“In merito alle recenti dichiarazioni sull’ipotesi di realizzare centrali nucleari – tradizionali o ‘mini’ – sul territorio umbro, intendiamo ribadire che, pur non avendo nulla contro la ricerca sulla fusione nucleare, riteniamo che allo stato attuale non sia prioritario investire ingenti risorse in questa tecnologia. Gli stessi scienziati individuano il 2050 come possibile orizzonte temporale per l’energia da fusione e, nel frattempo, abbiamo urgente bisogno di ridurre le emissioni e puntare su fonti rinnovabili. Sarebbe assai più lungimirante destinare subito quei fondi a potenziare e migliorare le tecnologie per il fotovoltaico, l’eolico e l’idroelettrico, garantendo così un investimento reale sul futuro energetico e occupazionale dell’Umbria.”
Spiegano gli esponenti di AVS e co-portavoce di Europa Verde Umbria Gianfranco Mascia e Eva Hausegger, che proseguono:
“Il sindaco Bandecchi, che dice di aver scritto al ministro Pichetto Fratin rendendo disponibile la cittá ad ospitare il cosiddetto “mini-nucleare” deve spiegare in modo trasparente alle cittadine e ai cittadini ternani:
1. Dove intende collocare queste presunte centrali nucleari.
2. Come prevede di gestire le scorie radioattive che inevitabilmente verrebbero prodotte.
3. Da quali fonti arriverebbero i finanziamenti.
4. Quanto tempo servirebbe per realizzare il primo impianto.
5. Quale sarebbe il costo effettivo dell’energia prodotta.
Sono tutte domande a cui, al momento, non è stata fornita alcuna risposta.
Noi ribadiamo che definire “mini” un impianto in grado di raggiungere anche 300 MW di potenza – paragonabile a quella della ex centrale di Trino Vercellese, dismessa a seguito della decisione referendaria degli italiani contro il nucleare – è quanto meno fuorviante. Per queste strutture, i costi partono da oltre un miliardo di euro ma, come dimostra il caso di Olkiluoto in Finlandia, è facilissimo superare di gran lunga le stime iniziali (da 3 a 8,5 miliardi di euro, con un ritardo di 15 anni sui tempi previsti).
Tra l’altro, non corrisponde al vero che l’energia nucleare avrebbe costi vantaggiosi. Secondo i dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, nel 2023 il prezzo dell’energia da nucleare era di circa 170 euro per MWh, una cifra che ricadrebbe sulle bollette dei cittadini, peggiorando ulteriormente la situazione economica di famiglie e imprese.”
“Resta per noi evidente che l’unica strategia efficace e sostenibile sia incentivare le energie rinnovabili e promuovere politiche energetiche virtuose. Europa Verde Umbria è pronta a intraprendere tutte le azioni necessarie per evitare investimenti folli in tecnologie non risolutive, arrivando anche a proporre un referendum nel Comune di Terni per fermare qualsiasi progetto nucleare avventato.
Ricordiamo infine che lo stesso sindaco Bandecchi ha già fatto lievitare del 24% i costi di Giunta e Consiglio Comunale; non vorremmo che ora si aggiungesse un ulteriore e ingiustificato spreco di denaro pubblico per un nucleare che, di fatto, non ci garantisce alcuna risposta concreta né nel breve né nel medio periodo.” Concludono Mascia e Hausegger