Al Consiglio europeo la premier italiana ha organizzato una riunione con i Paesi che vogliono una linea dura sui migranti ed è ora scettica sull’idea di fare nuovo deficit per il riarmo.
Sarà un Consiglio europeo di molte chiacchiere e poca sostanza quello a cui parteciperà Giorgia Meloni a Bruxelles. Dopo sole due settimane dal Vertice straordinario convocato dal presidente Antonio Costa, i leader dei Ventisette tornano a riunirsi a Bruxelles per una riunione che stavolta non verterà solo su Ucraina e difesa, ma anche su migranti, economia e competitività. Anzi, avrebbero dovuto essere proprio questi ultimi temi i più importanti della discussione, ma, come spesso accade, gli eventi hanno stravolto l’ordine delle priorità che erano sulla carta.
Sostegno all’Ucraina
Con la Russia che continua a bombardare l’Ucraina e la prospettiva di un cessate il fuoco di 30 giorni ancora incerta, anche dopo la telefonata di martedì tra Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il tema di come continuare il sostegno a Kiev è tornato centrale.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy non sarà presente in prima persona stavolta, ma parlerà al Vertice in collegamento video e informerà i leader della telefonata definita “positiva” e “franca” avuta ieri con Trump, dopo averne già parlato sia con Costa che con il presidente francese Emmanuel Macron. Il tutto mentre a Londra il premier britannico Keir Starmer ospita oggi i leader militari europei della “coalizione dei volenterosi” per discutere di una forza di pace a guida occidentale.
Come nella scorsa riunione, l’Ue mostrerà la sua (quasi) unità, con l’Ungheria che si sfilerà anche stavolta dal testo delle conclusioni sul tema Ucraina, costringendo Costa un’altra volta a limitarsi a pubblicare un testo sostenuto a 26. Ma anche i Ventisei non sembrano così compatti sulle misure reali da prendere in sostegno di Kiev. A fare discutere è il piano da 40 miliardi per le armi a Kiev presentato dall’Alto rappresentante, Kaja Kallas, che diverse capitali criticano sostenendo di non essere state consultate, mentre altre sono preoccupate per il modo in cui è stato calcolato il contributo che ogni governo dovrebbe sborsare. Un diplomatico comunitario ha parlato di “pasticcio”.
Piano per il Riarmo
E a non convincere tutti è anche il Libro bianco sulla Difesa presentato ieri dalla Commissione europea, anche se questo avrà comunque per il momento il via libera politico con la richiesta di procedere in maniera spedita. A non convincere diversi Paesi, tra cui l’Italia, è il fatto che i famosi 800 miliardi in quattro anni che si dovranno mobilitare per il riarmo verranno tutti da nuovo debito: sia i 650 che dovrebbero essere messi sul piatto grazie alla flessibilità sul Patto di stabilità, sia i 150 che arriveranno dallo strumento Safe, prestiti a tassi agevolati ma comunque prestiti. E quindi debito.
Un nuovo colore, ma la stessa energia che ti accompagna ogni giorno. Scopri di più!
Meloni è atterrata a Bruxelles ieri, subito dopo aver incendiato i banchi dell’opposizione con le sue parole sul Manifesto di Ventotene. Nonostante la flessibilità sulle spese per la Difesa fosse tra le richieste del nostro Paese, l’idea di spendere tutti questi soldi in armi solo creando nuovo debito, con il nostro già prospettato in aumento al 138 per cento del Pil entro il 2026, non fa fare salti di gioia.
Nelle conclusioni del Vertice manca un richiamo ad “ulteriori opzioni di finanziamento”, ovvero la possibilità che sia l’Ue a indebitarsi sui mercati con gli ‘eurobond’ per fornire sovvenzioni sul modello del NextGenerationEU. Ma il tempo delle vacche grasse è finito e di sovvenzioni a fondo perduto non si parla più a Bruxelles, solo di prestiti. I frugali, sul punto, sono tornati a erigere un muro invalicabile.
I “volenterosi” dei migranti
Sul tema dei migranti non si attendono grandi decisioni, al massimo un endorsement del piano recentemente presentato dalla Commissione, che apre alla possibilità di espellere i migranti irregolari in Paesi terzi. L’Italia ha salutato la proposta con favore, anche se non ha nulla a che vedere con il nostro Patto con l’Albania, visto che si parla di migranti oggetto di ordine di espulsione e non di quelli appena arrivati.
Meloni comunque spinge sul tema e sta provando a creare una sua “coalizione di volenterosi” che vogliono sostenere, come lei, la linea dura e spingere sui rimpatri.
Prima della riunione dei Ventisette, Meloni copresiederà, insieme al premier dei Paesi Bassi, Dick Schoof, e a quella della Danimarca, Mette Frederiksen, la riunione di coordinamento sul tema delle migrazioni. All’incontro prenderanno parte anche capi di Stato o di governo di Austria, Belgio, Cipro, Finlandia, Grecia, Lettonia, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Svezia e Ungheria. Tutti Paesi guidati dal centrodestra e che vogliono la linea dura.
Competitività
Infine, si parlerà di competitività, anche alla luce del Piano della Commissione per provare a trattenere i risparmi degli europei nel blocco e indirizzarli verso l’economia reale. La questione chiave per i leader è se finalmente riusciranno a mobilitare il capitale privato nell’economia, invece di affidarsi esclusivamente ai finanziamenti pubblici per servire gli interessi dell’Europa.