La riforma della giustizia: tra sfide e opportunità
Il dibattito attuale sulla giustizia si infiamma con le dichiarazioni del pubblico ministero Carlo Nordio, il quale, pur avendo mostrato contrarietà alla separazione delle carriere nel 1994, ora solleva interrogativi sul proprio pentimento nel 1995. Questa situazione segna un’importante tappa, considerando che sono trascorsi trent’anni da quando Berlusconi portò alla ribalta questa tematica. Da qui scaturisce la soddisfazione espressa dal centrodestra, in particolare da Forza Italia, per un cammino lungo e travagliato che sembra finalmente giungere al termine, mentre la magistratura associata sembra prepararsi a subire una storica sconfitta, riporta Attuale.
L’istituzione di due distinti consigli superiori di giustizia non ha solo l’obiettivo di separare le funzioni dei magistrati, già parzialmente realizzato con la legge Cartabia, ma mira a correre in aiuto della trasparenza nelle promozioni e nel giudizio disciplinare. L’assegnazione casuale dei membri di questi consigli ha lo scopo di smantellare e indebolire le correnti, un tema caldo all’interno della magistratura. Questo processo è ulteriormente complicato dalle trattative riguardanti i procuratori di diverse città, dove scambi di ruoli avvengono per favorire le correnti più forti, penalizzando quei magistrati meno legati a tali dinamiche.
Un episodio emblematico è rappresentato dalle parole di Luca Palamara, ex dominus della magistratura associata, il quale affermò: “Il sorteggio ci ammazzerebbe”. Questo commento evidenzia quanto l’adozione del sorteggio sia una misura necessaria. Un’altra riforma cruciale è l’implementazione di un’Alta corte disciplinare, composta da membri laici e una maggioranza di magistrati sorteggiati, non legati ai due consigli superiori. Ciò consentirebbe di evitare pressioni indebite, come nel caso di presidenti di tribunale che potrebbero esitare a contraddire un pubblico ministero collegato al Consiglio giudiziario.
Contrariamente a quanto si sostiene, la riforma non riduce l’autorità del pubblico ministero, anzi, tale figura potrebbe risultare maggiormente consolidata grazie a un consiglio superiore indipendente. Tuttavia, si può contestare che il progetto legislativo sembri tralasciare un aspetto fondamentale: l’avanzamento per merito. Attualmente, un impressionante 99.2% dei magistrati riceve valutazioni positive dai propri colleghi. Questo solleva interrogativi, specialmente considerando casi passati, come quelli dei magistrati che perseguirono Enzo Tortora, tutti elevati agli apici della carriera, con uno di essi che arrivò a far parte del Csm. Se si introducesse una misura che scorciasse l’avanzamento di carriera in funzione, ad esempio, del venti percento di rinvii a giudizio o sentenze riformate, si tratterebbe di una scelta sensata e civile.
Questa riforma della giustizia, dunque, si presenta come un’opportunità per ristrutturare l’assetto giudiziario italiano, ma richiede cura e attenzione per garantire che l’obiettivo finale sia un sistema equo e trasparente. Le sfide sono molteplici, e il dibattito è destinato a proseguire mentre il paese cerca di trovare un equilibrio tra legalità e giustizia.