Inchiesta su corruzione nella politica di Prato: il caso di Ilaria Bugetti
All’alba di oggi, le forze dell’ordine hanno dato avvio a perquisizioni e sequestri presso il municipio di Prato, segnando un nuovo capitolo in un’inchiesta che coinvolge la criminalità cinese e l’imprenditoria locale. Al centro dell’attenzione si trova la sindaca del partito Democratico, Ilaria Bugetti, di 51 anni, accusata di corruzione insieme all’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, di 66 anni. Entrambi stanno affrontando pesanti richieste di misure cautelari da parte della Dda di Firenze: per l’imprenditore, si prospetta la reclusione, mentre per la sindaca si prevede l’assegnazione ai domiciliari. Bugetti, eletta un anno fa dopo aver servito per due mandati in consiglio regionale a Firenze, continua a rivendicare la correttezza del proprio operato, dichiarando di portare avanti il suo impegno politico con dedizione al bene comune, riporta Attuale.
Le indagini, sviluppate in 113 pagine di documentazione, evidenziano un rapporto patologico tra i due, descrivendo la sindaca come un “attrezzo” dell’imprenditore, come riportato nelle intercettazioni telefoniche di un’inchiesta precedente per corruzione, in cui Matteini Bresci afferma: “Lei è un attrezzo mio da una vita, una creatura mia”.
La carriera politica di Bugetti ebbe inizio a Cantagallo, dove è localizzata l’attività di Matteini. Tra il 2016 e il 2024, la sindaca ha lavorato part-time per la Broker Techno srl, una società del gruppo Bresci, senza dichiarare ufficialmente i suoi guadagni agli uffici regionali, un fatto emerso dalle indagini condotte dal Ros.
In aggiunta ai finanziamenti ottenuti durante le sue campagne elettorali, Matteini Bresci, figura di spicco in una loggia massonica, sarebbe riuscito a mobilitare circa 4mila voti, fondamentali per la sua elezione nel 2020, e gli stessi ambienti massonici avrebbero continuato a sostenerla per le consultazioni del 2024.
Secondo gli atti investigativi, la disponibilità di Bugetti agli interessi di Matteini avrebbe caratterizzato il suo operato, persino durante il suo precedente mandato come consigliera regionale. In tale veste, si sarebbe attivata per l’adozione di decreti regionali favorevoli alle attività della Colle, come la modifica del volume d’acqua prelevabile per la produzione di energia idroelettrica, a vantaggio della Hydro Green Energy srl, controllata dall’imprenditore. Inoltre, ha svolto un ruolo di garanzia in un accordo che ha visto la cessione delle quote della Gida spa, alla multiutility Alia, per abbattere i costi di depurazione industriale.
Nell’ambito di ulteriori manovre per favorire l’industria di Matteini, Bugetti avrebbe promosso la costruzione di un sistema di “fognatura separata” per ridurre i costi operativi delle aziende, ricavando risorse per il progetto dai consorziati, inclusi gli imprenditori locali. Per questa iniziativa, si sarebbe adoperata per discutere una riduzione del canone di affitto annuale di 22mila euro previsto per un’area destinata allo stoccaggio di materiali, reputato troppo oneroso.
Questa situazione in evoluzione evidenzia le crepe all’interno della politica locale a Prato e solleva interrogativi su come i legami tra affari e politica possano compromettere la trasparenza e l’integrità delle istituzioni pubbliche. È lecito wonder che le future indagini porteranno a ulteriori rivelazioni su questo caso e sul ruolo di altre figure nel contesto politico e imprenditoriale. In un clima di crescente disaffezione verso la classe politica, la speranza è che la giustizia faccia il suo corso, affinché episodi di corruzione come questo non minino ulteriormente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.