Le recenti tensioni tra Israele e Iran: Un’analisi approfondita
Benyamin Netanyahu è uscito dalla notte ‘storica’ con un umore euforico, dopo che Donald Trump ha dato l’ordine di attaccare le installazioni nucleari di Fordow, Isfahan e Natanz. Ancora un anno fa, Netanyahu aveva focalizzato l’attenzione di Israele sulle elezioni di Trump, sperando poi di ottenere la sua autorizzazione e supporto per un attacco al programma nucleare di Teheran, riporta Attuale.
La notte tra sabato e domenica è stata decisiva non solo per Netanyahu, che ha avuto due conversazioni con il presidente statunitense, ma anche per lo Stato di Israele. Commosso, Netanyahu si è recato al Muro del Pianto di Gerusalemme, dove ha indossato il tradizionale mantello delle preghiere ebraiche, un gesto raro in pubblico. Ha quindi inserito un biglietto di ringraziamento tra le pietre millenarie, recitando anche una preghiera speciale scritta dal rabbino del Muro, invocando la massima protezione divina per il “salvatore di Israele”, ovvero Trump.
Arie Deri, un rabbino ortodosso e partecipante alle consultazioni del Gabinetto di difesa, ha esclamato: “Lui è l’emissario della Divina Provvidenza”. Anche i membri principali dell’opposizione si sono uniti ai complimenti per Trump, con l’ex premier Naftali Bennett che ha descritto l’operazione come “storica” e il leader della sinistra Yair Golan che ha definito l’intervento “importante e giustificato” invitando a perseguire un accordo generale che comprenda Gaza e la normalizzazione regionale. Se la guerra dovesse avere una durata breve, la popolarità di Netanyahu potrebbe aumentare significativamente. Tuttavia, la dura realtà è già avvertita da molti, con l’incertezza su una possibile guerra di logoramento da parte dell’Iran. Ieri, a causa delle sirene di allerta, milioni di cittadini in due terzi del Paese sono stati costretti a rifugiarsi.
Nonostante l’efficienza superiore al 90% dei sistemi di difesa aerea, i missili lanciati dall’Iran hanno colpito diverse località, tra cui Tel Aviv e Haifa, causando scene di devastazione e la distruzione di interi edifici. In soli nove giorni di conflitto, undicimila persone sono già rimaste senza casa. Al momento, i rapporti indicano 24 morti e circa 1.300 feriti.
Nel contesto della guerra, i vertici militari israeliani stanno valutando i danni inferti all’arsenale nucleare iraniano a seguito degli attacchi aerei statunitensi. Un’importante incognita riguarda 408 chilogrammi di materiale fissile arricchito al 60%, la cui sorte rimane incerta; si teme che l’Iran possa ancora possedere centri segreti di arricchimento, in grado di trasformare l’uranio a fini militari. Nonostante le operazioni americane, l’aviazione israeliana ha continuato le sue missioni, dirigendo attacchi a Yazd contro i depositi di missili balistici ‘Khoramshar’.
Parallelamente, l’esercito israeliano ha intensificato le operazioni contro i target di Hamas a Gaza, nonostante l’attenzione mediatica sia focalizzata sulla situazione con l’Iran. Netanyahu ha commentato in conferenza stampa: “Le operazioni in Iran ci aiuteranno anche a Gaza. Senza il supporto iraniano, il sistema di Hamas collassa”. Secondo quanto riportato dal ministero della Sanità di Gaza, negli ultimi tre giorni si sono registrati oltre 200 decessi, mentre Hamas riferisce che il numero totale di morti dall’inizio dell’offensiva ‘Carri di Gedeone’ ha superato le cinquemila persone.
Aldo Baquis