Resta il vuoto normativo: ora il Parlamento è chiamato a intervenire. Il testo in Senato a luglio.

12.06.2025 09:29
Resta il vuoto normativo: ora il Parlamento è chiamato a intervenire. Il testo in Senato a luglio.

Il dibattito sull’eutanasia in Italia: il caso di Daniele Pieroni e l’urgenza legislativa

Il 17 maggio, Daniele Pieroni, un uomo di 63 anni affetto da Parkinson in fase avanzata, ha scelto di porre fine alla sua vita premendo un pulsante che ha attivato la procedura di morte assistita, supervisionata dai medici ai sensi della legge regionale della Toscana, riporta Attuale. Questa decisione ha catalizzato l’attenzione sul tema del fine vita, dato che solo due mesi dopo, il 17 luglio, il Senato avvierà la discussione su una legge che potrebbe regolare questo delicato ambito, rispondendo così a una sollecitazione della Corte Costituzionale, attesa dopo la pausa estiva per una sentenza che potrebbe rendere la legge toscana un modello da seguire in tutto il Paese.

In seguito alla morte di Pieroni, il Parlamento si trova ora davanti a una crescente necessità di intervento legislativo. La legge regionale toscana è stata elaborata in linea con le indicazioni della Corte Costituzionale, che ha da tempo invitato a colmare il vuoto normativo presente in materia di autodeterminazione sul fine vita. Tuttavia, all’interno del centrodestra, permangono divisioni significative tra le forze più conservatrici, come Fratelli d’Italia e Lega, e quelle liberal-democratiche rappresentate da Forza Italia. Ad esempio, il governatore del Veneto, Luca Zaia, aveva in passato sostenuto una proposta di legge che è stata poi bocciata dal suo stesso schieramento, ma ora chiede nuove legislazioni come un “passo di civiltà”. È previsto che già nei prossimi giorni venga presentata una prima bozza di legge in seno al Comitato ristretto del Senato, con un testo che potrebbe essere considerato “all’80% definito”, secondo quanto affermato dal senatore Ignazio Zullo di FdI.

Le linee guida della Consulta, adottate dalla regione Toscana, comprendono requisiti fondamentali: la presenza di una malattia irreversibile, sofferenze fisiche e psicologiche insopportabili, e la capacità del paziente di effettuare scelte consapevoli. La maggioranza intende aggiungere a questi criteri l’obbligo dell’utilizzo delle cure palliative. Questo aspetto potrebbe generare dibattiti accesi. Zullo, in risposta a domande dirette, chiarisce che non si intende obbligare i pazienti già in terapia palliativa a ulteriori trattamenti, bensì considerarlo un criterio per l’accesso alla normativa sul fine vita. Inoltre, si propone anche la creazione di un comitato etico che valuterebbe le richieste di accesso a tali procedure.

Tuttavia, il punto più controverso emerso riguarda l’opposizione all’idea che siano i professionisti della salute pubblica a gestire le pratiche di fine vita, secondo il centrodestra, poiché il loro compito principale sarebbe quello di preservare la vita. Questa posizione si contrastano nettamente con l’opinione del centrosinistra, che sostiene invece che la Corte Costituzionale affidi la gestione delle scelte di fine vita ai medici del sistema sanitario nazionale. C’è inquietudine che le istituzioni pro-vita possano ostacolare le scelte libere di pazienti in condizioni terminali, imponendo trattamenti palliativi non desiderati.

Con l’avvicinarsi dell’esame legislativo, è chiaro che l’Italia si trova di fronte a una cruciale opportunità per affrontare in modo serio e significativo il tema del suicidio medicalmente assistito, in un contesto in cui i diritti individuali e l’etica medica devono essere bilanciati attentamente. Sarà interessante osservare come il dibattito evolverà e quale forma prenderà la futura legislazione in questo ambito così delicato.

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