Un aumento allarmante di episodi di antisemitismo in Italia, 733 segnalazioni in due anni
Aumentano gli episodi di antisemitismo in Italia, con 733 segnalazioni registrate negli ultimi due anni, secondo quanto riferito dal Viminale. Il clima è definito “preoccupante” poiché a essere messa in discussione è “l’identità ebraica stessa”. Questo grido d’allarme arriva dal convegno organizzato dall’Unione delle comunità ebraiche italiane, tenutosi presso la sede del Cnel a Roma, ma le polemiche sono state innescate dalle affermazioni della ministra della Famiglia Eugenia Roccella riguardo alle “gite” ad Auschwitz, che ha definito “incoraggiate” con l’intento di affermare che “l’antisemitismo era una questione fascista e basta”, riporta Attuale.
Le opposizioni hanno prontamente criticato Roccella, inclusa la senatrice a vita Liliana Segre, che ha sottolineato come “la verità storica fa male solo a chi ha scheletri negli armadi”. Roccella, tuttavia, ha mantenuto la sua posizione, accusando la sinistra di ipocrisia e di non affrontare l’antisemitismo contemporaneo. Si è dichiarata anche disponibile a testimoniare in audizione nella commissione Segre. A sostenerla è intervenuto l’ex capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, il quale ha condiviso la riflessione della ministra sull’inutilità dei Viaggi della memoria se questi si limitano a rievocare solo la persecuzione nazifascista.
Roccella ha affermato che “l’antisemitismo ha trovato una scusa per riemergere ed essere rilegittimato” nella recente fase del conflitto israelo-palestinese. «È sconvolgente», ha continuato, «il linguaggio usato per descrivere il genocidio, ripetendolo a chi ha un’esperienza storica ben documentata». Ha sollevato interrogativi sul valore educativo delle gite scolastiche ad Auschwitz, sostenendo che tali iniziative avrebbero potuto servire a soddisfare l’agenda di chi vuole ridurre il tema a un semplice riferimento al fascismo, mentre i problemi moderni legati all’antisemitismo rimarrebbero irrisolti.
Le critiche verso Roccella sono state amplificate dai commenti della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha chiesto alla premier Giorgia Meloni di prendere nettamente posizione contro le “inqualificabili” dichiarazioni della ministra. Il senatore dem Stefano Verducci, vice presidente della Commissione straordinaria contro razzismo e antisemitismo, ha definito “deliranti” le affermazioni della ministra, mentre il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, ha parlato di un “insulto alla memoria e alla verità storica della Shoah”, rimarcando come oggi siano il governo di Netanyahu a praticare la pulizia etnica.
La critica è continuata con il segretario di +Europa, Riccardo Magi, che ha descritto le affermazioni di Roccella come una lettura strumentale e provinciale dell’Olocausto. Anche la senatrice Liliana Segre si è espressa in modo duro, dichiarando di non riuscire a comprendere come “una ministra della Repubblica possa dire cose simili”. Ancora più incisivo è stato il commento di Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che ha ribadito il suo sostegno a Segre, affermando che sta dalla sua parte sia contro Albanese sia in reazione a Roccella.
Intanto, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo al convegno, ha confermato la crescita di una “distorsione del dibattito pubblico” che ha alimentato una “deriva pericolosa”, esponendo gli ebrei, in Italia e in Europa, a pregiudizi e rancori. Piantedosi ha fatto una distinzione tra critica legittima alla politica e la “delegittimazione dello Stato di Israele”, che rappresenta una forma subdola di antisemitismo. Infine, Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, ha lanciato un forte allarme, invitando l’Italia a svegliarsi di fronte all’evidente finanziamento del terrorismo e del paraterrorismo.
Incredibile che nel 2023 dobbiamo ancora parlare di antisemitismo, come se non avessimo imparato nulla dal passato. La nostra storia ci deve insegnare a combattere tutte le forme di odio, non a giustificare il silenzio o le strumentalizzazioni. Che paese stiamo diventando?