si aspettava di andare in pensione lì, oggi non è più così. Le Grandi dimissioni non devono allarmarci, poiché il fenomeno offre spunti interessanti di riflessione.
Le ragioni alla base di queste dimissioni si orientano verso scelte più consapevoli. Molti cercano un’occupazione più vicina a casa per guadagnare ore preziose nella propria vita. Allo stesso modo, c’è chi è attratto da aziende che offrono vantaggi come un buon welfare. La ricerca non riguarda solo un incremento salariale, ma spesso si tratta di trovare una posizione che migliori la qualità della vita. Le proiezioni demografiche stimano una riduzione di 5 milioni di persone tra i 15 e i 64 anni entro il 2040; di conseguenza, si prevede una crescente competizione tra le aziende per attrarre e trattenere le risorse umane.
Marino Mazzini, segretario confederale della Cisl nella Città metropolitana di Bologna, afferma con certezza che i giovani sotto i 35 anni mettono al primo posto la conciliazione dei tempi vita-lavoro e la soddisfazione personale, prima di qualsiasi considerazione economica. Di conseguenza, cercano attivamente opportunità che offrano, ad esempio, la possibilità di lavorare in smart working o di ridurre l’orario di lavoro. Questo fenomeno è evidente anche nel settore dei metalmeccanici, dove le aziende si trovano di fronte a un alto turnover del personale, il che può creare seri problemi a lungo termine.
Un dato preoccupante emerge dal recente studio condotto dall’Osservatorio HP Innovation Practice del Politecnico di Milano, che rivela come solo il 10% dei lavoratori affermi di trovarsi bene nel proprio contesto lavorativo. Sempre più sono i quiet quitter, ovvero quei lavoratori disillusi che si limitano a fare il minimo indispensabile. Mazzini sottolinea l’importanza della partecipazione attiva per contrastare il malessere, la cui prevalenza è direttamente proporzionale alla produttività, in cui l’Italia si colloca tra gli ultimi posti in Europa. Tuttavia, si è notato che tale produttività aumenta, insieme ai salari, quando i lavoratori si sentono valorizzati.
Infine, è fondamentale analizzare la sanità. Carlo Palermo, presidente nazionale dell’Anaao Assomed, evidenzia che circa 120.000 medici sono impiegati nel servizio sanitario nazionale, di cui 3.000 si dimettono ogni anno. Questo numero non comprende coloro che raggiungono l’età pensionabile o coloro che si trovano in condizioni di invalidità. Le dimissioni avvengono principalmente a causa dell’aumento dei carichi di lavoro, costringendo i professionisti a passare i fine settimana in ospedale e limitando le loro possibilità di ferie. Al momento, non si intravedono segnali di inversione in questa tendenza.
Il fenomeno delle Grandi dimissioni in Italia è pertanto un argomento di grande rilevanza, che mette in evidenza i cambiamenti in corso nel mondo del lavoro e la necessità per le aziende di adattarsi a un contesto sempre più competitivo e orientato al benessere lavorativo.