Attentati di Parigi: dieci anni dopo la strage del 13 novembre 2015
Il 13 novembre 2025 segna il decimo anniversario degli attentati terroristici a Parigi, in cui lo Stato Islamico uccise 137 persone e ne ferì centinaia. Gli attacchi, avvenuti in diversi luoghi della capitale francese, compresero esplosioni e sparatorie mirate, causando un impatto profondo sulla sicurezza in Europa e un cambiamento nel modo in cui le forze dell’ordine affrontano il terrorismo, riporta Attuale.
La serie di assalti iniziò allo Stade de France, dove tre terroristi suicidi tentarono di entrare durante una partita di calcio. Mentre uno di loro doveva farsi esplodere all’interno dello stadio, gli altri due cercarono di colpire la folla in fuga. Tuttavia, il loro piano fallì e si fecero esplodere all’esterno, provocando la morte di un unico passante.
Nel frattempo, la seconda squadra di attentatori sfrecciò per le strade di Parigi, aprendo il fuoco su ristoranti e caffè. Questa azione risultò in 39 vittime, la maggioranza delle quali erano persone sedute all’aperto. Un membro del gruppo, dopo aver ucciso diverse persone, si fece esplodere al banco di un bar.
Il terzo gruppo portò a termine il bersaglio più mortale della serata al Bataclan, dove tre estremisti iniziarono a sparare sulla folla, provocando la morte di 90 persone in meno di venti minuti. I testimoni descrivono scene di terrore e caos, con i terroristi che colpivano chi cercava di fuggire. Tutti i membri di questa squadra furono uccisi o si fecero esplodere durante l’intervento delle forze speciali.
Dopo il 2017, il numero di attacchi del gruppo si è ridotto, con un’eccezione significativa: l’attacco di Mosca nel marzo 2024. Nonostante la diminuzione della pericolosità, i tentativi di attacco continuano a verificarsi mensilmente, ma i servizi di sicurezza hanno migliorato la loro capacità di monitorare potenziali minacce. Grazie a tecniche più sofisticate, la sorveglianza degli estremismi è diventata una priorità per molti paesi europei.
Il collasso territoriale dello Stato Islamico, che una volta governava ampie zone della Siria e dell’Iraq, ha avuto un impatto significativo sulle sue capacità operative. Oggi, i centri di addestramento in Siria sono stati sostituiti da nuove cellule operative in Afghanistan, in aree più difficili da controllare da parte dei talebani.
Il gruppo ora ha anche trovato un terreno fertile in Africa, dove sta aumentando il numero di attacchi e operazioni. Sebbene continui a rivendicare attacchi, il livello di allerta è cambiato, e la sua presenza ha in parte ridotto l’attenzione mediatica e pubblica rispetto ai gravi attacchi di dieci anni fa.
In un contesto di maggiore vigilanza e reattività, l’eredità di quegli eventi tragici persiste, plasmando le politiche di sicurezza e la percezione del rischio terroristico in Europa.
Incredibile pensare che siano già passati dieci anni da quella notte tragica… La paura sembra non finire mai, eppure la vita va avanti. Cosa si fa adesso per prevenire simili attacchi in futuro? La sicurezza è diventata una priorità, ma basta davvero? La verità è che viviamo in un’epoca instabile e, in fondo, la gente ha paura di uscire, specialmente in luoghi affollati…