Non solo stipendio, così gli eurodeputati guadagnano soldi extra: chi sono gli italiani ‘paperoni’

10.05.2024
Non solo stipendio, così gli eurodeputati guadagnano soldi extra: chi sono gli italiani 'paperoni'
Non solo stipendio, così gli eurodeputati guadagnano soldi extra: chi sono gli italiani 'paperoni'

Partecipazioni aziendali, consulenze e attività di libera professione: ecco i numeri delle attività extra-parlamentari dei politici di Strasburgo

Ideputati europei hanno uno stipendio (o meglio un indennizzo) per il loro ruolo. Ma accanto a questo, come succede anche per i deputati nazionali, i nostri rappresentanti a Bruxelles e Strasburgo hanno anche entrare ‘laterali’. Ma quali attività svolgono fuori dall’emiciclo? E come si comportano gli europarlamentari italiani? Europa Today ha spulciato le tabelle e ha compilato un elenco.

Lo studio

Da un recente studio dell’ong Transparency international Eu, è emerso che nella legislatura appena terminata, sette eurodeputati su dieci hanno dichiarato qualche tipo di attività collaterali extra-parlamentari, e più di uno su quattro ha ricevuto denaro da questi “side hustle“. In totale, stiamo parlando di 1.751 occupazioni laterali (saltuarie o regolari che siano) che valgono nel complesso oltre 8,7 milioni di euro l’anno: in media sarebbero circa 47mila euro a testa all’anno, oltre alla paga da deputato, anche se è solo una statistica e non tutti i deputati hanno un doppio lavoro.

Come vi abbiamo raccontato qualche giorno fa, un eurodeputato guadagna in media circa 120mila euro annualmente solo con lo stipendio base, cui vanno poi aggiunti una serie di rimborsi che possono far lievitare ancora di più le cifre a seconda di quanti impegni istituzionali vengono assunti dai singoli parlamentari (ad esempio viaggi ufficiali, conferenze o altro). 

Attività extra-parlamentari e conflitti d’interesse

Ma, appunto, le attività istituzionali non sono le uniche svolte dai deputati, i quali portano avanti accanto alla rappresentanza dei cittadini anche una variegata serie di lavori collaterali. Finché non si tratta di conflitto di interessi, queste attività sono legali e accettate dal Parlamento europeo: si va dalle consulenze alla partecipazione nei Cda aziendali, con una grande varietà di ruoli svolti dai membri dell’Aula nei vari Stati membri. 

Dopo lo scandalo del Qatargate, Strasburgo ha approvato nuove regole per cercare di limitare le influenze esterne che possono limitare l’autonomia dei parlamentari. Eppure, le nuove norme sembrano meno stringenti di quelle precedenti: se prima i deputati erano tecnicamente obbligati a dichiarare qualunque guadagno extra, ora devono farlo solo per quelli che fruttano loro una somma superiore ai 5mila euro all’anno. 

Del resto, è vero che non è sempre semplice stabilire il confine del conflitto di interessi, anche se, come suggerisce Transparency international, ci sono alcuni casi piuttosto evidenti che mettono in discussione l’indipendenza degli eurodeputati eppure non sono sanzionati dal Parlamento. Così, c’è chi siede nel Cda di un’impresa formalmente registrata come lobby in Ue, o chi esegue attività legislativa inerente al settore nel quale lavora anche all’interno di un’azienda. E l’ong sottolinea il cortocircuito normativo per cui ai deputati incorre l’obbligo di dichiarare esplicitamente solo quelle partecipazioni azionarie o economiche che possono influenzare i processi legislativi, ma è rimessa alla discrezione degli stessi parlamentari la valutazione delle eventuali ricadute delle proprie partecipazioni.

