Nuove scoperte sul caso del mostro di Firenze
Firenze, 22 luglio 2025 – La storia del mostro di Firenze viene riscritta grazie alle analisi del DNA. Natalino, un bambino di sei anni e mezzo che nel 1968 sopravvisse all’attacco del serial killer che assassinò sua madre, Barbara Locci, e il suo amante, Antonio Lo Bianco, è risultato non essere il figlio di Stefano Mele, condannato per questo crimine. Recenti accertamenti genetici hanno rivelato che il suo vero padre biologico è Giovanni Vinci, fratello maggiore di Francesco e Salvatore Vinci, i cui legami con il clan di sardi sono stati scrutinati sin dagli anni ’80, ma Giovanni non era stato mai coinvolto nelle indagini precedenti. Questa nuova rivelazione si inserisce nel lavoro delle pubbliche ministero Ornella Galeotti e Beatrice Giunti, che cercano di approfondire questa lacuna storica, nonostante Giovanni sia già deceduto, riporta Attuale.
La scoperta ha sollevato interrogativi sul killer di Signa e sul fatto che egli potesse avere conoscenza dell’identità del padre di Natalino. Quest’ultimo ha ricevuto comunicazioni dalla procura di recente e ha dichiarato di essere rimasto sorpreso da questa notizia: «Quest’uomo non l’ho mai neanche conosciuto», ha affermato durante una conversazione telefonica. Il genetista Ugo Ricci, esperto in casi non risolti, è colui che ha consegnato queste nuove informazioni alle autorità. Ricci è noto anche per aver rintracciato il Dna di Andrea Sempio nel caso Garlasco, evidenziando la sua abilità nel collegare elementi cruciali nelle indagini.
Il seme investigativo per la riesame del caso risale al 2018, durante un’inchiesta archiviata che coinvolgeva l’ex legionario di Prato, Giampiero Vigilanti. Durante questa indagine, i carabinieri del Ros hanno riscosso segretamente due profili di DNA, uno del figlio di Salvatore Vinci e l’altro di Natalino. Quest’ultimo sarebbe stato indispensabile per collegare Salvatore a un pezzo di stoffa, collegato a sanguinosi eventi e rinvenuto poco dopo l’omicidio di Vicchio nel 1984. Aspettare anni per mettere insieme questi pezzi nella vita di un uomo che perse entrambi i genitori in una notte drammatica nel 1968 ha evidenziato la complessità del caso. Per tali comparazioni, il genetista Ricci ha utilizzato anche il campione estratto dal cadavere riesumato di Francesco Vinci.
Questa nuova verità potrebbe chiarire molti aspetti irrisolti del caso. La questione rimane aperta: perché il killer risparmiò Natalino e come fece il bambino a trovare riparo in una casa distante, in una via di campagna al buio? La ricerca si concentra anche sulla pistola, mai rinvenuta, utilizzata per gli omicidi di quel periodo e per gli altri sette duplici delitti avvenuti tra il 1974 e il 1985. La sentenza che condannò il contadino di Mercatale, Pietro Pacciani, accennava all’idea di un cambio di mano della pistola, suggerendo una possibile manipolazione del verdetto iniziale. A fianco a Pacciani, condannato e successivamente assolto, c’erano anche Giancarlo Lotti e Mario Vanni, che costituiscono potenziali complici in questi delitti. Oggi, tutti sono deceduti, ma Paolo Vanni, nipote del postino, ha chiesto la revisione della condanna, un appello che i giudici di Genova devono ancora esaminare.