A soli due giorni dall’esclusione dal vertice dei “volenterosi” a Tirana – un’assenza che ha pesato e non poco – Giorgia Meloni ha orchestrato una sorta di rivincita mediatica sfruttando la messa di insediamento di Papa Leone XIV a San Pietro, organizzando un incontro trilaterale tra Italia, Stati Uniti e Unione Europea.
Nel pomeriggio, infatti, la premier ha accolto a Palazzo Chigi il vicepresidente USA JD Vance e la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, per un incontro centrato sul tema dei dazi commerciali. Una mossa che, per tempismo e simbolismo, ha permesso a Meloni di rientrare prepotentemente nella partita della diplomazia internazionale.
Vance, fresco di un colloquio con Volodymyr Zelensky in mattinata, ha speso parole di stima per la premier italiana: “La premier Meloni è diventata una buona amica per me. Io e il presidente Trump siamo fan della premier Meloni e dell’Italia”, ha dichiarato. Ha poi ribadito il ruolo chiave che l’Italia può giocare come intermediario tra Washington e Bruxelles nella nuova guerra commerciale a colpi di dazi: “Siamo felici che Meloni si sia offerta come ponte tra USA ed Europa“.
La von der Leyen ha seguito la stessa linea, ringraziando Meloni per aver facilitato l’incontro: “Abbiamo una relazione commerciale imponente con gli Stati Uniti, oltre 1.500 miliardi di dollari l’anno. Abbiamo scambiato proposte che i nostri esperti stanno studiando. Il diavolo è nei dettagli, ma siamo uniti nel voler trovare un buon accordo per entrambe le parti”.
Da parte sua, Meloni ha ricordato la sua visita negli USA del mese scorso per discutere direttamente con Donald Trump, visita che – va detto – si era chiusa senza risultati concreti. “Quando sono stata ospite del presidente Trump avevo proposto un incontro tra USA e UE. Oggi sono orgogliosa di poter iniziare questo dialogo. Il ruolo dell’Italia è quello di favorire il dialogo”, ha dichiarato, sottolineando che la competenza sui temi commerciali spetta alla Commissione UE.
Al netto delle dichiarazioni di facciata, il messaggio è chiaro: Meloni vuole smarcarsi dal ruolo di comparsa nell’arena internazionale e ritagliarsi uno spazio da mediatrice, soprattutto in una fase in cui l’asse euroatlantico rischia nuove tensioni. E per farlo ha saputo usare il palcoscenico romano e l’attenzione globale legata alla cerimonia papale per far passare l’idea di una leadership attiva e centrale.
Non è un caso che abbia voluto chiudere il trilaterale con un post social dal tono istituzionale: “L’Italia intende fare la sua parte per rilanciare il dialogo tra Unione Europea e Stati Uniti: due realtà chiamate ad affrontare insieme le grandi sfide globali”.
Un successone quindi? Andrebbe ritenuto tale solo se ne fossero conseguiti dei contenuti… che però non ci sono stati. Quello che sembra è che Meloni abbia convinto Vance e von der Leyen a farsi vedere insieme a lei a Palazzo Chigi in modo da migliorare la sua immagine politica soprattutto in Italia, mentre in Friulila maggioranza ha iniziato a sfaldarsi con fratture che potrebbero arrivare persino a Roma.