L’impronta 33 non appartiene a Andrea Sempio, le conclusioni dei periti della famiglia Poggi

03.07.2025 13:35
L’impronta 33 non appartiene a Andrea Sempio, le conclusioni dei periti della famiglia Poggi

Garlasco (Pavia) – Non c’è più alcun velo a coprire il conflitto, aperto e chiaro, tra gli avvocati della famiglia di Chiara Poggi, brutalmente assassinata nella sua abitazione di Garlasco il 13 agosto 2007, e la Procura di Pavia, che sta indagando sull’amico del fratello della vittima, Andrea Sempio. Questo contenzioso si concentra sull’ormai nota impronta 33, un’impronta palmare rinvenuta 18 anni fa sulla scala dove fu scoperto il cadavere, riporta Attuale.

La controversia

Nel 2007 non si riuscì a collegare l’impronta a nessun sospetto, ma al giorno d’oggi i consulenti dattiloscopici della Procura sostengono che appartenga ad Andrea Sempio. Tuttavia, per la parte lesa questo non è così. I familiari di Chiara richiedono con urgenza un approfondimento nell’incidente probatorio che riprende domani, affinché i periti delle parti e quelli nominati dal gip Paola Garlaschelli possano determinare definitivamente se l’impronta sia di Sempio e se contenga DNA o altre tracce biologiche. La Procura ha però rifiutato. Ciò ha generato frustrazione tra i legali, che affermano che i loro esperti escludono che i segni distintivi dell’impronta, ora rappresentata solo in fotografia, siano dell’indagato.

I legali dei Poggi

“Ci saremmo sinceramente augurati che un dato probatorio presentato ai media come decisivo potesse essere immediatamente chiarito proprio nell’ambito dell’attuale incidente probatorio”, dichiarano gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, i quali rappresentano gli interessi della famiglia Poggi. Questo riferimento è all’annuncio fatto dalla Procura il 21 maggio scorso riguardo alla consulenza dattiloscopica che ha attribuito l’impronta 33 all’indagato Andrea Sempio.

Acquisita questa consulenza, “la famiglia Poggi – spiegano i legali – ha chiesto ai propri esperti un approfondimento tecnico”, che ha portato a conclusioni opposte: “L’assoluta estraneità dell’impronta rispetto alla dinamica omicidiaria” e “la non attribuibilità della stessa ad Andrea Sempio”. Secondo loro, quell’impronta non ha alcun legame con il giorno del delitto e non riconduce all’indagato. Solo cinque caratteristiche di corrispondenza, non quindici come sostenuto dagli esperti della Procura, affermano i consulenti della difesa.

La richiesta di chiarimenti

“Abbiamo quindi ritenuto di sollecitare, come legali delle persone offese – proseguono Tizzoni e Compagna – un accertamento definitivo su questo punto, con incidente probatorio, mettendo a disposizione della Procura il contributo tecnico-scientifico fornito dai nostri consulenti”. Tuttavia, “tale istanza – continuano i legali dei Poggi – finalizzata a garantire un accertamento imparziale dei fatti nell’interesse di tutti, è stata respinta dal pubblico ministero, il quale ha ritenuto di dover valutare in modo esclusivo i dati tecnici in esame, da completare nell’ambito delle indagini e prima di una eventuale richiesta di giudizio nei confronti dell’attuale indagato”. L’impressione è che se ne riparlerà solamente al termine delle indagini.

Accertamenti e analisi

Domani riprenderà l’esame dei reperti nell’incidente probatorio voluto dal gip. Fino ad ora, non sono stati trovati profili da comparare nelle quasi 60 impronte su 30 fogli di acetato raccolte nel 2007. Solo su uno di questi fogli verranno ripetute le analisi, per una traccia che potrebbe essere di saliva. Le aspettative di risultati, però, sono basse. Questa traccia è stata rilevata sulla superficie interna dell’anta fissa della porta della cucina e si riferisce al “campione 113565”, che presenta “un quadruplice contatto già ritenuto di nessuna utilità né dattiloscopica né giuridica”.

Prospettive future

Successivamente, si prevede di effettuare prelievi sui tamponi eseguiti su Chiara Poggi e sul sangue rinvenuto sul tappeto del bagno. Domani i periti potrebbero fornire ai consulenti le modalità e i tempi per lo studio e l’analisi dei dati sul DNA rinvenuti sulle unghie di Chiara, considerati determinanti dai pubblici ministeri e che, secondo loro, apparterrebbero a Sempio. Prima di procedere, tuttavia, sarà necessario stabilire se le prove siano comparabili e utilizzabili.

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