I Paperoni dell’Aula

Ad ogni modo, dicevamo che i parlamentari in questione percepiscono “in media” un compenso complessivo di 47mila euro l’anno oltre al loro stipendio: questa cifra si ottiene infatti dividendo il volume totale degli incassi extra per il numero di deputati che dichiarano di ricevere soldi oltre alla loro paga, ma come tutte le medie è un calcolo matematico astratto e non rispecchia necessariamente la realtà. Nella realtà, infatti, c’è chi guadagna molto di più e chi racimola molto di meno, e anche chi ottiene più soldi dai lavori laterali che non dallo stipendio da eurodeputato. 

Ad esempio, la classifica dei “Paperoni” dell’Aula incorona al primo posto il deputato lituano Viktor Uspaskich, appartenente al gruppo dei non iscritti, che grazie alla partecipazione in un’azienda chiamata Edvervita incassa circa tre milioni l’anno. Quest’azienda, che lavora nel settore immobiliare, è anche proprietaria di un’impresa di acqua minerale, che secondo Uspaskich proteggerebbe dal contagio del Covid-19. Anche al secondo e terzo posto della classifica generale troviamo due non iscritti: il francese Jérôme Rivière, che dichiara oltre 220mila euro all’anno da ben nove attività, e l’ungherese László Trócsányi, che dice di guadagnare quasi 172mila euro ogni dodici mesi da quattro lavori collaterali. 

È interessante notare come la stragrande maggioranza (16 su 20) dei deputati che guadagnano di più dai loro “side job” provenga dalle fila dei partiti di destra: dai Popolari del Ppe fino ai sovranisti di Id, passando dai Conservatori di Ecr e dai non iscritti di destra. Secondo Transparency international, questi deputati hanno quasi tutti votato contro un emendamento che avrebbe impedito loro di essere ingaggiati (a pagamento) da entità registrate come lobby nel Registro della trasparenza dell’Ue (cioè appunto l’elenco dei lobbisti a Bruxelles). Pochissimi o quasi nessuno sono invece di deputati di Versi e sinistra radicale che hanno anche un secondo lavoro.

La classifica italiana

E gli italiani? Nei dieci europarlamentari che guadagnano di più tra tutti i 705 membri uscenti dell’Aula troviamo solo un deputato del Belpaese, il leghista Angelo Ciocca, che ha dichiarato oltre 111mila euro annui nella legislatura uscente derivanti da ben otto attività laterali. Secondo i dati raccolti dallo studio, dei 76 eurodeputati italiani la grande maggioranza (58) non dichiara compensi laterali oltre al proprio stipendio. Dei rimanenti, quattro dichiarano fino a 5000 euro l’anno, due tra i 5 e i 10mila, sette tra i 10 e i 50mila e cinque oltre 50mila euro annui. Di questi 18 deputati (nove donne e nove uomini), otto provengono dalla Lega, cinque dal Pd, due da Forza Italia, uno da Fratelli d’Italia e due sono affiliati ai non iscritti.

Grazie a questi numeri, possiamo stilare una classifica tutta tricolore. Al secondo posto dopo Ciocca troviamo un’altra leghista, Paola Ghidoni, che con quattro attività extra-parlamentari dichiara oltre 95mila euro l’anno. Medaglia di bronzo per l’azzurra Laura Comi (87mila euro derivanti dalla partecipazione in una multinazionale italiana), mentre sotto il podio si piazzano Paolo De Castro del Pd (75mila euro da cinque attività, tra cui una fondazione e quattro comitati scientifici) e altri quattro leghisti: Rosanna Conte (65mila euro dall’attività di avvocato in diritto bancario e societario), Matteo Adinolfi (poco meno di 40mila euro da commercialista), Gianantonio Da Re (38mila euro dall’attività artigianale) e Annalisa Tardino (oltre 35mila euro dal suo studio legale civile e tributario). Chiudono la top 10 italiana il meloniano Denis Nesci (quasi 32mila euro da dirigente sindacale) e il forzista Matteo Gazzini (24mila da cococo).

Fonte: Today

Lascia un commento

Your email address will not be published.