La proposta è sul tavolo a Bruxelles e potrebbe rientrare nel prossimo pacchetto di sanzioni, che però rischia di essere bloccato dall’Ungheria. Per questo la Commissione sta studiando soluzioni differenti
L’Unione europea sta valutando un’ulteriore stretta contro gli idrocarburi russi, prendendo in considerazione il divieto delle importazioni di gas naturale liquefatto. Bruxelles sta esaminando la possibilità di eliminare gradualmente il Gnl proveniente da Mosca per colpire le finanze del Paese guidato da Vladimir Putin, con l’obiettivo di indurlo a fermare l’invasione dell’Ucraina.
L’iniziativa potrebbe essere inclusa nel sedicesimo pacchetto di sanzioni del blocco, che prevede anche restrizioni su decine di altre navi appartenenti alla “flotta ombra” di petroliere russe e ulteriori controlli sulle esportazioni di beni destinati a scopi militari.
Le esportazioni russe di Gnl sono aumentate del 3 per cento nel 2024, superando i 32 milioni di tonnellate. Di queste, circa la metà è stata destinata all’Europa, secondo i dati del London Stock Exchange Group (Lseg). L’Europa ha assorbito circa 16 milioni di tonnellate di questo gas, equivalenti al 50 per cento delle esportazioni totali di Mosca, mentre oltre sette milioni di tonnellate sono state importate dalla Cina.
Pressing di 10 Paesi
A spingere per un divieto totale delle importazioni di gas russo è soprattutto un gruppo di dieci Paesi: Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Svezia. “Come obiettivo finale, è necessario vietare l’importazione di gas e Gnl russi il prima possibile”, hanno dichiarato i dieci in un documento congiunto.
Con la strategia RePowerEU, adottata dal blocco nel 2022, la Commissione aveva già fissato l’obiettivo di porre fine all’uso di combustibili fossili russi entro il 2027. Tuttavia, finora il settore del gas della Federazione non è stato sanzionato e, anzi, le importazioni di Gnl russo nell’Ue hanno raggiunto livelli record nel 2024.
Secondo quanto riportato da Bloomberg, funzionari e diplomatici a conoscenza dei colloqui hanno rivelato che l’Ue deve ancora decidere se affidarsi alle sanzioni per rendere un eventuale blocco legalmente vincolante, se optare per regolamenti come parte di una road map o se adottare un mix di entrambe le soluzioni. Sebbene le sanzioni offrano un argomento forte per rescindere i contratti con i fornitori russi, esse sono limitate nel tempo e richiedono l’approvazione unanime degli Stati membri.
Cos’è il GnlIl Gnl, o gas naturale liquefatto, è gas naturale che viene raffreddato a circa -162 °C per trasformarlo in liquido. Questo processo riduce il suo volume, rendendolo più facile da trasportare e stoccare, soprattutto in luoghi non raggiunti da gasdotti. Una volta arrivato a destinazione, viene riportato allo stato gassoso per essere usato come fonte di energia. È considerato una soluzione più pulita rispetto ad altri combustibili fossili, ma richiede infrastrutture speciali e costose.
Questo potrebbe consentire a Paesi come Ungheria e Slovacchia, ancora fortemente dipendenti dagli idrocarburi russi, di bloccare il provvedimento. Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, si è già opposto in passato alle sanzioni energetiche russe, mentre il suo omologo slovacco, Robert Fico, sta conducendo una campagna per la riapertura dei gasdotti attraverso l’Ucraina, la cui chiusura ha duramente colpito il Paese.
Il nuovo piano
La strategia comunitaria RePowerEU mira a eliminare gradualmente i combustibili fossili russi, diversificare l’approvvigionamento energetico e potenziare le fonti rinnovabili. La Commissione europea, tuttavia, vuole andare oltre e dovrebbe presentare il mese prossimo un piano dettagliato per svincolarsi dall’energia di Mosca.
Un compito tutt’altro che semplice: il valore delle importazioni di petrolio, gas e carbone dalla Russia ha superato i 200 miliardi di euro dall’inizio della guerra, ha dichiarato il gruppo dei dieci Paesi nel documento condiviso con gli altri Stati membri.