Lo “storico” summit della Nato: dall’Ucraina alla Cina, cosa c’è in agenda

09.07.2024
Lo "storico" summit della Nato: dall'Ucraina alla Cina, cosa c'è in agenda
Lo "storico" summit della Nato: dall'Ucraina alla Cina, cosa c'è in agenda

Al via il vertice di Washington: occhi puntati su Kiev e Mosca. Ma l’elefante nella stanza potrebbe essere Pechino

Ucraina, Cina e armi. Può riassumersi in questa triade l’agenda del summit Nato iniziato oggi (9 luglio) a Washington, negli Stati Uniti. A 75 anni dalla sua fondazione, l’Alleanza nordatlantica si appresta a una tre giorni di incontri tra i suoi leader e quelli degli alleati più stretti nell’Indo-Pacifico (Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud) che alcuni esperti hanno definito “storica”. Un aggettivo forse eccessivo, ma che comunque rende l’idea del momento delicato che i Paesi Nato stanno affrontando su più versanti.

Ucraina

“Il punto più urgente” in agenda, come lo ha definito Jens Stoltenberg, al suo ultimo vertice da segretario generale prima di cedere il testimone all’ex premier orlandese Mark Rutte, riguarda l’Ucraina. Alla vigilia del summit, il Paese ha subito una serie di pesanti bombardamenti che hanno provocato 41 morti e 170 feriti, colpendo anche un ospedale pediatrico: “Abbiamo assistito a attacchi missilistici orrendi e atroci contro le città ucraine, che hanno ucciso civili innocenti compresi bambini – ha affermato Stoltenberg incontrando il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin – Al vertic prenderemo decisioni per rafforzare ulteriormente il nostro sostegno a Kiev: la Russia deve accettare una soluzione in cui l’Ucraina prevalga come nazione sovrana e indipendente”, ha sottolineato il capo dell’Alleanza nordatlantica.

Dal summit, Kiev si aspetta passi avanti sia sul sostegno mililtare degli alleati, sia sul suo percorso di adesione alla Nato. Secondo fonti dell’amministrazione statunitense, nel corso del summit potrebbero essere annunciati missili Patriot e aerei da guerra F16 come parte dei nuovi aiuti americani all’esercito del presidente Volodymyr Zelensky. Altri accordi bilaterali in tal senso tra i Paesi dell’Alleanza e l’Ucraina sono stati firmati nei mesi scorsi (l’ultimo con la Polonia prevede persino la possibilità che Varsavia abbatta aerei e droni russi sui cieli ucraini), mentre l’Ue ha da poco siglato con Kiev un “impegno comune per la sicurezza” e il G7 ha deciso di sbloccare 50 miliardi attraverso l’uso degli asset congelati di Mosca. Ma le attenzioni di Zelensky sono rivolte anche al piano di Stoltenberg che prevede un impegno quinquennale di 100 miliardi di dollari di aiuti militari, così come a una maggiore assistenza e formazione delle sue truppe.

C’è poi la questione dell’adesione di Kiev all’Alleanza: qui i negoziati tra i Paesi Nato si concentreranno, come al solito, sulle sfumature linguistiche. Nessuno pensa che nelle conclusioni del vertice comparirà un chiaro segnale di avvio del processo di ingresso. Piuttosto, in linea con le promesse dell’ultimo summit di Vilnius, secondo cui “il futuro dell’Ucraina è nella Nato”, a Washington potrebbe essere aperto un “ponte forte” tra l’Ucraina e l’Alleanza. 

La Russia

Il primo punto dell’agenda del summit resta il rafforzamento della difesa e dalla deterrenza della Nato. Ossia di come aumentare ulteriormente la spesa militare. Stando alle ultime stime dell’Alleanza, nel 2024 tutti i Paesi membri (a eccezione degli Usa) hanno aumentato notevolmente i loro impegni rispetto a un decennio fa. Solo 8 Stati, tra cui l’Italia, restano ancora al di sotto della soglia del 2 per cento del Pil fissata come base minima da raggiungere per tutti gli alleati.  

La spesa in difesa dei Paesi Nato 

Ma quando si parla di deterrenza non si tratta solo di mera contabilità di bilancio. L’obiettivo della Nato è di essere pronta ad affrontare una guerra già da “stanotte”, secondo il linguaggio usato dai diplomatici. Perché questo accada serve che gli investimenti si traducano in “maggiore potere di combattimento, più capacità e più cooperazione”, spiega il Center for strategic and international studies (Csis). Tra i punti critici da affrontare in tal senso ci sono le “lacune note nelle capacità critiche, come la difesa aerea e missilistica, i missili a lungo raggio, il trasporto aereo, la mobilità militare, la difesa informatica e le capacità spaziali”, spiega il Csis. Inoltre, c’è il nodo del miglioramento della capacità industriale, in particolare per coordinare gli sforzi per produrre armi e munizioni in tempi più rapidi di quelli attuali. Infine, un obiettivo Nato fondamentale resta il rafforzamente delle difese contro minacce ibride come attacchi informatici e danni alle infrastrutture critiche, in particolare quelli da Mosca.

La Cina

La Russia non è l’unica fonte di preoccupazione dell’Alleanza: le mosse geostrategiche della Cina non si fermano solo all’Indo-Pacifico, e ha sollevato non poche attenzioni l’addestramento in corso delle truppe cinesi in Bielorussia. Nei giorni scorsi, poi, c’è stato in Kazakistan un incontro dei dieci paesi della Shanghai cooperation organization, che in molti vedono come il tentativo di Pechino e Mosca di creare una “Alleanza asiatica” da contrapporre a quella nordatlantica.

Stoltenberg ha affermato domenica che la presenza di Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud al vertice di Washington è il segnale che il mondo sta diventando più complesso: “La guerra in Ucraina dimostra quanto siano strettamente allineati Russia, Cina, Corea del Nord e Iran. La Cina è il principale facilitatore dell’aggressione bellica della Russia contro l’Ucraina”, ha detto il segretario generale.

Sebbene sia troppo presto per parlare di una Nato 2.0 allargata all’Indo-Pacifico, è chiaro che la direzione intrapresa dall’Alleanza, almeno sotto l’amministrazione Biden, sia quella di rafforzare i legami tra i due fronti oceanici. “Sempre più spesso i partner in Europa ritengono che le sfide che si trovano dall’altra parte del mondo, in Asia, siano rilevanti per loro, proprio come i partner in Asia ritengono che le sfide che si trovano dall’altra parte del mondo, in Europa , siano rilevanti per loro”, ha affermato la scorsa settimana il Segretario di Stato Antony Blinken alla Brookings Institution. Il massimo diplomatico americano ha affermato che gli Usa hanno lavorato per abbattere le barriere tra le alleanze europee, le coalizioni asiatiche e altri partner in tutto il mondo: “Questo fa parte del nuovo panorama, della nuova geometria che abbiamo messo in atto”.

Parole che non sono passate inosservate a Pechino: “La Nati dovrebbe attenersi al suo posizionamento di organizzazione difensiva regionale, smettere di creare tensioni nella regione Asia-Pacifico, smettere di promuovere la mentalità della Guerra fredda e gli scontri tra blocchi”, ha detto lunedì il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian.

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