Tel Aviv ha lanciato quella che definisce la più vasta operazione militare in quest’area della Palestina negli ultimi vent’anni: “Lotta al terrorismo finanziato dall’Iran”. Me per l’Onu il governo di Netanyahu viola il diritto internazionale
Una vasta azione militare è stata lanciata nella notte tra martedì e mercoledì dalle forze armate israeliane (Idf) nei territori palestinesi occupati della Cisgiordania. Le incursioni dei soldati di Tel Aviv hanno preso di mira le aree di Jenin, Tulkarm e il campo profughi di al-Fara’a. Nel corso dell’operazione, che ha visto l’impiego di mezzi di terra e droni, sono stati effettuati arresti di massa e almeno 10 palestinesi (tra cui due bambini), sarebbero stati uccisi durante degli scontri a fuoco secondo la Mezzaluna rossa palestinese. L’offensiva sembra destinata a continuare nei prossimi giorni, stando alle parole del portavoce delle Idf, il tenente colonnello Nadav Shoshani, secondo cui l’operazione è nelle “prime fasi”. Ma perché Israele ha deciso di lanciare quella che il suo esercito ha definito la più vasta azione militare di questo tipo in Cisgiordania negli ultimi vent’anni?
“Operazione antiterrorismo”
L’obiettivo dichiarato delle Idf sarebbe quello di smantellare le reti terroristiche presenti nei territori palestinesi occupati. Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha affermato che l’operazione è stata organizzata per “ostacolare l’infrastruttura terroristica islamico-iraniana”, sostenendo che l’Iran sta lavorando per stabilire un “fronte orientale” contro Israele. In altre parole, la Cisgiordania farebbe parte, insieme al Libano, degli avamposti da cui Teheran starebbe intensificando le sue attività contro Tel Aviv.
Shoshani ha dichiarato in un briefing che Israele ha individuato “una strategia sistematica in Iran” di contrabbando di armi ed esplosivi in Cisgiordania. La prova, secondo i vertici della sicurezza israeliana, sarebbe stato il fallito attentato del 18 agosto in una sinagoga a sud della capitale israeliana, all’ora della preghiera. Il presunto terrorista rimasto ucciso nella deflagrazione dell’ordigno proverrebbe proprio dalla Cisgiordania, e la bomba farebbe parte delle forniture iraniane denunciate dalle Idf. “Dobbiamo affrontare la minaccia (in Cisgiordania, nedr) proprio come affrontiamo l’infrastruttura terroristica a Gaza, inclusa l’evacuazione temporanea dei residenti palestinesi e qualsiasi altra misura richiesta”, ha scritto sui social media il ministro Katz.
L’ipotesi dell’evacuazione dei palestinesi
L’ipotesi di un’evacuazione non è stata confermata dalle Idf, per il momento. L’agenzia palestinese Wafa ha scritto che le forze israeliane hanno ordinato ai cittadini del campo profughi di Nur Shams, a est di Tulkarem, di lasciare il luogo e ha imposto il coprifuoco nella zona est di Jenin, impedendo ai residenti di uscire dalle case. Nel frattempo, ha riferito sempre la Wafa, le truppe hanno avviato ampie perquisizioni nelle abitazioni e interrogatori. Aggiungendo che gli ospedali di Jenin e Tulkarem sono stati circondati e le truppe israeliane sarebbero intenzionate a fare irruzione. Tutte misure che, unite alle parole di Katz, alimentano le proteste dei palestinesi, secondo cui il vero obiettivo del governo di Benjamin Netanyahu sarebbe quello di intensificare i piani di occupazione della Cisgiordania e gli insediamenti dei coloni, svuotando intere aree con la scusa dell’operazione antiterrosismo.
“Sebbene tecnicamente sia sotto il controllo dell’Autorità nazionale palestinese a Ramallah, gran parte della Cisgiordania è sorvegliata e governata da Israele, e le forze armate israeliane hanno la possibilità di entrare in qualsiasi parte del territorio palestinese occupato”, scrive il media qatariota Al Jazeera. Lo scorso luglio, la Corte internazionale di giustizia ha affermato che l’occupazione israeliana dei territori palestinesi è illegale.
L’allarme dell’Onu
L’ultimo governo Netanyahu, che ha tra le sue fila partiti di estrema destra che fanno dei coloni israeliani il loro principale bacino elettorale, ha favorito i nuovi insediamenti in questa parte della Palestina, spesso accompagnati da atti di violenza da parte dei coloni nei confronti dei residenti. Secondo l’Onu, dall’inizio della guerra a Gaza, le operazioni militari e le violenze dei coloni hanno portato “il bilancio complessivo delle vittime in Cisgiordania a 637”.
La stessa Onu, per voce dell’Alto commissariato per i diritti umani ha condannato l’operazione di queste ore in quanto condotta “in un modo che viola il diritto internazionale e rischia di infiammare ulteriormente una situazione già esplosiva”. Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente dell’Anp Mahmoud Abbas, ha descritto i raid come “una continuazione della guerra globale contro il popolo palestinese, la nostra terra e i nostri luoghi sacri” e ha chiesto agli Stati Uniti di intervenire “per frenare questo governo estremista”. Hamas, che da tempo sta cercando di allargare il suo raggio d’azione in quest’area della Palestina, ha accusato lo Stato ebraico di perseguire “un piano più ampio per espandere la guerra di Gaza”, mentre la Jihad islamica ha annunciato la sua mobilitazione contro i soldati israeliani.