Netanyahu dice sì alla tregua in Libano, ma avverte: “Se Hezbollah la viola, colpiremo”

27.11.2024
Netanyahu dice sì alla tregua in Libano, ma avverte: "Se Hezbollah la viola, colpiremo"
Netanyahu dice sì alla tregua in Libano, ma avverte: "Se Hezbollah la viola, colpiremo"

L’intesa prevederebbe un cessate il fuoco di 60 giorni in Libano, ma Israele potrebbe tornare a sganciare missili sul territorio libanese, come fatto in questi ultimi mesi causando la morte di oltre 3823 persone

Dopo 13 mesi di combattimenti tra Israele ed Hezbollah, il Gabinetto di Sicurezza di Israele questa sera ha votato a favore di un accordo di cessate il fuoco per porre fine ai combattimenti in Libano. È quanto reso noto da un funzionario israeliano alla Cnn. Prima della notizia rilanciata dall’emittente statunitense, il premier israeliano Benjamin Netanyahu era intervenuto in un discorso alla nazione per dichiarare che fosse arrivato il momento giusto per dire “sì” alla tregua con il suo principale nemico.

L’annuncio e poi l’avvertimento: “Se Hezbollah viola l’accordo, colpiremo”

Mentre annunciava il via libera alla tregua in Libano, il premier israeliano ha messo in guardia le milizie sciite: “Se Hezbollah viola l’accordo, colpiremo”. Secondo i media israeliani, l’accordo entrerà in vigore alle 10 di domani mattina.

“Perché fare una tregua adesso? Per tre motivi: bisogna concentrarsi sulla minaccia iraniana; rinnovare le forze e i rifornimenti di armi; separare i fronti e isolare Hamas”, ha aggiunto Netanyahu, senza precisare la durata dell’intesa.

L’intesa prevederebbe un cessate il fuoco di 60 giorni in Libano, ma Israele potrebbe tornare a sganciare missili sul territorio libanese, come fatto in questi ultimi mesi causando la morte di oltre 3823 persone, la gran parte civili e 15mila feriti secondo il ministero della Sanità libanese. Solo oggi, in una pioggia di attacchi in tutto il Paese, e in particolare nel centro di Beirut, sono almeno 10 le persone rimaste uccise a poche ore dal previsto annuncio del cessate il fuoco.

Bibi, come è noto Netanyahu, ha rivolto l’attenzione verso gli alleati del Partito di Dio: prima accusando la Siria di Bashar al-Assad, “che sta giocando col fuoco”, e poi spiegando che l’accordo sul cessate il fuoco comporta una concentrazione massima di Israele “sulla minaccia iraniana”. L’annuncio di Netanyahu è stato dato solamente in ebraico, prova del fatto che il premier ha cercato di rivolgersi principalmente ai suoi concittadini per tranquillizzarli. Il gabinetto di sicurezza si è riunito per diverse ore per discutere i termini dell’accordo e Netanyahu ha annunciato di aver votato a favore della proposta messa a punto dagli Stati Uniti. L’annuncio ufficiale è stato infatti stato lasciato all’uscente coinquilino della Casa Bianca, Joe Biden. 

Il governo libanese ha insistito affinché non si parli di un nuovo accordo tra i due Paesi, ma di decisioni che garantiranno l’attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza Onu: il che aggira l’ostacolo di un nuovo voto di Hezbollah in Parlamento, poiché l’ha già approvata nel 2006.

Come prevedibile, l’accordo non è stato accolto positivamente da tutta la compagine di governo israeliano. 

“Questo non è un cessate il fuoco, è il ritorno al concetto alla calma per la calma, che abbiamo visto dove ci ha portato”. Così in un post il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir ribadisce il suo “no” alla tregua con Hezbollah, denunciata come “un errore storico”, ma non annuncia che il suo partito di estrema destra Otzma Yehudit toglierà il sostegno al governo in segno di protesta. Nel dettagliare la sua opposizione all’accordo, il ministro afferma che “alla fine dovremo tornare in Libano”.

Riguardo alle voci critiche sull’accordo, tra cui i partner di governo di estrema destra o i sindaci delle comunità del nord secondo i quali le garanzie di sicurezza per il ritorno dei residenti evacuati, il primo ministro ha promesso che le truppe entreranno in Libano nuovamente, se necessario.

Cosa prevede la proposta per la tregua

La proposta prevede tre fasi: una tregua seguita dal ritiro di Hezbollah a nord del fiume Litani; il ritiro completo delle truppe israeliane dal Libano meridionale entro 60 giorni e, infine, i negoziati tra Israele e Libano sulla demarcazione del confine, che attualmente è stabilito dall’Onu dopo la guerra del 2006.

“In piena intesa con gli Stati Uniti, manteniamo piena libertà di azione militare. Se Hezbollah viola l’accordo e cerca di armarsi, attaccheremo. Se tenta di rinnovare le infrastrutture terroristiche vicino al confine, attaccheremo. Se lancia un razzo, se scava un tunnel, se porta un camion con dei missili, attaccheremo”, ha detto Netanyahu. La “libertà d’azione” militare in Libano è stata uno degli elementi più controversi dell’accordo, al quale sia il governo libanese che Hezbollah si sono fermamente opposti.

Soddisfatto dell’accordo il ministro degli Esteri italiano. “Bene, in chiusura del G7 Esteri, la notizia del cessate il fuoco in Libano. Orgogliosi di aver dato un contributo determinante a questo importante risultato per la pace in Medio Oriente”, scrive su X il vicepremier e titolare della Farnesina Antonio Tajani, precisando inoltre di essere “onorato di aver presieduto quattro riunioni del G7. L’Italia torna protagonista della politica internazionale ricevendo assoluto riconoscimento dai suoi alleati. Continueremo a lavorare per rafforzare la stabilità nel mondo”.

Il post di Tajani sull'accordo di cessate il fuoco tra Israele e Libano
Il post di Tajani sull’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Libano

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