Operazione di salvataggio di opere d’arte nel centro di Gaza: la lotta sotto attacco israeliano

19.09.2025 18:25
Operazione di salvataggio di opere d'arte nel centro di Gaza: la lotta sotto attacco israeliano

La distruzione del patrimonio culturale a Gaza: una dura realtà nell’emergenza umanitaria

Mercoledì scorso, Kevin Charbel, un operatore dell’organizzazione umanitaria Première Urgence Internationale, ha richiesto per nove ore all’esercito israeliano di rinviare la demolizione di un palazzo di 13 piani nella città di Gaza. Israele, che aveva iniziato a occupare militarmente l’area pochi giorni prima, sosteneva che l’edificio ospitasse una base dell’intelligence di Hamas da distruggere, un’affermazione spesso priva di prove. All’interno, tuttavia, si trovava il più importante magazzino di reperti e opere d’arte raccolti in oltre 25 anni di scavi archeologici nella Striscia di Gaza, riporta Attuale.

Charbel, insieme a operatori e volontari, ha raggiunto un accordo con il Patriarcato latino di Gerusalemme per trasferire migliaia di opere in un luogo sicuro, lavorando in condizioni di estrema precarietà sotto la minaccia costante di attacchi e bombardamenti israeliani, che continuano a colpire Gaza da quasi due anni. A inizio settembre, l’esercito aveva ordinato a tutti gli abitanti di evacuare verso sud, in un contesto in cui i residenti sono stati costretti a spostarsi decine di volte, senza sapere dove rifugiarsi in un territorio che è, in gran parte, occupato dai militari israeliani.

In sei ore, operatori e volontari sono riusciti a imballare reperti storici che spaziano da brocche di ceramica risalenti a quasi 2000 anni fa a mosaici, monete e resti umani e animali, caricandoli su camion faticosamente reperiti. Domenica, l’esercito ha distrutto il palazzo, annientando anche le opere rimaste, mentre Fadel al Otol, uno dei principali archeologi della Striscia, ha stimato che circa il 70% del contenuto del magazzino sia stato portato via.

Il luogo di custodimento delle opere, attualmente sconosciuto, potrebbe necessitare di un ulteriore trasferimento. Dal ottobre 2023, Israele ha già distrutto o danneggiato la maggior parte degli edifici a Gaza, inclusi 110 siti culturali secondo l’UNESCO, con ripercussioni sulla storia e la cultura globale. Nonostante le enormi difficoltà legate all’operare in una zona di guerra, decine di persone si sono mobilitate per salvare quanto più patrimonio possibile, riconoscendo la loro importanza per l’identità palestinese.

Charbel, riferendosi alla decisione di utilizzare poche risorse disponibili, ha affermato: «Abbiamo deciso di farlo perché queste cose hanno molto valore» e che altrimenti sarebbero state distrutte per sempre. Israele mantiene un controllo rigoroso sui confini della Striscia, ostacolando o bloccando l’ingresso di beni essenziali.

La città di Gaza è abitata da oltre 5mila anni e ha storicamente rappresentato un importante porto per il commercio tra Egitto, Siria e Mesopotamia. La sua storia complessa, minacciata dall’instabilità politica e militare attuale, ha contribuito a formare un patrimonio artistico eterogeneo, tutelato da organizzazioni culturali e umanitarie come Première Urgence Internationale, attiva nella regione da più di vent’anni.

Durante il conflitto, la Première Urgence ha attuato il programma Intiqal, finanziato dal British Council, mirato alla formazione di giovani palestinesi come guide turistiche o nel settore degli scavi archeologici. Anche prima della guerra, la salvaguardia del patrimonio culturale era complicata, con decisioni di Hamas di costruire abitazioni o campi militari su siti archeologici significativi.

Privati cittadini, come l’imprenditore Jawdat Khoudary, hanno anch’essi giocato un ruolo nella conservazione delle opere. Attualmente, molte di esse sono custodite al Museo d’Arte e Storia di Ginevra e in mostra all’Institut du monde arabe di Parigi, mentre altri reperti sono andati perduti a causa dei bombardamenti. La continua distruzione rischia di cancellare secoli di storia e cultura, alimentando le preoccupazioni per la salvaguardia del patrimonio palestinese.

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