Mezza Italia tra siccità e rischio incendi. Ma i vigili del fuoco sono “ai corsi” per far carriera

23.05.2024
Mezza Italia tra siccità e rischio incendi. Ma i vigili del fuoco sono "ai corsi" per far carriera
Mezza Italia tra siccità e rischio incendi. Ma i vigili del fuoco sono "ai corsi" per far carriera

“Organizzano corsi a giugno che tengono decine di uomini non operativi. Era successo anche l’anno scorso” denunciano a Today.it i sindacati dei vigili del fuoco. “Siamo sotto organico di centinaia di unità”. Oltre 60mila ettari di terreno devastati dagli incendi della scorsa estate hanno insegnato poco: c’è l’obbligo di mettere in sicurezza i terreni ma nessuno controlla

Alluvioni ed esondazioni flagellano il Nord Italia ma gli indicatori di precipitazioni e umidità del suolo attuali non mentono: pioggia e neve (al Nord) non salveranno l’Italia dalla siccità. La geografia rispetto al 2022 – con la siccità del Po peggiore degli ultimi 200 anni – è rovesciata: sono il sud e le isole ad essere in sofferenza. 

La siccità non è un fantasma ma una realtà. L’Italia è il Paese con il più alto livello di stress idrico: significa che in Europa deteniamo il record di prelievi di acqua, con quasi 40 miliardi di metri cubi prelevati ogni anno da fiumi e falde acquifere per l’utilizzo agricolo, industriale e domestico. Ci troviamo, in più, in un punto sensibile come l’hub mediterraneo, interessato più di altre regioni del mondo dall’innalzamento delle temperature. 

Nella prima mappa globale della siccità elaborata dall’Università di Utrecht, l’Italia è collocata nella zona che comprende il maggior numero di punti caldi: ben 8 su 21, tutti accomunati dall’uso agricolo dell’acqua. 

L’Italia spaccata a metà: al sud l’acqua è già razionata

In Sicilia già a inizio maggio è stato dichiarato lo stato d’emergenza. Sono stati stanziati i primi 20 milioni di euro che serviranno per gli interventi più immediati: l’acquisto di nuove autobotti nei comuni in crisi, rigenerazione di pozzi esistenti e riattivazione di quelli abbandonati, il potenziamento degli impianti di pompaggio e delle condotte, ma servono operazioni più strutturali perché la siccità, come ha detto la ministra portoghese sulla siccità in Algarve: “È qui per restare”.

La Sicilia è la regione italiana che registra il maggior numero di perdite idriche. Una dispersione in rete del 52,5 per cento secondo dati Istat, che secondo Ato Ambiente in provincia di Catania supera il 70 per cento.

Intanto in Sardegna gli allevatori non sanno più come dar da bere ai loro animali e hanno smesso di mungere. “In questo modo evitano di dover poi utilizzare acqua per pulire gli impianti di mungitura”, dice a Today.it Alessandro Serra, direttore Coldiretti Nuoro. “Se si continua così andrà perduto almeno il 30% delle produzioni delle aziende ovine e caprine”. “Su nostra iniziativa si è tenuto in prefettura un vertice con 43 comuni coinvolti. L’assessore all’Ambiente ha detto che si attiverà immediatamente, ora aspettiamo tavoli di concertazione che diano soluzioni”.

L’acqua è già razionata in molti comuni di Baronia, bassa Gallura e Ogliastra. “L’acqua viene staccata nel pomeriggio anche a Lanusei, il centro più importante dell’Ogliastra”. Qui, come in Sicilia, l’arrivo dei flussi turistici fa paura perché potrebbero aggravare la situazione. “Sembra paradossale, lo scorso anno ha piovuto fino a metà giugno – ricorda Nicola Farruggio, Presidente di FederalberghiPalermo – perché tanta acqua è stata dispersa?”. “L’anno scorso è stato il fuoco, non vorrei che quest’anno fosse l’acqua a creare problemi. Serve una soluzione immediata e definitiva. Fino a questo momento non si sono registrate disdette ma il problema dell’emergenza idrica va affrontato subito”. 

Gli incendi dell’estate 2023 non hanno insegnato nulla

Sono freschi nella memoria gli incendi che la scorsa estate hanno flagellato il sud Italia e non solo, mandando in fumo 67mila ettari di terreno di cui 22mila appartenenti ad aree protette. Solamente in Grecia (173 mila ettari) e Spagna (85 mila) sono bruciate superfici maggiori che in Italia. 

Ora, a metà maggio, il rischio incendi torna a salire: in alcune zone della Sardegna e nel nord della Puglia ha raggiunto il livello “molto alto”. “Alto” in altre regioni di Sardegna e Puglia, così come in Abruzzo, Molise e della Basilicata e del Lazio. A segnalarlo sono i dati del servizio di gestione delle emergenze dell’organismo europeo d’informazione sugli incendi boschivi (Effis). Dopo i danni dello scorso anno, siamo pronti a gestire i rischi di questa estate?

