Roma intensifica la pressione per rivedere l’addio ai veicoli con motore endotermico dal 2035. Praga si accoda alle richieste, promossa una strategia congiunta
L’Italia continua a spingere per rivedere il piano dell’Unione europea per il passaggio alle auto elettriche dal 2035, mentre l’industria automobilistica della regione sta lottando per la transizione. Insieme alla Repubblica Ceca il nostro Paese ha prodotto un documento in cui chiede a Bruxelles di riconoscere una “gamma più ampia” di soluzioni oltre ai veicoli elettrici a batteria e alle auto a idrogeno.
Secondo una bozza del documento visionata da Bloomberg, i due Paesi insistono poi sul fatto che la revisione prevista dalla Commissione europea venga anticipata al prossimo anno rispetto al 2026, come attualmente previsto dalla legge. “La situazione è ormai critica, con sfide significative legate a produzione, occupazione e concorrenza globale, che richiedono un’azione coordinata e urgente a livello Ue,” recita la bozza, ancora soggetta a modifiche.
I timori di Roma e Praga
Secondo i due Paesi l’industria automobilistica europea fatica a raggiungere i propri obiettivi climatici a causa della concorrenza cinese e del calo della domanda dei consumatori. La vittoria di Donald Trump nelle elezioni statunitensi ha inoltre aumentato i timori di nuovi dazi, soprattutto per i produttori tedeschi, che esportano più veicoli negli Stati Uniti che in qualsiasi altro Paese.
La Commissione europea si è già impegnata a introdurre un’esenzione per le auto alimentate da e-fuel, prodotti con CO₂ catturata ed elettricità rinnovabile, teoricamente a zero emissioni, ma secondo l’Italia non sarebbe sufficiente. Occorre, secondo Roma, inserire nelle esenzioni altre tipologie di fonti energetiche, per evitare ai produttori parte delle salatissime multe previste dalla normativa.
Emerge in oltre dal documento che secondo Italia e Repubblica Ceca occorrerebbe creare un pacchetto di sostegno per il settore automobilistico per il breve periodo, necessario per aiutare economicamente la case di produzione alla transizione verso l’elettrico.
Cechi anche contrari
La posizione presa dalla Repubblica Ceca era stata già resa nota la scorsa settimana da ministro dei Trasporti, Martin Kupka, spiegando che i costruttori incontreranno molte difficoltà nel raggiungere i nuovi obiettivi, a causa del calo della domanda di veicoli elettrici in Europa.
Kupka aveva anche aggiunto che Repubblica Ceca e Italia erano già d’accordo sul presentare la loro posizione comune durante gli incontri che i leader dell’Ue stanno tenendo in questi giorni a Budapest.
Per il Paese centroeuropeo l’industria automobilistica è cruciale. Nel territorio operano marchi come Škoda (Volkswagen), Toyota e Hyundai che danno un peso al settore di circa il 9% del Pil nazionale. Nel 2023, la produzione ha raggiunto 1,4 milioni di veicoli, a fronte di una produzione italiana che, lo scorso anno, ha superato di poco le 700 mila unità tra automobili e mezzi commerciali.