Nuove problematiche per il complesso extralusso progettato da Jared Kushner a Belgrado

12.06.2025 20:56
Nuove problematiche per il complesso extralusso progettato da Jared Kushner a Belgrado

Sin dal suo annuncio, il progetto di un complesso di lusso promosso da Jared Kushner a Belgrado ha sollevato numerosi interrogativi e controversie. Negli ultimi tempi, infatti, azioni legali sono state intraprese contro questa iniziativa, mentre il governo serbo, guidato da un’amministrazione nazionalista, è stato accusato di aggirare normative legali per compiacere la famiglia Trump, riporta Attuale.

Il complesso in questione è il Generalštab, un edificio che fu la sede dello Stato maggiore generale durante il periodo pre-jugoslavo e successivamente serbo. Questo monumento è ritenuto un esempio significativo di architettura modernista; tuttavia, il suo valore storico è ancor più accentuato dal fatto che è rimasto in rovina a seguito dei bombardamenti della NATO nel 1999. Sebbene fosse praticamente inutilizzato all’epoca dell’attacco, il Generalštab è diventato un memoriale di un periodo doloroso della storia serba, utilizzato dal governo per consolidare una narrazione nazionalista che presenta il paese come vittima di aggressioni straniere, trascurando allo stesso tempo il contesto di violenze perpetrate in Kosovo.

Il progetto controverso prevede che l’azienda di Kushner, Affinity Partners, costruisca un hotel di lusso con 175 camere e un complesso residenziale contenente oltre 1.500 appartamenti al posto del Generalštab. È prevista anche la creazione di un museo per onorare la storia del sito.

Nel maggio dello scorso anno, Kushner aveva raggiunto un accordo con il governo serbo, stipulando un contratto di affitto gratuito del complesso per un periodo di 99 anni. In cambio, la Serbia avrebbe ricevuto il 22% delle entrate. Tuttavia, il vincolo sulla struttura impedisce la sua demolizione, rendendo impossibile la realizzazione di una nuova Trump Tower, come inizialmente suggerito da Kushner.

Il governo di Aleksandar Vučić sembrava disposto a tutto pur di compiacere gli Stati Uniti e, di riflesso, Donald Trump, anche di fronte all’opposizione di una parte significativa della popolazione e organi di controllo. Nel novembre scorso, le tutele sul Generalštab sono state rimosse, poco dopo l’elezione di Trump.

Tuttavia, la rimozione dal registro dei siti protetti necessitava dell’approvazione dell’istituto di tutela culturale serbo, il Zavod za zaštitu spomenika kulture, le cui autorità hanno espresso opinioni contrarie a tale modifica. In risposta, Sinisa Mali, il potente ministro delle Finanze, noto per la sua vicinanza a Richard Grenell, un collaboratore di Trump, è intervenuto per esercitare pressione sulla direttrice dell’istituto, intaccando la sua indipendenza e portandola a dimettersi.

A giugno 2024, Mali ha convocato la nuova direttrice del Zavod, Dubravka Đukanović, intimandole di accettare la richiesta di rimozione del Generalštab o di dimettersi. Quando Đukanović ha scelto di dimettersi, il ministero della Cultura ha nominato Goran Vasić come nuovo direttore, il quale ha rapidamente accolto la controversa richiesta, nonostante le opposizioni interne. In seguito, il personale dell’istituto ha tentato di lanciare una protesta formale, ritenendo che non fossero state rispettate le procedure legali.

Il 2025 ha visto l’incarico di Vasić incominciare a vacillare a seguito di accuse di abuso di potere e falsificazione di documenti. Le indagini continuano, lasciando incertezze sulla prosecuzione del progetto, mentre il governo di Vučić minimizza le accuse, definendole come semplici problemi amministrativi. Tuttavia, il clima politico è teso, con vasti movimenti di protesta contro l’amministrazione serba, che si intensificano in risposta alla controversia del Generalštab.

In conclusione, il progetto di trasformazione del Generalštab riflette non solo l’interesse economico della famiglia Trump nei Balcani, ma anche le complesse dinamiche politiche e culturali che animano la Serbia contemporanea. La questione non è solo una lotta per un edificio, ma un incontro di storie, memorie e identità collettive in un contesto di persistente frattura tra passato e presente.

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