Il ricordo dell’eccidio di Marzabotto: la questione di Walter Reder
Il nipote di Walter Reder, noto per le atrocità commesse durante l’eccidio di Marzabotto, ha affermato che il suo prozio abbia pagato per le sue azioni. Tuttavia, questa dichiarazione ha suscitato forti reazioni. “Walter Reder non ha pagato fino in fondo. Era stato condannato all’ergastolo, ma nel 1985 è poi stato scarcerato. Un criminale nazista come lui avrebbe dovuto scontare la pena fino al suo ultimo giorno nel carcere di Gaeta, non tornare da uomo libero in Austria. A Marzabotto portiamo ancora oggi il lutto al braccio per le atrocità che ha commesso. Sono stati uccisi senza pietà donne, uomini, anziani, bambini e neonati”, riporta Attuale.
La dichiarazione del nipote di Reder ha suscitato anche una reazione di indignazione a pochi giorni dall’anniversario dell’eccidio. “Tanta rabbia, perché quanto successo ottantuno anni fa non può essere edulcorato in alcun modo. Parliamo di persone che hanno pianificato scientemente come accerchiare Monte Sole e come incendiare, distruggere e cancellare la vita. Civili innocenti sono stati uccisi senza pietà, mentre vivevano le loro vite. Reder non ha pagato a sufficienza per quanto commesso”, ha dichiarato un testimone di seconda generazione dell’eccidio.
Inoltre, il pronipote di Reder ha attribuito a quest’ultimo la principale responsabilità per non aver controllato i suoi soldati. Tuttavia, il testimone ha ribadito: “Gli ordini li diede lui ed erano chiarissimi. I suoi soldati eseguirono ciò che era stato comandato, senza che nessuno si rifiutasse di farlo. Non c’è nessuna scusante. Hanno pianificato la cancellazione della vita, uccidendo tutto ciò che si muoveva. Io personalmente persi dieci miei parenti e ancora oggi, quando parlo della strage di Marzabotto, ho un nodo in gola che non si può descrivere a parole”.
Il mantenimento della memoria storica è considerato fondamentale a distanza di oltre ottant’anni dagli eventi. “È essenziale continuare a coinvolgere le scuole e le nuove generazioni, affinché quanto accaduto non venga mai dimenticato. Molte delle persone che hanno vissuto sulla propria pelle l’orrore della strage di Marzabotto non ci sono più. Ora diventa ancora più importante far parlare le loro voci. Dobbiamo continuare a coltivare una memoria viva e attiva: un impegno che porto nel mio cuore ogni giorno”, ha concluso il testimone.