Il ministro Fitto: «È solo una fase di discussione tecnica», ma Giorgetti al Tesoro tiene il punto
Comuni e Province si augurano che la fase 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza non coincida con una nuova stagione di tagli agli enti locali che hanno ottenuto i fondi europei. La premier Giorgia Meloni, alla prima riunione della cabina di coordinamento Pnrr con le prefetture, parla della «fase più importante, quella della concreta attuazione delle riforme e della messa a terra di tutti gli investimenti strategici» perché, sostiene, «l’Italia è al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario del Pnrr». Ma gli amministratori locali tornano ad alzare la voce: «Con i tagli alla spesa corrente i servizi sono a rischio».
Il ministro con delega al Piano Raffaele Fitto conferma che ci sarà un confronto con gli enti locali e che «le misure del Mef devono ancora essere vagliate». Un’apertura su cui confida fortemente il centrodestra, però c’è da superare la resistenza del Tesoro. Il neo vicepresidente del Consiglio Anci, Alessandro Tomasi, sindaco di Fratelli d’Italia di Pistoia, che ha partecipato al tavolo con Meloni, dice che «il ministro Fitto si è espresso in modo chiaro davanti a 106 prefetture e alla presidente del Consiglio, siamo in una fase di discussione tecnica, non creiamo allarmismi, credo e spero che la bozza del Mef non venga attuata».
Si lavora a misure alternative, annuncia il leghista Alessandro Canelli, sindaco di Novara e presidente dell’Ifel, l’istituto per la finanza locale, che spiega: «L’Anci sta elaborando una proposta da presentare al governo per rimodulare il contributo chiesto ai Comuni», stoppando così la bozza di decreto sul tavolo del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che ripartisce i tagli agli enti locali. La manovra varata a dicembre dello scorso anno, infatti, aveva imposto a Comuni e Province un risparmio di 250 milioni di euro l’anno dal 2024 al 2028, pari a 1,25 miliardi complessivi. Il taglio pensato da Giorgetti è calcolato per il 50% sulla spesa corrente e per il restante 50% «in proporzione ai contributi assegnati a ciascun ente a valere sulle risorse del Pnrr».
Il leader dell’Anci Antonio Decaro, sindaco uscente di Bari e candidato del Pd alle europee, evidenzia che «il danno è doppio. La cosa che ci inquieta è il fatto che il taglio sarà applicato con dei coefficienti che tolgono di più a chi ha avuto maggiori risorse dal Pnrr. Questo è un controsenso, perché con i fondi europei saranno realizzate opere pubbliche che necessitano di maggiori servizi e risorse».
La protesta dei sindaci è trasversale, soprattutto gli amministratori locali della Lega sono in prima fila per chiedere un ripensamento a Giorgetti, che peraltro è anche vicesegretario del Carroccio, ma che sembra voler tenere il punto sulla spending review. Il più esposto è il primo cittadino di Treviso Mario Conte, che ribadisce la sua preoccupazione: «La bozza del decreto rischia di penalizzare i Comuni virtuosi. E tra questi, ci sono tutti quelli veneti che hanno avviato il 100% dei cantieri e in questi mesi si sono dimostrati puntuali nei confronti della programmazione Pnrr». Secondo Conte, «non si può far passare il concetto che a chi più ha preso più verrà tolto, tagliare la spesa corrente ai Comuni veneti significa far saltare i servizi essenziali, non vogliamo e non possiamo accettarlo». Anche il leader Matteo Salvini si smarca e auspica «una soluzione». Alessandro Cattaneo, responsabile dei Dipartimenti di Forza Italia, invita a guardare alla modalità dei tagli più che all’entità: «Quando si chiedono dei sacrifici occorre farlo non con tagli lineari, ma cercando di dare risorse agli enti locali che si sono dimostrati virtuosi e hanno saputo spendere bene i soldi e, al contrario, non dare i fondi a quei Comuni che hanno manifestato inefficienza», sottolinea.
Il ministro Fitto definisce la polemica sui tagli «surreale» e ricorda che la legge di bilancio dello scorso anno esclude dai risparmi gli interventi di politica sociale, dagli asili alle famiglie fino alla disabilità. Il punto, tuttavia, riguarda la spesa corrente che aumenta anche per le opere del Pnrr, e che l’esecutivo vorrebbe frenare. Fitto si rivolge alla segretaria del Pd Elly Schlein e agli esponenti dell’opposizione: «Si scuseranno e diranno che hanno sbagliato? Il governo ha salvaguardato 2.600 interventi sugli asili».