“Dall’anno scorso è cambiato poco o nulla”, dice Rosario Ferrante, segretario provinciale del sindacato autonomo dei Vigili del fuoco Conapo. “Solo a Palermo abbiamo una carenza di organico di 150 persone e proprio in questi giorni stiamo organizzando un sit-in in prefettura per sensibilizzare anche i vertici regionali”.

“Organizzano i corsi a giugno, quando servono uomini sul campo”

La mancanza di risorse umane verrà aggravato da “un corso in programma nelle prossime settimane per l’avanzamento di carriera. Al corso parteciperanno 50 uomini e durerà 5 settimane. In pratica si terrà a giugno”, quando il rischio incendi è già alto e decine di uomini non saranno quindi operativi sul campo. “Anche l’anno scorso era stato organizzato nel periodo estivo quando si sarebbe potuto tenere prima. Abbiamo protestato ma ora accade la stessa cosa. È un corso per diventare capisquadra contenuto nel bando per passaggio di qualifica che è uscito il 1 gennaio 2023, con i corsi in ritardo ancora 16 mesi dopo”.

“A questi 50 uomini si deve aggiungere la carenza di altre 80 unità che già ci portiamo dietro, più l’assenza altri 20-30 lavoratori che saranno sospesi dal servizio per problemi di salute. Perché qui da noi l’età anagrafica è alta e il ricambio generazionale è lento. Maggiori assunzioni programmate avrebbero aiutato ma i concorsi che sono usciti prevedono pochi ingressi e in più procedono a rilento. Così accade che ci troviamo a prolungare il nostro turno dalle 8 alle 20 di altre 12 ore”.

Oltre a mezzi e uomini, situazioni drammatiche come quelle dello scorso anno potrebbero essere limitate con opere di prevenzione. In questo senso l’unico intervento che viene almeno parzialmente fatto è la pulizia dei terreni da copertoni e plastiche. “I proprietari dei terreni hanno l’obbligo entro il 15 maggio di mettere in sicurezza i terreni”, spiega Ferrante. “Chi ha grandi possedimenti solitamente rispetta le ordinanze comunali, sono i proprietari più piccoli che tendono ad eludere”. 

Anche a Roma, spiega a Today.it Luca Antonazzo, segretario provinciale Conapo, “la situazione non è semplice. Parliamo di una città enorme e la carenza di organico si fa sentire. I mezzi che abbiamo in dotazione non sono certo nuovi, alcuni sono di vent’anni fa”.

E la prevenzione “non è mai sufficiente. La vastità della città rende poi difficili se non impossibili i controlli del comune sui privati affinché mettano in sicurezza i propri terreni da sterpaglie e materiali infiammabili”. “Voglio poi ricordare – prosegue Antonazzo – che le campagne antincendio che vengono attuate tramite una convenzione tra regione e i vari comandi provinciali dei Vigili del fuoco, stabilisce uomini, mezzi e dislocazione risorse in una determinata provincia. Ma le squadre aggiuntive che vengono stanziate sul territorio non attingono da nuovo organico. Siamo sempre noi, vengono fatte in straordinario dagli stessi uomini che rinunciano a giornate di riposo”. “In Italia mancano almeno 4-5mila vigili del fuoco”.

In Sardegna non va meglio. Qui la carenza di organico “è di almeno 250 uomini”, dice a Today.it Pietro Nurra, segretario regionale Conapo Sardegna. “Le criticità vengono ricordate solo nel periodo estivo, ma noi siamo in sofferenza perennemente”. Sulla gestione del rischio incendi per la stagione estiva alle porte Nurra è chiaro: “Province e comuni hanno avviato 20 giorni fa la pulizia di strade e cunette” come intervento preventivo. “Ma è bastata qualche giornata di sole e siamo daccapo. Sono interventi che andrebbero fatti con continuità”.

Sulla campagna anti incendi boschivi (Aib) “in quanto organizzazione sindacale noi non abbiamo avuto ancora nessuna informazione sugli incontri tra i vertici. Non conosciamo quindi le somme messe a disposizione dalla Regione per potenziare i presidi”. Per il nostro corpo “è abitudine saltare le ferie, non avere i riposi, ma a lungo andare non può essere normale. La politica regionale deve rappresentare a Roma quelle che sono le necessità. In caso di emergenze non possiamo avere supporto dal continente dopo 36 ore”, lamenta Nurra. “La coperta è corta. C’è bisogno di nuove assunzioni e l’età media del personale è superiore ai 52 anni. I capi partenza, che svolgono un servizio operativo, lo fanno sino a 60 anni”.

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