Meloni conclude accordo sul Piano Mattei mentre la Libia suscita preoccupazioni

21.06.2025 00:07
Meloni conclude accordo sul Piano Mattei mentre la Libia suscita preoccupazioni

La relazione tra gli eventi politici di Giorgia Meloni

Roma, 20 giugno 2025 – C’è una connessione evidente tra i due eventi che caratterizzano la giornata di Giorgia Meloni. Da un lato, i festeggiamenti per il summit mattutino sull’Africa a Villa Doria Pamphilj; dall’altro, le preoccupazioni legate al vertice pomeridiano sulla Libia a Palazzo Chigi. La mattinata appare quasi trionfale: prima di intraprendere i lavori con i leader dell’Unione africana, dell’Angola, dello Zambia, della Repubblica Democratica del Congo e della Tanzania, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si prodiga in elogi: “Il Piano Mattei è un esempio straordinario di come possiamo dare vita insieme al Global Gateway, il piano d’investimenti misti pubblici e privati dell’Unione europea di 300 miliardi, di cui la metà destinata all’Africa”. La premier italiana si mostra entusiasta per l’internazionalizzazione del suo progetto: “Sarà una cooperazione tra pari, basata sulla condivisione delle priorità”. L’obiettivo comune delineato dalle due presidenti è chiaro: “prosperità grazie alle risorse” per Giorgia, “i talenti africani che possono far progredire il Paese” per Ursula. Anche se non vengono approfonditi alcuni aspetti cruciali della loro strategia, è evidente che l’iniziativa non solo mira a soddisfare le esigenze dell’Africa, ma risponde anche a necessità significative dell’Europa in funzione anti-migratoria, nonché per cercare di contrastare la crescente influenza cinese sulla regione, riporta Attuale.

I risultati dei colloqui sono tangibili: Italia e Unione Europea hanno siglato intese per un totale di 1,2 miliardi di euro per iniziative in Africa, che spaziano dalle infrastrutture del Corridoio di Lobito – una ferrovia strategica che attraversa l’Africa centrale per la quale von der Leyen ha annunciato una mobilitazione di un miliardo da Bruxelles, mentre l’Italia ha messo a disposizione 250 milioni – alla produzione di caffè, dalle connessioni digitali fino all’hub di Roma per lo sviluppo sostenibile attraverso l’intelligenza artificiale. La premier ambisce anche a un obiettivo di grande portata: ridurre il debito africano “sostenuto anche da Papa Francesco”. Ha sottolineato: “L’intento è di cancellare il debito delle nazioni meno sviluppate nei prossimi dieci anni e di abbattere del 50% quello delle altre nazioni”. Questa operazione potrebbe convertire in progetti di sviluppo circa 235 milioni di euro di debito, una frazione modesta di un debito totale che supera il trilione di dollari. Non mancano esperti che vedono in questo un tentativo di neo-colonialismo, ma è indubbio che si tratti di un accordo concreto e di un netto successo per la strategia di Giorgia Meloni e il Piano Mattei, con l’Italia destinata a svolgere il ruolo di capofila.

Un’atmosfera completamente diversa caratterizza il vertice che segue il Consiglio dei ministri, durante il quale sono presenti i due vicepremier e i ministri Guido Crosetto e Matteo Piantedosi, insieme ai vertici dell’intelligence. A spiegare la situazione è stato prima dell’incontro lo stesso Piantedosi, affermando: “Registriamo una leggera ripresa degli sbarchi”. In effetti, gli arrivi sono aumentati del 17,56% da giugno 2024, con la maggior parte delle nuove partenze che provengono dalle coste libiche, complici le crescenti tensioni interne. La Libia può essere considerata vicina a una guerra civile. Nonostante ciò, nessuno propone di annullare il memorandum firmato nel 2017 da Paolo Gentiloni, nonostante durante la Giornata del rifugiato tutte le associazioni abbiano richiesto di non rinnovarlo. Questo accordo ha portato a un sovraffollamento delle carceri libiche e ha consentito il rimpatrio di 85mila migranti, un dato che il governo considera cruciale.

Il problema principale è che ora la Libia potrebbe non essere più in grado di assolvere al compito poco gradito di contenere i flussi migratori. La Tripolitania – concordano i partecipanti – è teatro di scontri tra bande e qui entra in gioco il Piano Mattei. La soluzione richiede il coinvolgimento dei Paesi di partenza e di transito africani, che devono fermare i migranti prima che raggiungano la Libia. Questo è il costo del Piano Mattei. Anche se l’argomento principale riguarda la Libia, è inevitabile discutere anche dell’Iran: prima del summit, Meloni e Tajani si interrogano su come comportarsi qualora vi sia un intervento statunitense che richieda la disponibilità delle basi. Entrambi non vedono di buon occhio l’idea, ma la risposta è unanime: “Se ce le chiedono, non possiamo che dire di sì”.

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